Terra Mater: figli orgogliosi dell’Irpinia da vivere, non solo a tavola

Articolo di Rosaria Carifano

L’Irpinia non è una terra semplice, non nasce morfologicamente ospitale. A renderla tale è l’umanità che la abita, insieme agli sforzi di chi ha deciso, con pazienza e costanza, di investirci tempo, sudore e risorse. 

Per questo, spesso, viene abbandonata dai suoi giovani, che la considerano un’ingrata matrigna, poco empatica e a tratti rancorosa, piuttosto che un’amorevole madre. 

Non la pensano così i fondatori di TerraMater, cooperativa sociale, che hanno deciso di fare impresa sul territorio per diffondere quanto di bello e buono l’Irpinia ha da offrire. Le produzioni agroalimentari d’eccellenza unite alla caparbietà di questi “figli” che la amano nonostante tutto, e si battono quotidianamente per valorizzarla. 

Patrick Salerno è il titolare di questa realtà nata nel 2005, che si trova a Frigento e si occupa di prodotti tipici di questa terra attraverso un laboratorio del settore conserviero.

L’esordio è stato con le composte di frutta, poi sono arrivati i sottoli, le creme salate, i sughi pronti. Tutto è realizzato con materie prime a chilometro zero, della sola provincia di Avellino, nel nome dell’inclusività e del fare rete.

Com’è nata l’idea di fondare TerraMater?

Dall’esperienza che, insieme alla mia famiglia, ho maturato nei mondi del volontariato e del Terzo Settore. 

Avendo conoscenza diretta di persone con disabilità, abbiamo pensato che poteva essere interessante creare un’opportunità per chi ha maggiori difficoltà ad essere inserito nel mondo del lavoro. Io ho studiato Tecnologie Alimentari alla Federico II di Napoli e così è stato naturale andare in questa direzione. 

Non secondaria come motivazione, è stata anche la convinzione di voler restare nella mia terra, e di volerne valorizzare le tipicità, proprio in un periodo in cui molti miei coetanei – invece – andavano via. Sono passati oltre 10 anni e adesso posso dire di aver fatto la scelta giusta, lo rifarei. Ma questa sicurezza me la dà il bagaglio esperienziale guadagnato, perché il percorso non è stato facile.

I fornitori di TerraMater sono tutti irpini…

Sì, e all’inizio il rapporto con loro non è stato facile. Innanzitutto, negli anni c’è stata una selezione che potremmo definire “naturale”. Qualcuno è entrato nella nostra realtà e altri ne sono usciti. Poi, quando all’inizio giravo con la valigetta, come un commesso viaggiatore d’altri tempi, e spiegavo la mia idea, molti erano scettici. In pochissimi sono stati accoglienti nella prima fase. È stato difficile vincere la diffidenza, ma oggi posso dire che siamo una realtà con un’identità ben precisa. 


Perché il nome “TerraMater”?

È stato scelto dopo un lungo dibattito tra amici, alcuni dei quali esperti di comunicazione. Io volevo che ci fosse “Terra” per simboleggiare il legame con il territorio. “Madre” ci sembrava scontato, quindi l’abbiamo latinizzato per andare ancora di più alle origini, ed ecco qua: la nostra realtà unita a chi ci ha fatto nascere. 

Quali sono le vostre produzioni di punta?

Siamo nati con le composte di frutta e sono quelle che realizziamo maggiormente. Siamo partiti dai prodotti verso i quali il nostro territorio è più votato, come la classica mela limoncella, la mela cotogna e la varietà antica della pera “mastantuono”, per arrivare oggi a contare oltre 15 composte differenti. Non sono mai disponibili tutte contemporaneamente, ma le produciamo nell’anno in base alla naturale disponibilità del prodotto. Poi, abbiamo puntato anche sul salato, quindi abbiamo iniziato a produrre sottoli con le melanzane, i funghi cardoncelli, i pomodori secchi, i broccoli aprilatici di Paternopoli (presidio storico Slow Food), trasformandoli anche in paté. Infine, sono arrivati i sughi pronti, in tre varianti. Classico al basilico, all’arrabbiata con aggiunta di peperoncino, e il nostro fiore all’occhiello: la salsa con la menta puleggio (in dialetto, puliejo), una varietà di mentuccia spontanea simile alla romana, tipica di queste zone dell’Alta Irpinia.

Qual è il prodotto che preferite a TerraMater e quello più apprezzato dagli acquirenti?

Non posso scegliere il mio preferito, è una domanda difficilissima! Però posso dire quello a cui sono più legato: la composta di mela annurca e arance perché è il primo che abbiamo realizzato, quando abbiamo testato il primissimo macchinario che ci è stato consegnato. All’inizio non è stato facile. Il risultato era una specie di spremuta iper-zuccherina unita ad una polpa di mela. Poi, pian piano, abbiamo studiato e affinato la tecnica, e quando finalmente è venuta fuori la versione giusta per essere commercializzata è stata una grande soddisfazione. Sono ricordi che non posso cancellare e ancora oggi è un prodotto che realizziamo con grande emozione. 

I clienti, invece, apprezzano moltissimo le composte di frutti rossi, quindi fragole e granella di nocciole di Avella, lamponi, more. Sul salato, i funghi cardoncelli sono i più richiesti. 


Dove possiamo trovare i prodotti TerraMater?

Nella nostra sede, a Frigento. Ma abbiamo anche un e-commerce inaugurato in tempi di covid. Inoltre siamo presenti in gastronomie ed enoteche selezionate di grandi città come Roma, Firenze, Milano. Non abbiamo rapporti con la grande distribuzione, per ragioni di sistema e anche perché non ci interessa entrare in quel tipo di mercato. Quindi, per trovarci, dovete chiamarci! Oppure spulciare attentamente negli scaffali di piccole botteghe attente alla qualità.  

Nello store presente in sede avete anche prodotti di altre aziende. Perché?

Quando parliamo di territorio, crediamo nel concetto di rete. E poi perché volevamo offrire una panoramica più ampia possibile sull’Irpinia, che non poteva esaurirsi solo con la nostra produzione conserviera. Quindi ci occupiamo anche di salumi, formaggi, vino, pasta, per consentire al cliente di conoscere una realtà molto più grande. 

Esportate anche all’estero?

Da qualche anno sì, soprattutto in Germania, Austria e Francia, dove ci sono molte comunità di meridionali, e in particolare di irpini, che hanno conservato il ricordo dei prodotti delle nostre zone e ci contattano per riassaggiarli. Lavoriamo soprattutto con i gruppi d’acquisto, quindi con persone che si mettono insieme e fanno un ordine che poi dividono per le singole famiglie. È molto stimolante. 

Progetti per il futuro?

Vogliamo crescere e diversificarci. Abbiamo chiara la nostra strada: ci rivolgiamo ad un pubblico di nicchia, con delle produzioni realmente artigianali. L’obiettivo è migliorare nell’accoglienza, farci conoscere attraverso le interazioni qui in azienda. Da poco è nata con la ProLoco una collaborazione con un’area camper, facciamo degustazioni in sede. Abbiamo voglia di far venire le persone qui, a visitarci, ad assaggiare, ma soprattutto a conoscere il nostro territorio. Presto avremo la possibilità di gestire dei posti letto per dare il via ad un micro-turismo, soprattutto familiare. L’Irpinia è ancora poco battuta dai visitatori, ma ha enormi potenzialità. 


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Articolo di Rosaria Carifano