Lo spirito bresciano: Amaro Guelfo

Articolo di Jennifer Riboli

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Il logo di Amaro Guelfo è un muso leonino: e non sarebbe potuto essere altrimenti, poiché la sua è una storia familiare che finisce per abbracciare, grazie a un liquore, quella di Brescia, la Leonessa d’Italia, e delle sue genti che hanno il nome di burberi dal cuore grande. Ce la siamo fatta raccontare da Simone Zanacchi Zani, brand ambassador di Guelfo, nel nuovo e colorato showroom da poco aperto a Brescia in via XXIV Maggio, incastonato tra due delle principali piazze cittadine. 

Simone, come nasce l’Amaro Guelfo?

Da una chiacchierata tra due fratelli e due cugini: si ricordava il nonno ed è nata l’idea di realizzare un tributo. Nonno Guelfo - Guelfo Ronconi il nome completo - era il classico vecchio bresciano, un po’ scorbutico, e tuttavia molto attivo nel volontariato e nella socialità del suo quartiere. Negli ultimi tempi si era appassionato alla botanica e aveva iniziato a sperimentare la realizzazione di infusi e liquori. Così nel 2017, complice il fatto che l’osteria “I dù de la contrada” - di cui Andrea Ronconi, uno dei nipoti di nonno Guelfo, è tra i proprietari, ndr - aveva bisogno di un amaro della casa, abbiamo iniziato a mettere le basi di un amaro. Nel dicembre 2017 abbiamo venduto la prima bottiglia a una distilleria e avviato la produzione minima che questa ci chiedeva, da 700 litri. Pensavamo che quest’avventura sarebbe durata un annetto: invece l’anno successivo, il 2018, la nostra produzione è passata dai 700 ai 7000 litri. E quello che era nato come uno sfizio è diventato un lavoro a tutti gli effetti. Avremmo voluto partecipare a Expo 2020 a Dubai, purtroppo il Covid ci ha un po’ tagliato le gambe; però dopo la pandemia abbiamo fatto un piccolo restyling dell’azienda e abbiamo iniziato a lavorare per aprire in centro a Brescia, nel cuore del nostro territorio. 

Come si trova la ricetta di un amaro? 

Abbiamo lavorato alla ricetta per 11 mesi, trovandosi ogni lunedì. Una volta elaborato il prototipo dell’amaro, abbiamo voluto testare la ricetta: abbiamo quindi coinvolto circa 200/250 clienti dei ristoranti che gestiamo, offrendo loro dell’amaro alla fine del pasto. Davamo loro circa sei amari diversi - tra cui il nostro prototipo - alla cieca, e poi raccoglievamo le loro impressioni: quale era loro piaciuto di più? Quale di meno? Ci aspettavamo di poter essere terzi o quarti, invece in questa piccola indagine siamo arrivati al primo posto a pari merito con un amaro molto noto. Questo ci ha dato un’incredibile forza. 

linea Amaro Guelfo

Cosa rende unica la ricetta di Amaro Guelfo?

Siamo arrivati a sviluppare, nella ricetta, più di 20 botaniche, ma la particolarità principale è che, come base, non utilizziamo alcol puro, ma brandy: in particolare, un brandy della Franciacorta invecchiato 36 mesi, che è stato medaglia d’argento a Bruxelles e medaglia d’oro alla competizione internazionale di Meininger. Il nostro amaro classico parte quindi da una base blasonata e insieme locale. Il brandy gli conferisce una certa fortezza e struttura, ma conserva una tendenza morbida, che copre molti palati e lascia anche una bella bocca vellutata. 

Avete ottenuto anche diversi riconoscimenti

Il nostro amaro classico ha ricevuto due volte la medaglia d’argento al Meininger’s International Spirits Awards del 2018 e poi all’International Taste Award del 2020; quest’anno è arrivata anche la medaglia d’oro al concorso internazionale di Lione. Il Riserva, invece, è stato premiato, sempre quest’anno, con la medaglia di bronzo al World Liquor Awards: il terzo podio nella classifica dei migliori amari alle erbe del mondo. 

Quali altri liquori realizzate?

