Casa Brecceto: vini per passione, eccellenza per scelta

Articolo di Rosaria Carifano

Benvenuto nella nostra WebTV!

Entra nel mondo di Fortunato e guarda la nostra video intervista a Casa Brecceto sulla nostra WebTV!

Scopri di più

Quando parliamo di vino gli aneddoti sull’importanza della convivialità sono padroni della conversazione. Fin dai tempi antichi, il vino non si beve e basta, si condivide. È famiglia, amicizia, festa, emozione.

Quando parliamo del vino di Casa Brecceto, questi aspetti non sono solo conseguenza, ma sono addirittura premessa necessaria della sua stessa esistenza. 

Casa Brecceto nasce sui colli di Ariano Irpino da tre amici, quasi fratelli. E continua inglobando persone che tali diventano, perché si muovono sulla stessa frequenza della bella vibrazione che l’ha vista muovere i primi passi.  

Avviata per gioco e per passione, è oggi è un’affermata cantina di vini naturali di alta qualità che esporta l’Irpinia, nonché una precisa filosofia di produzione, cooperazione e attenzione al territorio, in tutto il mondo. 

A raccontarci la storia di Casa Brecceto sono due dei sei soci dell’odierno gruppo: Fortunato Sebastiano, enologo, che si occupa della produzione e della supervisione della parte viticola ed enologica, e Mario Manganiello, che si definisce il “jolly”, il factotum, ed è il maestro dell'accoglienza. 

Innanzitutto, che cosa significa “Casa Brecceto”?

Casa, perché per noi fare il vino è stare in famiglia.  L’abbiamo sempre concepito come una festa, l’accoglienza per noi è fondamentale. Brecceto, perché è il nome della contrada dove sorgono la nostra attuale cantina ed alcuni dei nostri terreni, quelli dei bianchi, ricchi di “breccia” irpina.  Abbiamo unito le due cose.

Come ha avuto origine la sua storia?

Riprendendo un vecchio progetto iniziato nel 2001 da tre amici che vengono da tre mondi completamente diversi e che avevano già vissuto tante avventure insieme. Fortunato Sebastiano, enologo. Oto Tortorella un informatico che lavorava sempre chiuso in una stanza, ad una scrivania, che ad un certo punto ha sentito un forte richiamo alla natura, all’essere testimone del passare delle stagioni. Igor Grassi, infine, che si occupa di grafica. I tre decidono di iniziare a produrre un po’ di vino, e cominciano l’avventura con quello viene comunemente chiamato “vin de garage”. All’epoca l’ondata dei “garagisti”, supportata dalla rete dei centri sociali, era forte. Luigi Veronelli (giornalista e divulgatore enogastronomico, fondatore di Quattrocalici, ndr) diceva che bere il vin de garage fosse l’unico modo per assaggiare i veri vini naturali. Producevamo principalmente aglianico, quello che poi sarebbe diventato il nostro Pitatza: un taurasi fuori denominazione, che faceva tre anni di legno (a volte qualcosa in più, in base alle annate) e un anno in bottiglia. Avevamo una piccola distribuzione unicamente amicale e per pochi fortunati al di fuori dei circuiti commerciali classici, per bere insieme a famiglie ed amici alle nostre feste. 

Quando avviene la svolta?

Nel tempo, al progetto si uniscono altri amici e, nel 2018, capita l’occasione di acquistare dei terreni e di fondare la cantina. Spesso scherziamo, dicendo che abbiamo fatto il passo “al compimento della maggiore età”. Era maturata in noi la voglia di fare le cose per bene e di fare altri vini. Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare anche con uve da fiano, greco, coda di volpe, piedirosso, arrivando alla gamma di vini che caratterizza Casa Brecceto. Produciamo i vini della tradizione in una zona che originariamente non era nota per questo, ma che ha delle sue caratteristiche importanti.

Cos’è Casa Brecceto oggi?

