La terra dei tartufi
Articolo di Silvia Lago

Il re incontrastato della cucina piemontese è sicuramente il tartufo. Non a caso viene definito “diamante vegetale”!

Oggi vi parleremo dei tartufi piemontesi, con una particolare attenzione per il più rinomato: il tartufo bianco d’Alba.


La storia del tartufo

Il tartufo in Piemonte era già conosciuto nel 1600, epoca in cui si utilizzava con lo scopo di imitare la cucina francese. Nel 1700 diventò di moda tra le famiglie nobili organizzarsi in gruppi, per andare alla ricerca di questo prodotto pregiato.

Fu solo nel 1929 che il tartufo bianco venne ufficialmente pubblicizzato, durante la Fiera d’Alba.

Grazie all’imprenditore Giacomo Morra vennero esposti i migliori tartufi dell’anno, ottenendo un grande successo. Addirittura regalò il miglior esemplare alla diva Rita Hayworth, dando il via alla tradizione per cui ogni anno i migliori tartufi raccolti venivano regalati a personaggi famosi.

Negli anni successivi, la fiera d’Alba diventò così prestigiosa che venne inaugurata addirittura da Umberto di Savoia!

Ad oggi, la Fiera continua a svolgersi e attrae esperti estimatori da tutto il mondo.


Le varie tipologie di tartufo

Il tartufo è un fungo ipogeo, appartenente al genere Tuber, che cresce e si riproduce sotto terra. Vive in simbiosi con alberi e arbusti, dalle cui radici trae nutrimento.

La sua forma è irregolare e la sua dimensione può variare, sino ad assomigliare a una grossa patata.

Non è semplice trovarli, perciò per la raccolta ci si affida a persone esperte che conoscono il territorio. Questi, grazie all’aiuto di cani addestrati, sono in grado di individuare i tartufi e di raccoglierli integri, senza comprometterne l’habitat. In questo modo, fanno sì che l’anno successivo ne crescano altri nella stessa zona.

Esistono diverse tipologie di tartufi, che si possono dividere in due grandi categorie: bianchi e neri.

Il tartufo bianco, più pregiato, si trova nei boschi di Piemonte, Lombardia e Italia centrale, da ottobre a dicembre.

Il tartufo nero invece si può trovare nell’Appennino umbro-marchigiano, in Veneto, Piemonte e Liguria, da novembre a marzo.

Infine esistono anche delle varietà di tartufo meno pregiate, ovvero il Bianchetto e il tartufo nero estivo o scorzone.




 


Il tartufo d’Alba

Il tartufo più pregiato e conosciuto in assoluto è sicuramente il Tuber magnatum, ossia il tartufo d’Alba.

Si tratta di un tartufo bianco molto raro, e quindi dal costo elevato. Questo è dovuto al fatto che necessita di un terreno particolare per crescere, infatti deve essere umido, morbido, areato e ricco di calcio. Il suo aspetto è irregolare e liscio, il colore va dall’ocra al crema, e l’interno è giallastro con delle piccole venature. Quel che lo rende inconfondibile, oltre al sapore, è certamente il suo profumo intenso.

Il tartufo bianco, al contrario di quello nero, va mangiato crudo. Viene quindi affettato a scaglie al momento, direttamente sul piatto pronto. Quello nero, invece, si può anche utilizzare nel corso delle preparazioni culinarie.

Ovviamente è preferibile consumarlo da fresco, ma si può anche conservare in frigorifero avvolto in un panno, dentro a un contenitore chiuso ermeticamente. In questo modo viene assorbita l’umidità in eccesso e si può conservare il prodotto per qualche giorno.

Il tartufo bianco d’Alba è perfetto sia in insalata, che sui primi piatti a base di pasta, semplice o ripiena. Un esempio classico sono sicuramente i ravioli del plin, con un ripieno misto di carne che si sposa magnificamente con il sapore deciso del tartufo.

Anche i piatti di carne possono essere impreziositi da piccole scaglie di tartufo, a condizione che non ne venga usato in eccesso e non si vada a coprire il sapore della carne.

Infine, il tartufo bianco si sposa molto bene anche con i risotti a base di brodo di carne. Un piatto semplice ma allo stesso prezioso, semplice da preparare e perfetto per stupire 

gli ospiti.



Voi che tipologia di tartufo preferite? Conoscevate già il tartufo bianco d’Alba?


Continuate a seguirci per scoprire tanti altri prodotti tipici italiani!


Condividi

 



Il vitello tonnato, piatto piemontese del ‘700
Articolo di Silvia Lago