Nelle vie del centro di Bologna c’è un laboratorio che letteralmente trabocca d’arte. Tra i diversi artisti presenti, che utilizzano lo spazio in co-working, troviamo Natalia, la fondatrice del progetto Pepaflaca Ceramics.
Di origine colombiana, Natalia ha scelto di specializzarsi nell’arte della ceramica a Faenza. Ha poi deciso di trasferirsi definitivamente a Bologna, dove ha aperto il suo laboratorio e trovato l’amore.
Buongiorno Natalia, grazie per averci accolto nel tuo laboratorio. Vuoi raccontarci la tua storia?
Certamente, grazie a voi. Mi chiamo Natalia, sono colombiana e ho studiato arte laureandomi a Bogotà, la mia città natale. Ho svolto una tesi in ceramica, ma purtroppo non potevo approfondire di più. Sulla ceramica non c’erano corsi specializzati, quindi ho iniziato a lavorare nella scuola italiana, e qui ho conosciuto una collega di Pesaro che mi ha consigliato di venire in Italia a studiare. Nello specifico mi ha consigliato di approfondire l’arte della ceramica a Faenza, città specializzata proprio in questo settore. Quindi ho deciso di venire qui e ho frequentato un biennio in ceramica industriale. Si è trattato di una specializzazione diversa rispetto a ciò che avevo studiato, e in più ho imparato l'italiano durante il corso. È stato un corso super completo per me!
Ogni anno tornavo in Colombia per Natale, e volevo portare qualche regalo alle mie amiche. Però, siccome ero studentessa e non lavoravo, non potevo portare una valigia grande e non potevo comprare quasi niente. Men che meno mi potevo permettere regali costosi. Quindi ho iniziato a creare piccoli oggetti per le mie amiche e per mia sorella: sono letteralmente impazzite dall’entusiasmo e mi hanno gasato un sacco! Mi dicevano "E dai, provaci, fammi altri orecchini!" e lì è nata l'idea di creare gioielli con la ceramica.
All'inizio non è stato facile, dato che avevo studiato maggiormente la ceramica industriale, che riguardava per lo più le piastrelle. Ho fatto anche due tirocini in aziende che non c'entrano niente con il design di gioielli, però mi hanno insegnato a usare tipo gli smalti, a preparare gli impasti, a capire come funziona la materia.
Durante il corso a Faenza ho scoperto la porcellana, un materiale che per me era nuovo perché in Colombia si studiano i vari tipi di ceramiche ma non si trova questa materia prima, l'argilla bianca. In Colombia ci sono tante terre tipo terracotta, terraglie, ma non le tipologie che posso trovare qui.
Durante il corso mi hanno insegnato la tecnica del lustro, ossia l'applicazione del metallo sulla porcellana che mi è sembrata quasi magia all'inizio! Poi ho capito che un è processo chimico, nel quale la resina evapora, lasciando il metallo sulla porcellana.
Tutte queste nuove conoscenze mi hanno aiutata a creare una sintesi delle materie che avevo studiato, creando una miscela straordinaria!
La tua storia è veramente interessante! Qual è il significato del nome del tuo progetto, “Pepaflaca”?
Pepaflaca deriva dal soprannome che mio papà mi ha dato quando ero piccolina. “Peppa” significa “ragazza rotonda”. Poi sono dimagrita, però la faccia mi è rimasta rotonda. In pratica mio padre ha creato un gioco di parole. Oggi mio papà mi chiama ancora “Pepita” è un nome un po’ buffo, ma per me molto bello!
Quando hai terminato il corso, come mai sei rimasta a Bologna?
Quando ho finito il corso sono rimasta in Italia per amore. Ho deciso di aprire questa realtà piano piano, ovviamente all'inizio ho dovuto fare altri lavori per mantenermi come l'hostess, l'interprete e anche l'insegnante di spagnolo. Per fortuna dopo un po’ il mio progetto è “esploso”, specialmente grazie al Festival di Sanremo!
In che senso?
In pratica, un giorno mi ha contattato su Instagram una ragazza per chiedermi degli orecchini per un evento a Sanremo. Sul momento ho pensato a una festa di paese, poi ho chiesto a mio marito se conoscesse questo evento e lui mi ha suggerito di accettare assolutamente. La ragazza in questione, che avrebbe dovuto indossare i miei anelli e orecchini alla più grande iniziativa musicale nazionale italiana, era la straordinaria cantante Gaia!
Grazie a lei molte persone hanno conosciuto i miei prodotti, da quel momento la pagina non si è più fermata, sta crescendo e continua a crescere ed è una cosa che ovviamente mi fa molto piacere, perché riuscire a vivere delle cose che tu crei come persona è un grande privilegio.
Ora parliamo un po’ dei tuoi prodotti
Diciamo che come settore merceologico parliamo principalmente di gioielleria.
Creo molti accessori. Tutti sono fatti a mano, tutti sono arricciati a mano, e sono tutti diversi. È molto difficile trovare tre piegature, quindi è impossibile farne un paio uguali. Questo penso sia un valore aggiunto.
Anche la pennellata cambia sempre a seconda delle curve della porcellana.
Dove ti procuri le materie prime per realizzare i tuoi gioielli?
I materiali li prendo tutti a Faenza, dove si trova il mio fornitore di argilla, lustri e smalti. Faenza è anche stata per molto tempo la mia casa, dove ho studiato, quindi ho mantenuto un forte legame.
Come fai a realizzare le tue opere e quale prodotto va per la maggiore?
Utilizzo dei forni appositi molto grandi. Il lato positivo è che riesco a preparare tanti accessori con una sola cottura. Sicuramente sono questi orecchini piccoli a forma di fiore, bianchi con smalto dorato o bianchi semplici. Questi sono i prodotti che vendo di più in Italia. Invece ho clienti in Giappone che impazziscono per orecchini molto più grandi, come quelli rettangolari che sembrano fatti di tessuto morbido, bianchi e con smalto dorato.
Per gli orecchini uso principalmente porcellana di tipo limonges. Ne ho provati vari tipi, ma alcuni mi hanno dato problemi, per cui ho optato per questa tipologia.
Una delle cose che dico sempre a tutte le mie clienti è che hanno in mano un prodotto unico. Due orecchini non sono identici, sono diversi anche tra loro, perché sono tutti fatti a mano e con una lavorazione molto particolare: cotti in un forno, diventano porcellana e, di conseguenza, sono molto delicati.
Per questo inserisco in ogni confezione un depliant, dove spiego il processo di produzione. Ricordando che questo prodotto è dello stesso materiale di una tazzina di caffè, per cui indossandolo non si rompe, ma se lo fai cadere sì. Questo anche per spiegare che nel caso in cui si rompessero uno degli orecchini, non potrò replicare l'esatta copia. In quel caso, chiedo di inviarmi una foto dell'altro per cercare di farlo simile, ma è comunque un oggetto unico.
Altra cosa molto importante è l'uso del colore. Cerco sempre di lasciare la porcellana più naturale possibile, ogni tanto uso qualche colore ma molto tenue e tinta pastello.
La mia linea di prodotti è indicata per chiunque avendo anche molti prodotti unisex.
Hai qualche progetto per il futuro?
Vorrei rinforzare i canali di vendita online. Vorrei migliorare l’aspetto SEO, il marketing online. Non mi dispiacerebbe anche fare delle collaborazioni con qualche brand, magari all'estero.
Però adesso il motto è continuare a crescere organicamente, migliorarmi sempre. Più si migliora la tecnica, più il prodotto risulta leggero. Inoltre sono sempre alla ricerca di nuovi materiali.