In viaggio tra trulli e muretti a secco con Antico Mestiere

Articolo di Paolo Priapo

Un tuffo nel passato insieme a Martino Franza, artigiano della pietra. Antico mestiere è la società di cui è a capo che preserva molte tradizionali strutture in pietra tipiche del territorio Salentino e non. Quelle che erano opere di necessità sono diventate, oggi, simbolo di appartenenza e hanno valore artistico. Un viaggio tra trulli, muretti a secco, pajare e basolati.

Ciao Martino, chi sei e some nasce la tua azienda Antico Mestiere?

La mia storia affonda le radici in quelle di mio padre, e prima di lui mio nonno, i quali già lavoravano le pietre. A me non piaceva la scuola, non si dovrebbe dire ma è così, allora mio padre decise di portarmi insieme a lui nei cantieri. Avevo quattordici anni, ora ne ho trentotto e la mia passione non si è mai fermata. Appena compiuti i diciotto anni ho subito colto l’occasione di aprire la ditta Antico Mestiere, che oggi conta dieci dipendenti ed è una società. Viaggiamo per tutta la provincia di Lecce per costruire trulli, muretti a secco,, basolati antichi e nuovi, pavimenti in pietra e tanto altro ancora.

Quali sono le costruzioni che realizzate maggiormente?

Di sicuro il tipico basolato salentino, ovvero la pavimentazione solitamente utilizzata nei borghi o centri storici pugliesi, che nel leccese è molto diffuso. È costituito da pietre grandi pietre che vendono, oggi, antichizzati a mano, e si distinguono per bellezza e resistenza, infatti, la scelta del basolato ha una resistenza elevata alle intemperie e meno soggetto alla creazione di buche. Costruiamo, inoltre, il tipico muretto a secco. I muretti a secco nascono dagli “scarti” agricoli, queste pietre erano dapprima accumulate durante la fase di aratura, in seguito venivano riutilizzati per varie costruzioni, tra cui i muretti a secco. Insiemi ai muretti, di stessa origine sono i trulli, più famosi quelli di Alberobello, che nella zona salentina erano chiamati “pajare” e servivano sia come alloggio di emergenza per i contadini che passavano moltissimo del proprio tempo nei campi. Mio nonno mi raccontava di come nascevano anche bambini nei trulli. Allo stesso tempo potevano essere utilizzati come ricovero per animali. Un vecchio prodotto povero che oggi è arte. Costruiamo anche “volte a botte”,  che si contraddistingue dal fatto che era realizzata a secco e permetteva una resistenza enorme al carico, data la particolarità della struttura a semicerchio. Esiste un detto “arco e colona, carica quanto vuoi che mai scolonna”. Costruzioni antichissime sono ancora li a svolgere il proprio dovere.


Quali sono le fasi per realizzare una delle vostre opere?

Naturalmente si fa prima un sopralluogo per capire le possibilità di messa in pratica dell’opera. Poi si passa alle cave locali dalle quali ci procuriamo il tufo o le pietre di cui necessitiamo. Una volta ottenuta e portata sul luogo di lavoro, si passa alla “rottura” a mano di ogni pietre, una ad una. Molto importante questo passaggio che permette di avere delle pietre precise da poter utilizzare con maggiore precisione e duttilità nelle fasi successive. Nel caso dei muretti a secco, questi vengono costruiti come una sorta di piramide dove, all’esterno vengono poste le pietre più grandi e all’interno quelle più piccole per permettere gli incastri. 

Per i trulli si procede in modo simile, tenendo conto che la base è circolare, prima perciò si fanno le fondamenta. In seguito, si sviluppano le pareti, dello spessore di circa un metro, per poi procedere con la costruzione del padiglione, ovvero il tetto, dalla forma a cupola. Una particolarità è che di solito viene lasciano un foro al centro della cupola, chiamato pozzo luce, poiché lo spessore generoso delle pareti non permette alla luce di entrare facilmente e in modo uniforme. 

Per quanto riguarda il basolato antico, ai tempi di mio nonno veniva utilizzata terra oleosa, in quanto esistevano solo carrozze, oggi invece si utilizza il massetto umido, si lasciano delle fughe che permetto una colata di cemento, questo procedimento fa sì che le pavimentazioni possano resistere alle sollecitazioni moderne delle auto o camion, e allo stesso tempo rendono ancora più resistente il pavimento.

Quali sono i progetti per il futuro?

Dal mio punto di vista cerco sempre di puntare al massimo. Nel nostro campo c’è sempre possibilità di crescere, se si vuole, di imparare cose nuove e questo ci ha portati sempre a migliorarci. Mi preme il fatto dei giovani. La mia più grande speranza è che possano avvicinarsi a questo mestiere che sì costa tanta fatica e soprattutto pazienza ma permette soddisfazioni uniche una volta che si vedono i lavori finiti. Il nostro settore vede una carenza di personale e maggiormente di giovani che abbiano voglia di imparare per conservare le nostre tradizioni. Le nuove tecnologie devono integrare il passato, ma le tradizioni devono essere preservate, esse ci dicono chi eravamo per permetterci di vedere al meglio le strade che vogliamo intraprendere. Questo è ciò che spero.


Le moderne ceramiche di Xoparo Design
Articolo di Silvia Lago