Michel Eggimann, il maestro liutaio devoto alla bellezza

Articolo di Alessia Matrisciano

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Michel Eggimann, maestro liutaio svizzero naturalizzato italiano, lavora in una minuscola bottega nelle vicinanze di Campo dei Fiori, nello storico rione Parione di Roma. Ma le dimensioni non ingannino: qui sono nati violini e viole che hanno fatto il giro del mondo, e non certo su palchi secondari. Eggimann ha lavorato, tra gli altri, per musicisti di fama internazionale come Uto Ughi e Augustin Hadelich. Siamo andati a trovarlo per chiedergli qualcosa in più sul suo affascinante mestiere.

Liuteria di Michel Eggimann

Michel Eggimann cosa ti ha portato a Roma dalla Svizzera per aprire la tua bottega da liutaio?

Io ho sempre voluto fare il liutaio, fin da adolescente. Studiare non mi piaceva, ero appassionato dei lavori manuali. Suonavo il violino, ma mi sono presto reso conto che il palcoscenico non faceva per me: ecco perché sono passato dall’altra parte.

Ho conosciuto un liutaio nella mia città, in Svizzera, che mi ha aiutato a costruire il mio primo violino. Lui era uscito dalla scuola di Cremona e ho pensato di seguire la sua stessa strada. Quindi sono uscito di casa sbattendo la porta (i miei genitori non volevano che facessi il liutaio) e sono venuto in Italia. Mi sento più italiano che svizzero! Dopo Cremona ho vissuto sedici anni in Toscana, a Lucca. Ma il mio sogno era venire a Roma, una città che per me è meravigliosa e dalla quale non me ne andrei più. Quattordici anni fa ho aperto la mia bottega "Michel Eggimann" in questo rione meraviglioso, che ho amato fin dal primo giorno.

In cosa sei specializzato?

Costruisco solo violini e viole. Non mi occupo di violoncelli. Costruire un violoncello è un processo lungo, complicato e faticoso: ne ho fatti dieci e poi ho detto basta. Il violino, essendo piccolo, è un gioiellino che si può curare: nel mio essere mi sento più vicino al violino, anche perché da “pischello” lo suonavo.

La scuola di Cremona era molto severa e orientata al nuovo, ma io ho sempre amato una leggera antichizzazione: costruisco violini che hanno un’aria di “già vissuto”. Altri colleghi realizzano copie identiche di originali del Settecento, ma io amo personalizzare le mie creazioni, che sono ispirate agli strumenti antichi ma cercano una maggiore piacevolezza all’occhio. Naturalmente il suono viene prima di tutto ma, come diceva un grande violinista, “io non potrei mai suonare un violino brutto”.

Infine mi occupo di restauro e messa a punto acustica. Questa consiste nell’affinare il suono per ottenere la massima potenzialità dello strumento. Ho avuto in questo campo esperienze meravigliose con musicisti molto esperti ed esigenti, che mi hanno aiutato a conoscere tutti i segreti della messa a punto acustica.

Strumenti di lavoro di Michel Eggimann

La bottega Michel Eggimann vanta una clientela d’eccezione…

Tra i clienti più importanti ho avuto Uto Ughi: non solo ho realizzato per lui un violino, ma curo anche i suoi strumenti antichi, tra cui un Guarneri e due Stradivari. Un altro che mi ha comprato un violino è stato Augustin Hadelich, allora a inizio carriera e ora uno dei solisti più importanti in Europa. Dopodiché lavoro per tutto il mondo, dal Giappone alla Corea, all’America. In quarant’anni ho costruito più di trecento strumenti e non ho più bisogno di muovermi per andare in cerca di una clientela.

Il tuo sembra un settore “tradizionale” e potenzialmente minacciato dall’industria. È davvero così?

No, per fortuna non è così: il mio settore è abbastanza privilegiato, perché c’è una grande richiesta. A Roma ho venduto tanti violini a ragazzi giovani, tra i dodici e i quindici anni, dotati di un talento incredibile. Questo mi sembra un fenomeno nuovo: una volta usciva ogni tanto un giovane talento, mentre adesso ne siamo pieni. C’è molta più gente che suona il violino e molta più passione per la musica classica di quanto non si possa pensare. 

Il liutaio Michel Eggimann

Come vedi il futuro della tua attività, una volta in pensione?

Non andrò mai in pensione! Voglio continuare a lavorare e, tra parentesi, penso che lo Stato mi darebbe veramente troppo poco. I miei figli non hanno voluto seguire le mie orme, ma per fortuna ho trovato Fabrizio Frattocchi, il mio assistente, che è venuto ad imparare da me ed è stato talmente veloce e bravo che ormai lavora stabilmente con me da tanti anni. In lui vedo un erede sicuro e avergli insegnato il mestiere mi ha dato molta soddisfazione.

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