Amuleti contemporanei. I gioielli di Roberto Intorre

Articolo di Tiziana Bonsignore

In via Bara all’Olivella, a pochi passi dal Teatro Massimo, nella Gioielleria Contemporanea Siciliana di Roberto Intorre si creano oggetti legati all’arte e al territorio. Decori pensati per esprimere l’identità di chi li indossa, secondo un costume atavico.

Buongiorno Roberto Intorre, com’è nata la volontà di dedicarsi a questo mestiere?

La mia passione è l’oreficeria, ovvero progettare, realizzare goielli. È una passione nata quasi dal nulla, da un’esigenza di comunicare. Io non penso di essere stato scelto per questo mestiere: io mi sento come un medio tra la comunicazione e l’essere umano. Da sempre gli uomini hanno avuto un’esigenza: quella di comunicare le proprie scoperte. Io credo che la gioielleria nasca proprio dal bisogno dell’uomo di comunicare le proprio scoperte attraverso l’ornamento, qualcosa da adagiare sul corpo. Un gioiello, un oggetto, ma anche un tatuaggio, un vestito, un decoro in genere. 

Tutto ciò è risposta di un bisogno stilistico che l’uomo ha sempre avuto: decorarsi con quanto egli trova. Così nascono le forme dell’espressione culturale, che io pratico attraverso la gioielleria. Si tratta di un ambito che in fondo il mondo disconosce, per velocità, per fretta. Si acquistano oggetti soltanto per assecondare un’estetica superficiale, senza pensare al reale contenuto della forma. Oppure, al contrario, si affronta un investimento, e in questo caso si comprano oggetti che hanno una certa importanza economica, ad esempio in oro o diamanti – materiali più comunemente associati alla preziosità. Per me la preziosità è qualcosa di più profondo, è esprimere se stessi, comunicare al mondo qualcosa in cui credo, e mi consente di riflettere sulla società, sui suoi cambiamenti, su cosa è sostenibile. Capire cosa è un gioiello sostenibile, ovvero cosa è culturalmente sostenibile. Pensare al futuro e costruire per il futuro. Per me, il futuro è costruire cultura, cosa di cui adesso si comincia, nella maggior parte dei casi, a dimenticare l’importanza. Anche nel mondo della gioielleria i processi creativi hanno finito per appiattirsi.

Qual è la storia del laboratorio?

Il laboratorio di Roberto Intorre nasce in Sicilia, circa vent’ani fa, dopo uno studio che risaliva a dieci anni prima. Insomma è da trentacinque anni che mi occupo di questo settore, La cosa che mi ha affiscinato di più di questo settore è l’artigianalità, il modo in cui le mani che trasformano la materia. 

La gioielleria si trova in Sicilia, ma quando mi confronto con la realà globale, ad esempio nelle fiere internazionali, mi rendo conto del fatto che ormai la mano è diventato come un elemento secondario. Esiste la tecnologia: ormai viviamo in un mondo tecnologico nel quale la robotizzazione costruisce gioielli, i laser tagliano, le macchine smaltano e non solo. 

Pensiamo alla stampa 3D, o alla fusione a cera persa, trasformatasi in un lavoro nel quale il lavoro svolto dalla mano umana si riduce al minimo. Io non ho nulla contro la tecnologia, anzi, penso che possa aiutarci molto. Ma non scordiamoci che la fase di progettazione è fondamentale per la creazione di un gioiello che racconti qualcosa, che possa essere espressione ancestrale dell’essere umano, secondo la sua funzione originaria. 

Oggi questo non accade più, mentre sempre più spesso i monili hanno un valore puramente commerciale. Il valore è dato più dal brand, dalle mode del momento, dagli stili di vita. Invece l’umanità può ancora esprimersi attraverso un lavoro progettato per sè, utile a comprendere la realtà – funzione, questa, di qualsiasi forma d’arte oggettivamente intesa.

Sei del tutto contrario al ricorso alla tecnologia?

La cosa interessante della tecnologia, e che mi incuriosisce alquanto, è la velocità. Un dilemma che mi ha sempre accompagnato da quando pratico artigianato è questo: la fantasia è molto più veloce della mano. Nel realizzare un oggetto, la mano impiega molto più tempo della fantasia. 

Io non ho ancora sperimentato del tutto le possibilità della tecnologia. Sto entrando in questo mondo per cercare di capire se offre veramente uno strumento utile. In realtà anche la velocità è un fatto relativo, perchè la fase progettuale ha sempre un tempo di maturazione necessario; ma è vero anche che la tecnologia può avvicinare l’uomo alla velocità della fantasia.


Cosa distingue le tue creazioni?

Il gioiello per me è legato al mondo dell’arte. L’arte dell’oreficeria è in sé un’arte, ma il gioiello diventa arte quando diventa espressione di qualcosa, quando comincia a raccontare qualcosa. 

Come lo racconta? Io mi muovo all’interno di una dimensione nella quale ascolto cosa succede intorno a me. Quindi anzitutto esiste il territorio, i suoi eventi culturali, la società in generale. 

Guarda questo bracciale: somiglia molto ad una rete, è un elemento naturalistico, è un elemento che raccolgo in natura e lo raccolgo in Sicilia. Ma è anche la struttura interna della foglia di fico d’India, la parte legnosa dalla quale tiriamo fuori questa rete. 

Ma questo bracciale non racconta solo il solo territorio. Per me la rete ha un significato più profondo: è un elemento semiotico, un elemento che racconta come l’evoluzione dell’uomo si sia svolta anche grazie a questo strumento. La rete, come concetto, rimanda alle connessioni tra le persone;  ma può essere anche una rete da pesca, utile a procacciare cibo e ricchezza, dunque sopravvivenza. La rete è vita. 

Questi sono concetti che, dal neolitico ad oggi, ci hanno sempre accompagnato. Oggi, se noi pensiamo alla rete, la prima cosa che può venire in mente è il network. Noi comunichiamo attraverso una rete. La rete non solo ci imbriglia, ma ci libera. I suoi nodi e le sue connessioni ci consentono di arrivate in tutte le parti del mondo. Un bracciale di questo tipo è un oggetto d’arte perchè esprime concetti contemporanei, ma legati a un passato ancestrale. Non abbiamo fatto altro che riferirci alla sua ancestralità per portarla nella contemporaneità. Noi possiamo avvalerci di tanti modi: l’oro, l’argento, le pietre prezionse. Questo poi è un fatto estetico che comunque aggiunge ulteriore valore all’oggetto.

Cosa intendi quando dici che il gioiello può essere espressione di un’individualità?

Il gioiello viene scelto, ma al contempo il gioiello sceglie la persona. Le due cose sono reversibili. Il mio gioiello si rivolge a persone che hanno una certa sensibilità, sia in senso culturale sia come qualità interiore. Il gioiello pensato per loro diventa un qualcosa che diventa tutt’uno con la persona. 

Pensiamo al tatuaggio: il tatuaggio è un elemento permanente che identifica una persona e la persona si identifica col tatuaggio, il quale a sua volta esprime per sempre un lato del suo portatore. 

Il gioiello, al contrario del tatuaggio, non è permanente. Può essere tolto e indossato di nuovo. Forse consente un libertà in più: oggi mi posso esprimere in un modo, domani in un altro. La bellezza di un gioiello è fatto estemporaneo, e identifica la persona in un ambito sia territoriale che globale, in un mondo in cui le connessioni tra le persone avvengono. Il gioiello mi accompagna, mentre mi relaziono con le persone.


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Articolo di Tiziana Bonsignore