La tecnica tradizionale di lavorazione del cotone naturale  

Articolo di Silvia Lago 

Non tutti sanno che in Europa, per molto tempo, il cotone è stato considerato un prodotto d’importazione di lusso. Solo grazie alla scoperta del cotone americano e della tecnica di lavorazione tradizionale locale, inizia ad aumentare la produzione di cotone su larga scala a prezzi più contenuti.

Quanto sappiamo davvero della storia di questo antico materiale e della sua lavorazione? Scopriamo lo insieme!


LE ORIGINI DEL COTONE

Che si segua la moda o meno, nell’armadio di ognuno di noi non possono mancare abiti in cotone. È un materiale leggero, comodo e molto apprezzato per la sua traspirabilità. Pochi conoscono però la sua storia e come sia diventato un materiale così diffuso.

L’origine del cotone è antichissima. Le prime testimonianze risalgono al 5000 a.C. e sono state scoperte in aree geografiche molto distanti tra loro: l’India e il Perù. Secondo gli esperti, sembra addirittura che la fibra venisse lavorata già dagli Aztechi.

In Italia, il cotone è arrivato molto tempo dopo. È stato introdotto in Sicilia dai Saraceni poco prima dell’anno mille, ma si è diffuso solo dopo altri tre secoli. Per molto tempo è stato considerato una materia prima di lusso, come la seta, perché rispetto alla lana era più difficile da lavorare. È solo in seguito alla scoperta dell’America che il cotone è diventato, finalmente, un prodotto accessibile a tutti.


 

LA RACCOLTA E LA PRODUZIONE DI COTONE

Tutti conosciamo visivamente la pianta di cotone, anche solo per averla vista nei paesaggi di qualche film americano. Ha un aspetto soffice, composto da tanti batuffoli di colore bianco. Qual è la parte che viene raccolta e lavorata? Si tratta dei suoi frutti, che hanno una forma particolare rigida a capsula. Quando sono maturi si aprono e all’interno si trovano i semi, avvolti in un morbido batuffolo. Il cotone viene separato dai semi mediante il procedimento di sgranatura.

Come tradizione, dopo la sgranatura si procede alla filatura. In cosa consiste? Con questo metodo, le fibre di cotone vengono anzitutto ripulite da impurità e corpi estranei. Poi si procede alla cardatura, che districa le fibre e le orienta nella stessa direzione. Infine vengono letteralmente stirate e rese così uniformi.

Grazie a tutti questi procedimenti, il filato diventa elastico e facilmente lavorabile. È a questo punto che può essere tinto e sottoposto a una serie di trattamenti chimici, in base al risultato voluto.

Con il filato si ottiene infine il tessuto, con cui viene prodotta una vasta gamma di articoli tessili: dagli abiti, alla biancheria, fino agli articoli d’arredamento per la casa.

 


I MACCHINARI PER LA LAVORAZIONE TRADIZIONALE DEL COTONE

Lo strumento più antico e noto per la lavorazione del cotone è sicuramente il telaio. Avete presente la tela di Penelope? Il telaio in origine era composto da una semplice struttura di legno, su cui venivano tesi i fili dell’ordito.

Nell’800 i telai erano molto diffusi in Italia e venivano utilizzati prevalentemente dalle donne delle famiglie contadine. Si trattava di uno strumento molto semplice da utilizzare, in quanto bastava muovere la navetta avanti e indietro per formare il tessuto. In questo modo, le donne potevano tessere e creare i vestiti per la propria famiglia, secondo la tradizione dell’epoca.

Con l’avvento della rivoluzione industriale, in Inghilterra nascono i primi telai per la tessitura meccanica e diventano essenziali per l’industria tessile. Nello specifico, si diffonde il telaio a licci, che esiste ancora ai giorni nostri. Si tratta di una tipologia di telaio in cui i fili dell’ordito vengono fatti passare nel cosiddetto pettine liccio, che contiene alternati fessure e fori. Un filo viene infilato nel foro e quello seguente nella fessura, e così via. Grazie a questa invenzione, in Italia fiorisce una tradizione tessile che continua fino ai giorni nostri.

Esempio emblematico è la città di Prato, che è ancora oggi uno dei più importanti distretti tessili in Italia. Il telaio a licci è riconosciuto come strumento tradizionale e non è considerato industriale, al contrario dei moderni telai a pinza o a proiettile. Viene ancora utilizzato per tessere sia il cotone, sia altri tipi di tessuto. Inoltre, è adatto anche alla realizzazione di arazzi e di prodotti artigianali che richiedono un’attenta cura per il dettaglio. 


VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA LAVORAZIONE DEL COTONE

I tessuti ottenuti dal cotone non sono inquinanti di per sé, in quanto naturali e biodegradabili. Possono esserlo però le tecniche utilizzate per la coltivazione e lavorazione.

La coltivazione del cotone richiede un’ingente quantità d’acqua e può comportare il rischio di impoverimento del suolo. Molti produttori fanno ancora ricorso a pesticidi e fertilizzanti che avvelenano il suolo e che possono poi risultare presenti nei prodotti finali, a danno della salute consumatore. Per di più, in diverse aree del mondo è ancora presente la pratica di sfruttamento nei confronti di popoli poveri e non istruiti.   

Non bisogna però demonizzare la produzione di cotone, anzi. Oggi è possibile puntare a una produzione biologica, senza utilizzo di prodotti chimici inquinanti. Le aziende che hanno fatto questa scelta sono riuscite a ridurre notevolmente l’impatto ambientale. Come? Semplice: utilizzando sistemi naturali o derivati da minerali.

Esistono anche delle certificazioni riconosciute dall’Unione Europea e da Organizzazioni Internazionali, note in tutto il mondo. Una volta ottenute, i produttori possono dichiararsi biologici. Devono però soddisfare alcune condizioni. Anzitutto, devono provare che i propri lavoratori vengano compensati in modo equo. In aggiunta, devono promuovere la sostenibilità e l’impatto ambientale deve essere ridotto al minimo. Solo ed esclusivamente se soddisfano questi requisiti, i produttori di cotone potranno essere certificati come biologici. Attualmente, i maggiori produttori di cotone biologico nel mondo sono l’India e la Cina. 

Riguardo al procedimento di lavorazione del cotone, abbiamo visto che in molte aziende italiane per tradizione si utilizza ancora il telaio a licci. La sua diffusione ha certamente velocizzato i processi di lavorazione dei tessuti e dato la possibilità di produrne in grandi quantità. Oggi questa tipologia di telaio è ancora molto apprezzata per lavorazioni che richiedono precisione. Aziende storiche, ma anche moderne continuano a preferire il telaio a licci e ne apprezzano l’intrinseco valore tradizionale.

E voi, conoscevate alcune di queste curiosità sul cotone e sulla sua lavorazione in Italia? Cosa ne pensate?


Articolo di Silvia Lago
Data di pubblicazione: 26 Novembre 2021