La lana di Yak: calda, soffice e cruelty free

Articolo di Chicca Berlati

La lana di yak è un filato eccezionale: cruelty free, ecosostenibile e caldissimo. La fibra proviene dagli yak che popolano gli altipiani della Mongolia e del Tibet e viene usata da millenni dai nomadi che attraversano quelle terre, nel pieno rispetto della natura. 

La lana di yak: un caldo risveglio.

È inverno. Al risveglio al mattino la prima cosa che sentiamo è una sensazione di freddo che ci rende difficile abbandonare il calduccio sotto alle coperte. Che cosa potremmo fare per trasformare questo momento della giornata da traumatico a una coccola? 

Semplice: ricreare quell’atmosfera di calda leggerezza indossando un prezioso maglione in pelo di yak. Ci avvolgerà in un caldo abbraccio lasciandoci completamente liberi e fluidi nei movimenti

Lo yak e l’uomo. 

La lana di yak è una fibra che proviene, appunto, dallo yak (Bos Grunniens Grunniens), un bovino addomesticato dagli abitanti degli altipiani della Mongolia e del Tibet da millenni

Lo yak è un animale imponente e forte, che nel corso dell’evoluzione si è adattato al clima dell’Himalaya. Per esempio, ha sviluppato ampi polmoni e una concentrazione di globuli rossi ed emoglobina più alti, per meglio respirare a quelle altitudini e sopravvivere in un ambiente impervio. 

Le popolazioni di quell’area geografica hanno legato le proprie abitudini e tradizioni a questi animali, così versatili da venire  impiegati in agricoltura, per i trasporti, per il latte, la carne e, ovviamente, per la loro calda pelliccia. 

Il pelo di yak: uno scudo contro il freddo.

La pelliccia di yak permette a queste bestie di vivere a temperature medie sotto gli 0°C (con escursioni annue tra i -40°C e i +13°C) ed è composta da tre differenti strati , che permettono di offrire isolamento termico e mantenere il calore. 

Lo strato più esterno, con diametro del singolo pelo tra 79-90 micron, è una fibra spessa, ruvida e forte, che viene usata dagli allevatori per realizzare corde e tessuti per le loro tende.

C’è poi uno strato intermedio, composto da fibre con dimensioni tra i 20 e i 50 micron. 

Ed infine il sottopelo, o pelo invernale, che, sofficissimo e con dimensioni sotto i 20 micron, viene utilizzato per la realizzazione di caldi indumenti. Questo tipo di pelo aumenta in inverno, quando le temperature scendono abbondantemente sotto lo zero, e serve all’animale per riscaldarsi. 

Come si ottiene la lana di yak.

In primavera, quando il clima torna più mite, comincia per gli yak il periodo della muta: è giunto quindi il momento per queste maestose bestie di perdere il sottopelo invernale e godersi finalmente i raggi del sole. 

La muta avviene spontaneamente e non è raro trovare ciuffi di pelo persi nei pascoli degli altipiani himalayani. I pastori, da sempre in simbiosi con i propri yak, intervengono con spazzole e pettini ad aiutarli disfarsi del khullu, come i tibetani chiamano il sottopelo invernale. È importante ricordare che gli yak non vengono mai tosati (il pelo esterno ed intermedio serve anche a proteggerli dal caldo estivo, al quale non sono abituati): vengono unicamente spazzolati con cura dai propri allevatori. Per questo possiamo dire che la lana di yak è cruelty free, ovvero ottenuta senza danno o dolore per l’animale. 

La lana di yak: calda, morbida, impermeabile e naturale.

Usata per millenni dalle popolazioni nomadi, nel Ventesimo secolo la lana di yak è diventata di interesse per l’industria dell’abbigliamento e della moda, come alternativa al cashmere (con il quale, tra l’altro, è spesso intrecciata). 

La fibra di yak condivide le qualità di altre fibre animali: calore, morbidezza, traspirabilità. Con risultati migliori sia nelle percentuali di assorbimento dell’umidità (fattore che permette di assorbire l’umidità corporea e rilasciarla all’esterno), sia per quel che riguarda il tocco soffice, dovuto ad una dimensione della fibra pari o inferiore a quella del cashmere. Senza dimenticare che la sua qualità fondamentale è riscaldare: infatti protegge gli yak fino a -40°! 

Dalla lana di yak tessuti ed indumenti pregiati e naturali.

I tessuti che ne derivano sono quindi caldi, traspiranti, morbidi, leggeri, ecosostenibili e belli, oltre che pregiati.  

Se avete già osservato dei maglioni in lana di yak, avrete notato che hanno colori naturali, con gradazioni che vanno dal bianco al nero, passando per infinite gradazioni di marrone e grigio. Il pelo di yak viene infatti lavorato senza bisogno di tinte inquinanti che rischierebbero di rovinare l’incredibile raffinatezza della fibra. 

Ottenuta artigianalmente con attenzione al benessere dell’animale e lavorata nel pieno rispetto delle sue caratteristiche naturali, la lana di yak è un prodotto di pregio. La trovate utilizzata spesso associata ad altri lussuosi filati come cashmere, lana merinos e alpaca. 

Quindi, se state cercando un maglione di altissima qualità, caldo, durevole, naturale ed ecosostenibile, possiamo solo suggerirvi la lana di yak! 


Articolo di Chicca Berlati
Data di pubblicazione: 19 Gennaio 2021