Incastonato tra i monti Ausoni (a est-sud-ovest) e i monti Lepini (a nord), il paese di Amaseno, in provincia di Frosinone, è un’oasi verde e pace dove la vita scorre senza fretta. Una comunità laboriosa dedita, in particolare, alla produzione della “regina della cucina mediterranea” e dell’oro bianco: la mozzarella di bufala.
L’azienda Agricola Nonna Pitta, condotta da Domenico Rinna, delizia ogni giorno l’intera comunità con prodotti eccellenti.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Qual è la storia dell’azienda agricola Nonna Pitta?
E’ lunga ormai tre generazioni, ci occupiamo da sempre di allevamento di bufale, prima era un’azienda molto più piccola, poi con sacrificio e saper fare, passione per questo mestiere, è cresciuta sul territorio, nell’allevamento, in tecnologia, sempre con lo sguardo rivolto verso il futuro, e con un occhio verso l’ambiente.
Qual è il prodotto di punta della vostra azienda?
Sicuramente la mozzarella di bufala 100%. Facciamo anche qualche formaggio tipo il morbidone, innestato con dello yogurt sempre di bufala, molto particolare e unico nel suo genere.
Ci descriva una giornata lavorativa di questa azienda
La giornata lavorativa in azienda inizia la mattina alle 4: il primo step termina intorno alle 7 con la mungitura. Poi il latte va al caseificio e viene trasformato nei vari prodotti. Successivamente si passa a curare l’alimentazione degli animali: una parte si manda al pascolo nei periodi possibili, l’altra, invece, rimane in stalla. Durante il giorno, poi, si procede alla lavorazione dei terreni a seconda dei periodi, alla manutenzione dell'ambiente, al controllo degli animali con il veterinario, le varie visite ai capi che ne hanno bisogno. Dopo pranzo si inizia di nuovo il processo di alimentazione e mungitura che finisce alle 18:30. Dopo le 20:00 tutto si ferma e si procede solo qualche a controllo durante la notte. Questa è la giornata tipica di un'azienda agricola come la nostra.
Ci troviamo in un ambiente molto verde privo di insediamenti industriali, questo vi induce a stare più attenti affinché il lavoro svolto non inquini?
Assolutamente sì, siamo molto attenti perché questo è il nostro territorio. La nostra grande fortuna è stata che, essendo una zona chiusa e circondata da montagne, non è mai stata appetibile per le industrie. Dunque non abbiamo alcun tipo di inquinamento né vogliamo crearne noi. Non ci sono malattie per i capi di bestiame, e vogliamo preservare questo status quo affinché il territorio resti sano sanitariamente.
Quali sono i progetti futuri di Nonna Pitta?
Sicuramente guardiamo alla nuova tecnologia perché il mondo dell'allevamento è sempre più legato alle tecniche che si stanno sviluppando. A tal proposito stiamo inserendo dei robot di mungitura e soprattutto, con l'Università della Tuscia, stiamo facendo della sperimentazione sulle emissioni in atmosfera perché, secondo gli ultimi studi, un’alimentazione appropriata per le bufale le riduce di una grande percentuale.
Sul robot della mungitura Nonna Pitta si sta facendo pioniera.
E’ un’innovazione tecnologica che stiamo portando avanti come sperimentazione. Si tratta di un vero e proprio robot che si occupa della mungitura di un gruppo dei nostri animali che entrano liberamente all’interno del meccanismo. La macchina controlla ogni aspetto, innanzitutto riconosce
la bufala che entra, sa se è stata munta nelle precedenti otto ore, quanto latte ha prodotto dai quattro capezzoli che vengono monitorati uno a uno. Riconosce quando ci sono anomalie. Dopo un anno di sperimentazione possiamo dire che ci sono dei risultati molto positivi.
Questa macchina rappresenta una scelta futuristica a cui, immaginiamo molte altre aziende dovranno poi affidarsi, vista la mancanza di personale in questo settore.
Esatto, questa è una verità come in tanti altri settori manca la manodopera. Soprattutto la mungitura è molto carente di personale specializzato, per questo la macchina risulta fondamentale. E’ un tipo di sistema che è già in vigore nelle mucche. Per quanto riguarda la bufala, invece, ancora non si conoscono perfettamente le reazioni a questo tipo di macchina ma, ripeto, dopo un anno di sperimentazione, possiamo dire che le risposte sono state più che positive.
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