I borlenghi sono un piatto molto conosciuto in Emilia Romagna, specialmente nelle zone dell’Appennino Modenese e Bolognese. Si tratta di una cialda sottile e croccante, che ricorda quasi una crepes, composta solo da farina, acqua e sale.
Nonostante siano noti agli abitanti delle zone collinari e montuose, è sempre più raro trovarli nei ristoranti, e ancora più raro è trovare una famiglia che ancora li prepari in casa come si faceva una volta.
La storia dei borlenghi
I borlenghi sono tipici delle zone dell’Appennino Modenese, dove hanno avuto origine.
Il territorio in cui vengono preparati è di dimensioni davvero ridotte ed è sempre collinare, infatti già in città è improbabile trovarli. Nonostante siano apparentemente semplici, il procedimento per prepararli non è complesso. Anche questo aspetto influisce notevolmente sulla loro reperibilità nel territorio! Sapere preparare i borlenghi è un’arte, serve molta esperienza e pratica per poterli fare sottili e croccanti al punto giusto.
I borlenghi sono un piatto leggero, tipico della tradizione contadina. Il nome del borlengo deriva da “burlàng” in dialetto modenese, che significa “burla”: questo perché solitamente venivano consumati nel periodo di Carnevale. Oggi quest’usanza si è persa e si consumano tutto l’anno.
Secondo una leggenda, il borlengo sarebbe nato centinaia di anni fa, in seguito allo scherzo subito da una massaia a cui avrebbero allungato l’impasto delle tigelle con dell’acqua. Diventato eccessivamente liquido per la lievitazione, l’avrebbe cotto e ottenuto delle cialde sottili e croccanti, antenate dei borlenghi.
In realtà, le prime attestazioni storiche fanno riferimento al XIII secolo. In questo periodo, la popolazione di un piccolo borgo modenese, dal nome Guiglia, pare sia riuscita a resistere a un assedio al castello grazie alle proprie scorte di farina. Queste sarebbero state sfruttate per creare i borlenghi, con cui sembra che il popolo sia riuscito a sopravvivere.
Le zone del borlengo
La zona tipica dei borlenghi comprende, oggi, tutti i comuni modenesi della valle del fiume Panaro. Oltre al borgo di Guiglia, troviamo Zocca, Marano, Savignano e Vignola.
A Zocca, in particolare, è presente il Museo del Borlengo, all’interno del quale vengono anche svolti dei corsi per imparare a preparare i borlenghi!
È presente anche una variante nell’area del parco del Frignano e dell’Alto Appennino, che prevede l’aggiunta di patate nella ricetta.
Come si preparano i borlenghi
I borlenghi si preparano con l’utilizzo di pochissimi ingredienti. Bastano farina di tipo 0, acqua fredda e sale. Il ripieno tipico è la cosiddetta “cunza”, un battuto di pancetta, lardo, Parmigiano Reggiano, aglio e rosmarino.
Esistono numerose varianti, con l’aggiunta di altri ingredienti, tra cui il più diffuso è il tartufo. I borlenghi vengono anche serviti in una variante dolce… Con un abbondante ripieno di crema di nocciole per i più golosi!
Per cucinare i borlenghi è essenziale avere l’attrezzatura adatta, ovvero una padella di rame stagnato o alluminio antiaderente molto larga. La cottura avviene su un piano cottura molto particolare, creato appositamente per le dimensioni della padella che contiene i borlenghi.