Solimene Art: l’artigianato empirico e contemporaneo

Articolo di Daniela Attanasio

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L’artigianato in Campania è uno dei vanti della regione. A Cava de’ Tirreni, a pochi passi da quella perla conosciuta in tutto il mondo che è la Costiera Amalfitana, nasce un laboratorio che effonde arte appena si varca la porta del laboratorio. Ad accoglierci c’è Pierfrancesco Solimene, proprietario di Solimene Art, il quale sta portando avanti la passione per l’arte che è una vera e propria tradizione di famiglia. 

Il laboratorio è posto sulle colline della valle metelliana, mentre lo showroom è situato nel pieno centro della cittadina definita “La piccola Svizzera”.


Innanzitutto, come nasce Solimene Art?

La Solimene Art viene fondata nel 2003, da mio padre e mia madre, anche se l’attività ceramica è un’attività di famiglia: da mio padre, da mio nonno e dal mio bisnonno che facevano ceramica. Quindi, io sono la quarta generazione di ceramisti. 


Quali prodotti producete e a quale settore appartiene la sua azienda?

Facciamo ceramica. Il settore che prediligiamo è quello dell’arredo casa e della tavola. Quindi, facciamo dai pezzi di arredo ai vasi ornamentali fino ai piatti per la tavola e con tutto quello che occorre per riempire le tavole delle nostre case. 

Noi facciamo maioliche, cioè facciamo una ceramica che è dipinta soprasmalto. Il processo è interamente manuale. E, quindi, rispecchiamo un po’ i canoni classici del fatto a mano, ma con una visione di forme estremamente contemporanea. 


Quali sono le tecniche di lavorazione utilizzate in azienda? E quale è il prodotto che ha maggiore risonanza nella vostra produzione?

Allora, il processo di produzione si sviluppa in questo modo: partiamo dall’argilla, che è la materia base, che viene modellata e lavorata. Successivamente, viene essiccata e cotta. Quindi, abbiamo la prima cottura. Poi, avviene il processo di smaltatura del pezzo, di decorazione e della seconda cottura. La seconda cottura arriva fino a 960°, quindi, stiamo parlando quasi di mille gradi. 

Qui abbiamo uno dei prodotti must della nostra produzione che è quello delle alici, dove il decoro viene sviluppato tramite tre pennellate semplici di colore blu, celeste e grigio. E con poche linee si ha il dettaglio degli occhi e della coda. Diciamo che questo è un prodotto che produciamo molto e ricorda molto le nostre zone, il Mediterraneo, e quindi è molto in voga in questo momento. 

Soffermandoci sulla figura dell’artigiano, invece, mi piace dire che l’uomo artigiano, soprattutto chi fa ceramica, è in qualche modo un piccolo chimico. Nel senso che in maniera empirica, cioè per esperienza, fa degli esperimenti e produce delle cose: toni di colore, smalti e superfici che vengono fuori tramite la sperimentazione. Quindi, totalmente in maniera empirica diventa un uomo artigiano padrone degli elementi. Questa è una cosa che mi piace dire perché in questo momento in cui c’è un’attenzione sul virtuale, quindi, sul non materico, questo mestiere riesce ad avvicinarsi un po’ al reale, cioè a qualcosa che si tocca e si produce con le proprie mani e con la propria mente. Questa piccola parentesi mi piaceva farla perché è una delle cose che mi spinge a fare questa professione.


I vostri prodotti vengono esportati anche all’estero?

All’estero abbiamo delle vendite. I mercati più forti sono quelli asiatici da un lato e nordamericani dall’altro, dove ci sono dei rivenditori che vendono i nostri prodotti, oppure ci capita anche ai privati in maniera più diretta tramite il nostro shop online. Vendiamo in tutto il mondo senza problemi. Oggi la tecnologia serve come mezzo per far conoscere il proprio lavoro, quindi, cerchiamo di sfruttarlo al meglio. 


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