Una cantina che lavora con i più importanti vitigni irpini e li interpreta grazie alle particolarità del territorio in cui sorge. In questa zona, quella che viene comunemente detta geologicamente la “Sella di Ariano”, abbiamo dei terreni molto caratteristici. Ritroviamo fossili marini nei terreni a base arenaria dei vigneti, soprattutto dove abbiamo le uve da aglianico, elemento che dona al vino una grande eleganza e finezza. Con i bianchi copriamo i principali vitigni irpini. Il fiano, vitigno importantissimo, tra i migliori bianchi italiani, che si presta ad ottimi invecchiamenti; il greco, con la sua struttura “da rosso vestito da bianco”; la coda di volpe, con la sua immediatezza. Tra i rossi, abbiamo aglianico, piedirosso, e stiamo facendo delle prove con lo sciascinoso. 

Oggi i soci di Casa Brecceto sono Maria Teresa Ciccarelli (amministratrice), Fortunato Sebastiano, Igor Grassi, Mario Manganiello, Raffaele Grasso e, da quando Oto purtroppo è venuto prematuramente a mancare, è subentrata Maria Elena Grasso, sua moglie. 

I vostri vini sono per definizione “naturali”. Cosa vuol dire?

È un’etichetta che ci è arrivata molto dopo, a sugellare un’idea di produzione che per noi era quella e basta. Vuol dire fare vino in modo artigianale e rispettoso, senza l’ausilio di grandi tecnologie né di interventi particolari in fase di produzione. Solo una grande attenzione alla selezione della materia prima, alla pulizia in cantina, all'esecuzione delle pratiche più adatte ad accompagnare la trasformazione dell'uva in vino, senza stravolgimenti. Il vino non si fa da solo, è naturale nella misura in cui l'uomo fa parte della natura, e questo è vero quanto più l'uomo è vicino ad essa. Per quanto riguarda la parte agricola, lavoriamo le uve che provengono da vigneti condotti in agricoltura biologica. Facciamo uso – a modo nostro – di preparati biodinamici per rivitalizzare i suoli e gestirne al meglio la parte microbiologica.

Per quanto concerne la cantina, invece, facciamo fermentazioni spontanee sia sui rossi che sui bianchi, e macerazioni interpretate a seconda dell’annata e del vitigno. Sui bianchi non superano quasi mai le due settimane e sono spesso indirizzate a caratterizzare i vini in maniera importante. Questa impostazione la riportiamo anche sugli affinamenti dei vini, dove usiamo diverse matrici, come acciaio, terracotta, legno. Per esempio per il piedirosso stiamo lavorando delle vasche di vetroresina che ci stanno restituendo una bell’eleganza sulla trama tannica di questo vitigno. La tecnologia è ridotta al minimo. Lavoriamo con tini aperti, torchiamo quasi sempre a mano oppure con una piccola pressa pneumatica. Niente di più. Per noi “vino naturale” connota qualcosa che parte dal vigneto in maniera pulita e coerente con l’artigianalità dei vini.

Quali sono i vostri prodotti di punta? 

Non facciamo differenze. La nostra produzione è composta da Nadar (fiano), Sassafrass (greco), Lapoderosa (coda di volpe), Guizzo (aglianico e piedirosso), Il Picaro (piedirosso e sciascinoso), Granma Rosato (rifermentato piedirosso e aglianico), Granma Bianco (rifermentato falanghina e fiano), Pitatza (aglianico), Scazzuso Rosso da litro (aglianico e piedirosso), Scazzuso Bianco (fiano, greco e coda di volpe).

Esportate anche all’estero?

Abbiamo una produzione piccola, frutto dei nostri 3 ettari di terreno. Per il 50% vendiamo all’estero: Canada, Stati Uniti, Australia, Taiwan, Centro Europa. La restante parte si può trovare in locali selezionati delle più grandi città italiane. 

Progetti per il futuro?

Di sicuro, continuare a fare vino in modo naturale e con divertimento, creando valore per tutti. E poi aumentare un po’ la produzione, acquisendo nuovi vigneti. Vogliamo inondare il mondo con i vini di Casa Brecceto! Scherzi a parte, ci piacerebbe anche riuscire ad ospitare sempre più persone. Invitiamo sempre i nostri clienti in azienda. Il rapporto che si instaura passando una giornata con noi è fondamentale, anche per chi parlerà poi dei nostri vini a terzi. Ci interessa mantenere questo livello di qualità facendo arrivare il vino alle persone giuste.


Dalle cantine sociali agli Stati Uniti. Le Tenute Cuffaro di Rosario
Articolo di Tiziana Bonsignore