Cobalto Lab: atelier slow fashion e circolare nel centro di Bologna

Articolo di Sara Ausilio

Un atelier slow e circolare in cui ogni abito o accessorio è realizzato a mano con cura e attenzione ai dettagli. È Cobalto Lab, nel cuore di Bologna in via Guerrazzi 10/d. Fondato da Marialuce Gavassini nel 2018, oggi al suo fianco c'è la socia fidata Sara Biancalana. Cobalto Lab non è solo un negozio, ma un luogo dove creatività e sostenibilità si intrecciano. Qui, ogni collezione è unica, non esistono i riassortimenti e si utilizzano tessuti naturali e di recupero.

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:



Marialuce, ci racconti la storia di Cobalto Lab e di come è nata l’idea di creare un atelier di moda sostenibile? 

Cobalto è nato nel 2018, quando l'idea di moda sostenibile non era famosa come adesso. I brand che si definivano sostenibili erano focalizzati sull'utilizzo di materie prime certificate, come cotone bio o canapa. Avevano dei design molto minimali, spesso senza stampe, utilizzando pochi colori o tinture naturali, quindi avevano una identity molto specifica. In più il prezzo spesso era molto alto, poco fruibile da un'impiegata di 28 anni. 

Ho notato che mancava un prodotto del genere e mi sarebbe piaciuto che esistesse, per far sì che non tutte le giovani donne comprassero fast fashion. Inoltre, anche il vintage non era ancora così diffuso. Lavorando nella moda, avevo notato che c'erano grandi rimanenze di tessuti anche solo nella fase di progettazione campionario dei grandi brand. L’idea di utilizzare le eccedenze di produzione dei brand italiani o delle industrie tessili italiane per creare un prodotto più sostenibile e accessibile ha dato il via al progetto.



Sara, quali sono i passaggi fondamentali della creazione dei vostri capi artigianali e cosa rende unica la vostra filosofia di produzione? 

Partiamo sempre dalla selezione del tessuto che, come diceva Marialuce, proviene da eccedenze di magazzino delle grandi aziende italiane o delle industrie tessili italiane. Successivamente facciamo un test di qualità sui tessuti, che scegliamo solo se naturali. Dopo la selezione, passiamo al design del modello. Disegniamo il carta modello, poi realizziamo il prototipo, lo “sdifettiamo” e correggiamo eventuali imperfezioni. A questo punto, iniziamo la produzione, sempre in piccola scala, in base ai metri di tessuto disponibili. Infine, i capi arrivano nei nostri negozi e nel nostro shop online. 

La nostra produzione è unica perchè, selezionando tessuti che provengono da eccedenze di magazzino, è irripetibile. Le nostre collezioni sono tutte microcapsule che non possono essere riproposte, perché, appunto, i tessuti finiscono. 

Marialuce, c’è un capo o una collezione a cui siete particolarmente affezionate e che rappresenta al meglio il vostro marchio? 

Un capo che rappresenta il nostro marchio al meglio è sicuramente la blusa Candy, che è anche il nostro best seller. Si tratta di un incrocio tra una t-shirt e una camicetta. Il materiale è un jersey di cotone italiano di altissima qualità e spesso la produciamo a righe. La sua particolarità è il design super minimale giapponese, con un taglio ampio e oversize, abbinato a un colletto vintage anni ‘60, di quelli che ricordano le nostre nonne. È perfetta come sotto giacca, un capo giocoso che richiama il vintage. La blusa Candy viene realizzata in tutte le nostre collezioni.

Sara, oltre a realizzare abiti unici, il vostro atelier è un luogo d’incontro e creatività. Come si integra questa dimensione con la vostra visione di moda artigianale? 

Per noi è molto importante creare momenti di incontro e costruire relazioni con le nostre clienti che vadano oltre la semplice vendita di un capo. Organizziamo periodicamente corsi di cucito per mostrare alle persone il processo produttivo e come nasce un capo. Questo crea connessioni profonde con chi ci sceglie. 

Offriamo anche servizi di riparazione dei capi acquistati, così che possano essere riutilizzati anziché buttati. Proponiamo inoltre eventi nei nostri negozi, come le consulenze di stile, dove una consulente aiuta le clienti a scegliere i capi più adatti alle loro fisicità e colori. Facciamo anche incontri con una consulente di armocromia, per aiutare le persone a capire quali abiti e colori le valorizzano di più. 



Marialuce, la sostenibilità è un tema centrale per Cobalto Lab. Cosa vi ha spinto a scegliere i tessuti di eccedenza delle industrie tessili italiane per le vostre collezioni? 

Sì, la sostenibilità è fondamentale per noi. Quando Cobalto è nato, il movimento dello slow fashion si stava diffondendo, soprattutto all'estero, e poi anche in Italia. Questo tema ci ha appassionato da subito. 

Lavorando in una grossa azienda di produzione, ho visto con i miei occhi gli enormi sprechi di materiali nelle aziende italiane, comprese quelle del lusso. C’erano materiali di altissima qualità, lasciati nei magazzini per decenni, persino dagli anni ‘80 ancora intonse nella plastica. Questo mi ha spinto a concentrarmi sul riutilizzo di queste eccedenze, una parte del problema della sostenibilità di cui non si parla abbastanza.









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