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Sono le piccole botteghe di Roma i luoghi caratteristici dove nasce la creatività grazie all’esperienza di artigiani appassionati come l’Antica Manifattura Cappelli di Roma, situata in via degli Scipioni 46. L’artigianato italiano conquista il mercato estero per la sua originalità, senza dimenticare la qualità dei prodotti rigorosamente made in Italy.
La storia dell'Antica Manifattura Cappelli
Il laboratorio fu fondato nel 1936 ed è il più antico della lavorazione dei cappelli della città, al punto di essere l’unico ad aver ottenuto il riconoscimento di Bottega Storica di Roma. La bottega fu aperta da Ivo Cirri. Il padre, Enrico, gestiva un’attività simile a Poggio a Caiano, piccolo comune in provincia di Prato, dove lavoravano 50 operai. Con il nuovo laboratorio, la famiglia Cirri si aggiudica il mercato romano dei cappelli per signora, di grande moda a quel tempo.
Nel 1969 la gestione passa ai due figli, che fondano la Fratelli Cirri Loris e Mara. Nel 2003 l’azienda viene rilevata da Patrizia Fabri, evitando quindi la chiusura e dando vita all’Antica Manifattura Cappelli. Nella nuova attività la tradizione e la storia, non solo di questo mestiere ma anche della bottega stessa, si coniugano con l’innovazione. Patrizia Fabri ha realizzato copricapi per grandi star del calibro di Madonna e Lady Gaga, nonché il cappello da Zorro indossato da Drusilla Foer a Sanremo 2022. Nel laboratorio si trovano forme di tutte le epoche, comprese quelle storiche, utilizzate soprattutto per la realizzazione di cappelli per opere teatrali. Ad accoglierci c’è Patrizia Fabris con la quale vogliamo raccontare la storia della bottega e dell’artigianato di Roma.
Quando nasce la bottega?
«Questa bottega nasce nel 1936 grazie alla famiglia Cirri che dalla Toscana, patria del cappello da donna, si trasferisce a Roma in cerca di fortuna. Quando la famiglia Cirri apre questa bottega decide addirittura di vivere all’interno dell'Antica Manifattura Cappelli, proprio come si faceva un tempo, portando a Roma quella che possiamo definire l’arte del cappello. È bene ricordare che attualmente, in Toscana, le imprese si sono allineate alla richiesta del mercato: la quantità rispetto alla qualità, la velocità e non più la confezione realizzata a mano, pertanto il ciclo economico è molto vicino al processo industriale. Noi portiamo avanti, grazie alla discrezione e alla riservatezza di questa famiglia che si è un po’ chiusa in questo luogo sconosciuto come Roma, la lavorazione artigianale rigorosamente realizzata a mano, quindi il lavoro stirato sulle forme di legno. Abbiamo più di duemila forme di legno, quindi duemila modelli con i quali possiamo ripercorrere un secolo di moda made in Italy».
Può raccontare qualche aneddoto dell'Antica Manifattura Cappelli?
«Se consideriamo che si tratta di una realtà unica nel suo genere e che molte persone non hanno la cultura del cappello, posso affermare che accadono molte situazioni strane nella lunga lista di aneddoti qui all'Antica Manifattura Cappelli. Quello più simpatico e anche maggiormente significativo, è accaduto quando un giorno entrò nella bottega una signora per cercare un modello particolare. Abbiamo risposto che non avevamo subito pronto il cappello che desiderava ma potevamo mostrarle la forma di legno per scegliere di conseguenza il modello. A quel punto la signora ha guardato il modello e poi ha risposto: «Questa forma è troppo pesante, non riuscirei a indossarla».
Questa risposta è diventata un aneddoto della bottega perché ci restituisce una verità: nessuno conosce la lavorazione di un cappello, non comprende i passaggi produttivi, come si indossa un copricapo e tutto ciò che si possa immaginare a riguardo. Purtroppo queste conoscenze e questa cultura sono venute meno negli anni tra le persone e diminuiscono il valore percepito dell’artigianato. Ed è proprio in questo mondo che si è persa la qualità del made in Italy e l'eleganza del realizzato a mano».
Quale lavorazione preferisce?
«La lavorazione che mi affascina maggiormente e che realizziamo nella bottega è quella teatrale. Perché mediante questa quantità artigianale di forme di cappelli che possediamo, possiamo cercare la forma, valutare il volume che andava di moda in quel determinato momento storico e in quella specifica opera. Di conseguenza è necessario dare forma a quelli che sono i desideri di un costumista e quindi interpretare un’opera (siamo famosi nel mondo come opera lirica).
Ebbene, questo aspetto mi intriga e mi affascina tantissimo, quindi continuo a cercare e ad acquistare forme. Non posso negare che anche il pezzo unico realizzato a mano, che nasce dall’istinto, senza pensiero, dove si collegano soltanto la testa, il cuore, le mani è un’espressione meravigliosa alla quale non rinuncerei a nessun costo. E i costi, purtroppo, ce ne sono tanti e non soltanto materiali, quanto morali perché portare avanti una realtà artigianale come l'Antica Manifattura Cappelli, in un mondo ormai brutto, è molto impegnativo e faticoso. Ciò che mi spinge a continuare è la soddisfazione e la passione che non mancano, regalandomi ogni giorno quella giusta forza per continuare con determinazione».
Il prodotto più richiesto?
«Il prodotto più richiesto è quello sopravvissuto alla mancanza della bellezza e della cultura del cappello, che si è persa per una serie di ragioni storiche a cominciare dalla rivoluzione industriale in poi. Dopo questa premessa ciò che sopravvive almeno in Italia è il Fedora, divenuto negli anni la forma più utilizzata e conosciuta di cappello sia da donna sia da uomo.
Per cui, quella piccola nicchia di persone che ama indossare un cappello, che ama distinguersi, sentirsi protetto ma anche esaltato da un copricapo, sicuramente sceglie quel modello anche se insistiamo per offrire una vasta gamma di forme. Il cappello è un segno di distinzione, un segno fortissimo di comunicazione ed è un’amplificazione della propria persona, della propria personalità, del proprio Io. Soprattutto è un accessorio che facilita la comunicazione in termini di relazione: come ci vediamo noi nel mondo, cosa vogliamo dire, come lo diciamo alle altre persone. Quindi continuiamo a realizzare il modello Fedora ma proponiamo tante altre forme di cappello qui alla Antica Manifattura Cappelli».
Progetti futuri?
«Più che progetti futuri abbiamo progetti contemporanei poiché abbiamo aperto, contro ogni logica rispetto al momento storico economico e di incertezze di valori nella società in cui viviamo, un negozio a Milano. È un grande progetto, una grande sfida e un grande salto nel vuoto direi. Tuttavia, nella mia testa, già ci sono nuovi progetti per il futuro che vibrano proprio perché bisogna reinventarsi tutti i giorni cercando di capire il mondo, il sistema e i bisogni delle persone che in questi ultimi anni sembrano essersi persi.
Quindi sto cercando di entrare in qualche showroom che dia nuova linfa vitale all'Antica Manifattura Cappelli e alle nostre collezioni, che vengono apprezzate soprattutto all’estero laddove c’è una forte cultura del cappello. Pertanto cerco uno showroom che sia rivolto ai Paesi dove c’è il freddo, dove c’è ancora voglia della cultura del cappello e di bellezza, senza dimenticare la passione per il made in Italy.».
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