Accanto al Guelfo Classico - che produciamo sia nella versione da 0.7 litri, sia in quella da un litro - abbiamo il Guelfo 18, o Guelfo Riserva. E’ il “fratellone” del prodotto classico: quello è pop, lui invece è Rock and Roll, più di nicchia e un po’ più amaricante, con una dose zuccherina minore. Le botaniche sono stesse del classico, ma sono state riequilibrate per sposare al meglio la sua base alcolica, che è un brandy invecchiato 18 anni. In questo caso il brandy viene da Vicenza. 

Poi abbiamo l’Anesone Triduo, che come dice il suo nome è un liquore all’anice. Si chiama “Triduo” perché composto da tre amici diversi, tre infusioni separate in alcool di erbe e spezie che vengono distillate separatamente e poi miscelate insieme con l’aggiunta di altro zucchero. In quest’ultimo caso si tratta, a differenza degli altri, di un prodotto storico bresciano: usiamo la ricetta originale, che risale al 1898. L’anesone è stato inventato nel 1834 a Orzinuovi, per mano di Cristoforo Reboldi, e fino alla seconda guerra mondiale è stato molto diffuso: lo producevano almeno venti o trenta distillerie del territorio. Oggi a tenerlo in vita siamo solo noi e un’altra ditta, la Tassoni. 

Infine, il nostro ultimo prodotto: il Liquore Futurista, a base di liquirizia calabrese in saturazione. E’ nato perché noi tutti adoriamo la liquirizia, ma è apprezzato anche da molte persone che dicono di non amarla. Dopodiché, abbiamo altre idee e progetti, che però non possiamo ancora rivelare. 

Negozio Amaro Guelfo

Insomma, la ricetta del Guelfo sarà nuova, però il vostro lavoro è intriso di storia

Certo: l’amaro è considerato un’eccellenza nostrana. All’estero se cerchi un dopo cena lo chiami proprio “amaro”, in italiano. Come accennavo prima, Brescia ospitava moltissime distillerie: è stata in passato una capitale liquoristica, all’interno di un asse che legava Torino, Milano e diverse città venete. Con la seconda guerra mondiale questo mondo ha visto uno stop, mentre ora si sta rianimando e stiamo assistendo a un Rinascimento dell'amaro. 

Siamo felici di farne parte e ci piace molto vedere che anche altre aziende bresciane partecipano a questo percorso: non ci vediamo come concorrenti, ma come un’unione di enti e persone che portano avanti lo stesso tema. 

Anche l’apertura di Casa Guelfo, il vostro nuovo showroom in città, va in questa direzione?

Sì: Casa Guelfo sarà la nostra sede operativa, un piccolo negozio e uno showroom, ma vogliamo anche che sia uno spazio sociale. Un luogo dove ci si possa sentire come a casa di amici e che possa restituire qualcosa al nostro territorio. Abbiamo cercato di trasmettere questa idea anche con l’arredamento: ad esempio con il divano e con il tavolone - recuperato da un tribunale! - che abbiamo portato qui. Personalmente ho trascorso degli anni all’estero lasciandomi alle spalle una Brescia vuota, e quando sono tornato ho guardato con gli occhi sgranati la vita che ha iniziato a crearsi. La scelta di aprire qui in centro il nostro nuovo spazio ci permette di fare la nostra piccola parte anche in termini di socialità, oltre che nel campo dei liquori. Brescia è una città che ha molto da dire, ma che passa ancora molto inosservata e mettendo insieme possiamo fare in modo che diventi sempre più visibile sulle mappe di chi viene dall’estero, e bella da vivere per chi la abita. 

C’è già qualche iniziativa in arrivo per concretizzare questi propositi? 

Una cosa per cui siamo molto galvanizzati è che ospiteremo alcune dirette dell’emittente tv Elive Brescia in occasione della MilleMiglia di quest’anno, che rappresenta sempre un grande evento per questa città. 

Ma soprattutto, da gennaio l’avvento di Brescia e Bergamo Capitali della Cultura ci ha dato l’occasione per lanciare un bel progetto che coltivavo da un po’. Si chiama 12x12 e vede protagoniste delle etichette personalizzate per il nostro Amaro Guelfo: abbiamo chiesto a dodici artisti bresciani di disegnarci altrettante etichette, una per ogni mese del 2023. Abbiamo dato loro carta bianca e la libertà di spaziare anche su temi slegati dalla bottiglia. In questo modo le nostre bottiglie diventano un prodotto da collezione - perché ogni etichetta reca una stampa unica e realizzata appositamente per noi - e così un veicolo per diffondere l’arte del nostro territorio. 


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