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Piazzetta Bruno Boni è un piccolo salotto nascosto nel cuore di Brescia. Proprio qui si trova Leise Shoes, atelier in cui nascono calzature artigianali, personalizzate e senza tempo. Nello spazio elegante del negozio Romina Brocchetti, ideatrice del marchio e titolare, accompagna i clienti nella definizione della calzatura perfetta per le loro esigenze.
Buongiorno Romina, com’è nato Leise Shoes?
Il marchio nasce nel 2015: io ho studiato all’accademia delle Belle arti qui a Brescia e, finita l’università, sono entrata subito nel mondo delle calzature. Nel 2015 avevo conosciuto tutti i fornitori e un artigiano che realizza le scarpe come una volta: ero pronta a fare da sola. Per qualche anno ho lavorato esclusivamente online, facendomi conoscere grazie ai social; nel 2020 è nato il negozio qui in Piazzetta Bruno Boni. Il nome nasce dal dialetto: “L’è isè”, che significa “è così”. All’inizio non facevamo scarpe classiche, ma sneakers, con delle applicazioni-accessorio che si potevano mettere e togliere: questa frase che è quella che ripetevamo più spesso nel mostrarne il funzionamento. Inoltre, è un nome azzeccato perché produciamo tutto qui: è a chilometro zero come le nostre calzature.

Qual è la particolarità delle tue creazioni?
Realizzo scarpe personalizzate: io scelgo e realizzo le strutture - cioè le forme delle scarpe - sulla base della mia ricerca, mentre il cliente può giocare con colori e materiali - sempre, naturalmente, nel limite di ciò che è fattibile per la singola scarpa, dato che non tutte le strutture e i materiali consentono di fare le stesse cose. Producendo le scarpe un paio per volta, possiamo poi regolarle in base alle esigenze del cliente, ad esempio adattando la calzata a chi ha la pianta larga, al mezzo numero: è un servizio differente rispetto a quello offerto dai negozi standard. Ma non è nemmeno una scarpa su misura, che ha un costo per il cliente molto più elevato, perché interamente realizzata sulla base del piede del cliente. Io faccio una cosa diversa: decido una certa struttura, che tengo in magazzino, e poi produco le scarpe paio per paio. Il prodotto può subire piccole modifiche, ma non può essere snaturato: questo permette anche di ottenere una scarpa artigianale a un prezzo più accessibile per i clienti.
Che tipo di scarpe realizzate?
Abbiamo diversi modelli, ma la nostra linea principale è la scarpa da cerimonia: la gran parte della nostra clientela cerca una scarpa per occasioni speciali, in particolare matrimoni. Il modello più gettonato dalle spose, in questi ultimi anni, è la scarpa aperta con tacco, che è molto comoda e più versatile rispetto alle classiche décolleté. Le spose cercano raramente la scarpa classica, vengono soprattutto per sandali e calzature più particolari. Ma vengono anche con l’esigenza di avere un tacco con cui camminare per giardini e ciottolati senza inciampare, anche considerando che indossano i tacchi per la prima volta al proprio matrimonio. Il nostro compromesso è un tacco comodo, ma anche bello da vedere.
Lavoriamo soprattutto con le calzature femminili, ma abbiamo anche diversi modelli di scarpe da uomo. In questo caso è più difficile trovare il cliente che voglia fare una scarpa particolare e colorata, anche perché con gli abiti da cerimonia, spesso, la scarpa che si abbina meglio è nera, perciò la varietà di modelli e colori è ridotta. Anche in questo caso, comunque, prestiamo attenzione alla comodità: nostra versione della scarpa classica maschile è adatta anche ai giovani che magari non hanno mai portato scarpe di questo tipo.

Come nasce una calzatura?
Disegno io i modelli, poi il modellista traduce il mio disegno in cartoncini. Il modello va provato e sviluppato su ogni numero: devo essere sicura, una volta realizzato il modello, di poter soddisfare le richieste che mi arrivano in termini di taglia.
La personalizzazione, invece, funziona così: per prima cosa, il cliente visiona il campionario esposto, sceglie la struttura e l’altezza del tacco. Per ogni struttura e altezza ci sono diversi modelli. Poi si sceglie il colore in base alle mazzette che ho a disposizione in negozio. Sempre in questa fase proviamo la calzata, uguale per tutti i modelli: in questo modo riusciamo ad adattarla alle esigenze della persona. Le clienti devono immaginarsi il prodotto, perché difficilmente ordinano una scarpa già esistente in negozio. Più spesso, provano una struttura, ma il modello e i colori saranno poi diversi: in questo caso vedranno la scarpa solo quando sarà finita e devono andare un po’ sulla fiducia.
Oggi siamo molto abituati ad acquistare scarpe già pronte: come si trovano i clienti che incontri, in questo inedito rapporto di fiducia?
All’inizio è stato difficile: spesso le spose arrivavano pensando di trovare un modello preciso. Ora, però, stiamo pian piano creando una nicchia che apprezza questa parte creativa e ha la curiosità di aspettare di vedere come sarà il prodotto finito. Molti clienti si sono fidelizzati e si fidano di me a tal punto che a volte vendo anche online, senza che il cliente provi la scarpa: sanno che ho già la loro scheda e conosco le loro esigenze. È bello perché sento che apprezzano il mio lavoro creativo. Chi prende appuntamento, invece, ora lo fa per il piacere di realizzare la scarpa come vuole. Sono due modalità di lavoro che iniziano a funzionare.
In questo senso, è un bene che il mio negozio sia un po’ nascosto: lavorando su appuntamento, chi viene da noi sa già cosa aspettarsi e sa che ci vuole pazienza per vedere il prodotto finito. La maggior parte dei nostri clienti viene da fuori - Roma, Piacenza, Verona, molti da Milano. Recentemente, hanno iniziato ad arrivare più spesso persone anche da Brescia, ad esempio dal Lago di Garda.
Le calzature vengono prodotte interamente a Brescia. Ma i materiali da dove arrivano?
I nostri fornitori sono tutti italiani. Abbiamo nelle Marche fornitori di pellami che fanno consegna entro 72 ore delle pelli che hanno in magazzino, così posso ordinare solo ciò che mi serve. Abbiamo però fornitori sparsi su tutto il territorio, da Padova a Milano. Cerchiamo materie prime di qualità, perciò ci rivolgiamo a chi è più bravo. In magazzino tengo cinque o sei metri di pellame per tipo e lo riassortisco quando finisce: in questo modo riesco tranquillamente a gestire un ordine di due o tre paia di scarpe. Quando finisco un colore lo tolgo dalle mazzette e magari lo sostituisco con un colore nuovo.
Usiamo anche qualche tessuto: in genere si tratta di scampoli che prendo perché mi piacciono, li tengo come limited edition per due o tre mesi, realizzo le paia che consentono e poi li tolgo. È anche una questione di ridurre gli sprechi: cerchiamo di essere etici anche se usiamo molto la pelle. Le concerie sono tutte certificate RGS - certificazione che riguarda il basso impatto inquinante ed energetico; cerchiamo di non avere magazzino e lavorare solo su ordinazione, per piccole produzioni, per poter avere un ciclo produttivo senza sprechi.
