Via dei Coronari, a pochi passi da Piazza Navona, è secondo l’autorevole rivista 'Architectural Digest' tra le dieci strade più belle del mondo. I titolari della ditta Creart, Fredy Suarez Tobar e Anna Spadini, hanno scelto proprio questo luogo magico per aprire il loro negozio e lo onorano inserendo la bellezza delle loro ceramiche in un “set” altrettanto suggestivo: l’ambiente ricorda una casa pompeiana, con le pareti rosse e gli irrinunciabili capitelli. Sulle mensole che ingombrano le pareti notiamo continui richiami alla Roma antica: riproduzioni di monumenti come la Bocca della Verità, aquile imperiali, teste di medusa, ma anche finti mosaici, veri e propri bassorilievi in ceramica, addirittura la riproduzione di antichi giocattoli d’epoca classica. Accanto a questi, l’immancabile stemma dell’A.S Roma e simpaticissimi gatti che uniscono lo stile “antico” a un soggetto moderno e “pop”.
La realtà di Anna e Fredy è il risultato di un lungo percorso, che affonda le radici in una tradizione familiare votata all’arte visiva da generazioni e si è snodato, nel tempo, correndo sul filo tra l’artigianato e l’archeologia.
Anna, raccontaci la storia dell’impresa che condividi con tuo marito: qual è stato il vostro percorso?
Sono Anna Spadini della ditta Creart Roma, il cui titolare è mio marito Fredy Suarez Tobar. Ha origini colombiane ed è venuto in Italia per studiare: è così che ci siamo conosciuti. Insieme abbiamo inizialmente lavorato nel campo dei restauri, per molti anni: la ditta che avevamo fondato insieme si chiamava Opus restauri e interveniva soprattutto nel recupero mosaici e stucchi nei siti archeologici. Fredy ha anche collaborato a restauri importanti, come il rifacimento delle cornucopie della fontana di Trevi. Dopo anni di restauri e trasferimenti continui soprattutto al Nord Italia abbiamo deciso di tornare a Roma e riprendere la nostra prima attività, la ceramica. Io sono figlia di ceramista, mentre mio marito lavora l’argilla fin dalla più tenera età, quando rubava la terra alle piante della madre per costruirsi dei giocattoli. Piano piano abbiamo deciso di cominciare una produzione artistica molto particolare, rivolta al pubblico (quindi con costi non elevati) ma allo stesso tempo basata sull’idea del pezzo unico. Ogni creazione, anche quando viene riprodotta molte volte, è sempre basata su un’idea originale e sempre prodotta a mano, diventando di fatto unica.
Inizialmente avevamo un negozio a Corso Vittorio Emanuele, che però era una zona un po’ “morta” per quanto riguarda la vendita del nostro tipo di prodotti, e poi nel 2020 ci siamo spostati dove ci troviamo ora, in un luogo bellissimo come via dei Coronari. Abbiamo ristrutturato totalmente il nostro locale a mano, senza interventi esterni, e lo abbiamo trasformato in un piccolo museo: l’ambiente ricorda una casa antica, pompeiana, e le nostre ceramiche rispecchiano perfettamente l’ambiente che le accoglie.
Che tipo di manufatti realizzate? Quali sono i più richiesti?
I nostri prodotti sono tantissimi: in produzione ne contiamo circa trecento. Osservandoli si nota l’influenza del nostro passato, quando lavoravamo nel campo archeologico e quando realizzavamo oggetti per i bookshop dei musei. Abbiamo molte lupe capitoline in diverse forme, abbiamo soggetti architettonici come Palazzo Barberini, ma i prodotti più richiesti sono quelli d’ispirazione storica, come i ritratti degli imperatori romani e le riproduzioni dei monumenti storici. Non per questo rinunciamo a seguire la nostra fantasia: pezzi molto richiesti e di nostra invenzione sono ad esempio i gatti, che i turisti amano molto anche se non vengono dall’iconografia classica. Siamo riusciti, con successo, a inserirli nel contesto. Ricordando il nostro passato di restauratori, un’altra produzione su cui puntiamo sono le piastrelle a finto mosaico con tanti soggetti diversi, dalla medusa romana all’oroscopo. La vendita di questi pezzi è tale che ne restiamo continuamente sforniti!
Nella vostra storia, oltre alla vendita diretta, si contano anche commissioni di alto livello…
Abbiamo lavorato, come dicevo prima, per i bookshop dei principali musei di Roma e anche per gli Uffizi. In seguito ci s