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Quella creata da Fiorella Carone e Gabriele Giustiniani con la figlia Giulia è ben più che una famiglia: è una solida attività che spazia a trecentosessanta gradi nel mondo della ceramica.
Il laboratorio di via Bruno Buozzi, nel centro di Genzano di Roma, è stato creato da Fiorella e Gabriele più di venticinque anni fa non smette di essere una creatura in evoluzione. Poco lontano dal piccolissimo spazio storico sta infatti nascendo un nuovo, grande negozio-laboratorio che Gabriele sta ristrutturando e allestendo con le proprie mani; nel frattempo, Giulia si prepara a raccogliere il testimone dei genitori, rilanciando l’attività anche sotto il segno della tecnologia.
Fiorella, qual è la storia del tuo laboratorio di ceramica artigianale Fiorella Ceramic?
FIORELLA: Ho iniziato a giocare con vari materiali quando ero bimba e dopo un percorso di pittura e acquerello mi sono avvicinata alla ceramica, attività che non ho più lasciato e che - ormai lo so - connoterà il resto della mia vita. Come è successo a me con mio padre, che mi stava accanto nel lavoro, io mi sono affiancata a mia figlia: alla fine i figli seguono quasi sempre le tracce dei genitori. In questo momento sto passando le consegne del lavoro proprio a Giulia, che ha fatto studi diversi ma apprezza e porta avanti la materia ceramica con una sua linea di prodotti.
Fiorella Ceramic si trova a Genzano di Roma da oltre venticinque anni: il nostro laboratorio è molto piccolo, ma in compenso ha legami con tutta Italia e anche fuori. Per un certo periodo abbiamo anche avuto un negozio al centro di Roma, ma è stata un’esperienza deludente, perché la clientela era turistica e poco interessata al valore degli oggetti che proponevamo.
Allora abbiamo iniziato a lavorare spostandoci di fiera in fiera grazie agli eventi internazionali legati alla ceramica: la prima tappa è stata, nel 2008, Argillà di Faenza, una festa prestigiosa che univa artigiani selezionati da tutta Italia. Da lì, nel giro di poco tempo, siamo entrati in un “giro” europeo, confrontandoci con organizzazioni che mi hanno aiutata ad aprire la mente. Ho avuto delle belle esperienze in Olanda e in Francia, anche se l’approdo più significativo è stato il mercato di Gmunden, in Austria: lì finalmente ho potuto incontrare dei ceramisti del Giappone, vedendo dal vivo come lavoravano.
Con il Covid, che ci ha imposto un fermo improvviso, abbiamo messo in pausa i nostri viaggi per scoprire e incrementare il lato virtuale del lavoro, con uno shop aperto da mia figlia Giulia che ci sta portando a lavorare serenamente in diversi continenti.
Giulia, qual è stato il tuo percorso finora?
GIULIA: Sono cresciuta dentro il laboratorio e ho imparato a lavorare la ceramica in modo molto spontaneo e naturale. Crescendo ho completato questa competenza con studi di design: per un po’ ho vissuto fuori, poi ho deciso di tornare a casa. Così, io e mia mamma abbiamo iniziato a lavorare insieme, unendo le nostre competenze. Lei ci ha messo la sua tecnica e la conoscenza della materia, io i miei studi e i nuovi macchinari che ho introdotto, come la stampante 3D. Mi sono dedicata anche alla digitalizzazione dell’attività e all’apertura dello shop.
Le nostre sono due generazioni che si confrontano bilanciando la tradizione e l’innovazione, dandosi anche modo di “giocare” insieme.
Tra le tecniche che vi distinguono a livello internazionale c’è la ceramica “Raku”. Di che si tratta?
FIORELLA: Si tratta di una tecnica giapponese nata nel XVI secolo e legata alla filosofia Zen: nasce, in origine, per preparare le tazze da dedicare alla tradizionale cerimonia del tè. Quando l’oggetto viene smaltato, quindi cotto una seconda volta, nell’approccio tradizionale rimane nel forno a raffreddare per ridurre il rischio di rotture; nella ceramica Raku, invece, viene estratto e messo all’esterno non appena lo smalto fonde (parliamo di temperature vicine ai 900 gradi). A quel punto si può intervenire aggiungendo materiali per ottenere effetti particolari che rendono unico l’oggetto, anche sfruttando gli effetti creati dallo shock termico.
Il mio obiettivo è sempre stato rendere la tecnica orientale Raku un po’ più “nostra”, unendola con l’antichissima tecnica etrusca delle Terre sigillate. La tecnica si chiama così perché l’oggetto viene immerso in un’argilla decantata in acqua piovana per circa tre mesi: questa permette una sigillatura perfetta dell’oggetto senza l’uso della vetrina. Quindi, unendo la tecnica giapponese e quella mediterranea creo oggetti che sono perfettamente lisci, impermeabili, e soprattutto unici! Gioco volentieri con i materiali diversi, unendo ad esempio argilla bianca e rossa. Personalizzo gli oggetti ancora di più utilizzando il crine di cavallo che, bruciando in cottura, lascia dei disegni particolari. È con questo mix di tecniche che ho sempre partecipato agli eventi internazionali.
Voi a Fiorella Ceramic lavorate anche con il gres…
FIORELLA: Sì, in particolare con il gres nero, come il vaso che vedi: la parte inferiore è stata levigata, mentre la parte superiore è lavorata a mano per dare un effetto naturale. Al gres aggiungiamo spesso polvere di porcellana e smalti autoprodotti per creare una serie di effetti che ricordano elementi naturali come le rocce e il mare. La caratteristica del nostro laboratorio, infatti, è cercare di rendere attraverso la ceramica anche altre materie come il metallo, il marmo o la pietra. La ceramica è la materia prima che l’uomo ha sempre usato, una base sulla quale noi continuiamo a sperimentare, mischiando tecniche e suggestioni, per ottenere prodotti completamente nuovi.
Come unite le tecniche di derivazione antica con uno strumento nuovo come la stampante 3D?
GIULIA: L’idea di inserire strumenti innovativi nel laboratorio nasce dall’idea di incrementare le nostre possibilità di creazione. La stampante 3D che possediamo è specifica per la ceramica: ha un braccio che si muove in modo simile a un arto umano modellando pian piano il pezzo. La nostra intenzione non è usare la stampante 3D per sostituire la manualità. Ci interessa piuttosto utilizzare la macchina per creare quelle texture che a mano è quasi impossibile realizzare. Già la ceramica è un mondo che permette di sperimentare tantissimo, ma con la tecnologia possiamo osare ancora di più!
Vendete anche all’estero la vostra ceramica artigianale?
GIULIA: Grazie al nostro shop onlineGIULIA: Grazie al nostro shop online, attivo da circa tre anni, possiamo esportare in tutto il mondo. Finora non abbiamo avuto un magazzino molto grande: ecco perché, dal momento dell’ordine, ci prendevamo una quindicina di giorni per realizzare il pezzo e spedirlo. Ora stiamo allestendo un nuovo laboratorio, più grande, non solo per produrre meglio ma anche per avere più magazzino e gestire meglio gli ordini online. Il nostro shop ha sempre avuto riscontri positivi in Europa: abbiamo venduto molto in Danimarca e Spagna. Siamo arrivati a spedire le nostre creazioni anche in Cina.
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