La nuova era dei vitigni autoctoni dell’Umbria: la storia di Bocale

Articolo di Annalisa Tortora


Il settore enologico italiano sta vivendo un'evoluzione significativa, con un crescente interesse verso la qualità e la sostenibilità. 

L'Umbria si è affermata come una delle regioni più promettenti, con la sua tradizione vitivinicola e la valorizzazione di vitigni autoctoni, famosi nel mondo, come il Sagrantino di Montefalco, un rosso robusto e complesso, simbolo della terra umbra, e il Trebbiano Spoletino, un bianco fresco e versatile, che sta guadagnando attenzione crescente nel panorama vinicolo. 

In questo contesto incontriamo Valentino Valentini, titolare di Bocale, una piccola azienda a conduzione familiare di dieci ettari situata a Montefalco, dove la passione per la viticoltura si sposa con un profondo rispetto per l'ambiente. Fondata nel 1926 è un esempio di come la tradizione possa essere reinterpretata attraverso l'innovazione e la sostenibilità, assecondando una filosofia che non aggiunge e non toglie nulla al vino ma ne rispetta i tempi e i sapori. 


Ciao Valentino, come e quando è nata l’azienda Bocale e perché questo nome?

Nasce nel 1926 fondata da mio nonno e dai suoi fratelli. La mia generazione ha avuto il ruolo di ristrutturare e riqualificare l'azienda, dalla vendita del vino e dell'olio sfusi a un metodo più moderno che ha portato all'imbottigliamento di gran parte della nostra produzione. 

Nel 1999 abbiamo ripiantato il vigneto investendo nei vitigni autoctoni, in modo particolare del Sagrantino, che in quel periodo era uno dei fenomeni enologici del paese e siamo partiti dalla vendemmia del 2005, con l'imbottigliamento di tutta la nostra produzione. 

Bocale invece è l'unità di misura con cui le persone acquistavano vino e olio nell'azienda di mio nonno. “Lu Vocale”, in dialetto, con una B un po’ aspirata che si pronuncia V, come il boccale con una sola C. Le persone chiamavano mio nonno e i fratelli “Bocale” e da allora, in zona, siamo conosciuti più come Bocale che come Valentini! 

È in onore di chi ha fondato questa realtà che abbiamo dato questo nome all’azienda, realizzando anche nel logo un boccale stilizzato.

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Abbiamo scelto di investire nei vitigni autoctoni: il Sagrantino, il rosso più importante di questa regione, e il vitigno bianco, il Trebbiano Spoletino, tradizionalmente proprio della pianura tra Trevi e Spoleto. 

Trovandoci nella parte medio bassa della collina di Montefalco produciamo entrambe le denominazioni, quella di Montefalco con il Montefalco Rosso, e il Montefalco Sagrantino, oltre alla denominazione Spoleto con il Trebbiano Spoletino, bianco. 

Il vitigno Sagrantino è uno dei più antichi della penisola, il primo documento che ne parla risale al 1600. È un vino giunto a noi nella versione passita poiché di prassi produce la metà di una normale uva rossa: se questa, per dare vini di qualità, produce 80/90 quintali per ettaro il Sagrantino è sotto ai 50 e questo l'ha penalizzato nelle fasi di crisi economica e dopo la Seconda guerra mondiale. 

Prima delle due guerre si poteva trovare sia in versione secca che passita e oggi siamo tornati a fare entrambi: è il vino che ci rende riconoscibili sui mercati mondiali. Ultimamente c’è una riscoperta del Trebbiano Spoletino a cui abbiamo dato nuova luce, dopo anni in cui è stato un po’ penalizzato dai sistemi di coltivazione del passato. 

Dicevamo che questo è il vitigno della pianura ma lì era necessario produrre cereali, frumenti, altri ortaggi e quindi il sistema per ottimizzare l'uso del terreno era quello della vite maritata, che però dava problemi per l’altissima quantità prodotta. 

Sappiamo bene che la qualità è inversamente proporzionale alla quantità e questa penalizzava il Trebbiano che è un vitigno difficoltoso nella maturazione. L’uso delle tecniche di allevamento della collina, quelle del guyo, del cordone speronato, invece, ci hanno dato risultati veramente eccellenti. 

In sostanza il Sagrantino è uno dei nostri prodotti di punta, quello che rende riconoscibile questo territorio nel mondo ma negli ultimi anni il Trebbiano è l'elemento di novità e riscuote un rinnovato interesse che, tra l'altro, coincide con una fase favorevole di grande attenzione dei mercati per i vitigni bianchi: il Trebbiano Spoletino è entrato in scena al momento giusto.

In quali parti del mondo possiamo trovare i vini Bocale? 

Sin dalla vendemmia del 2005, il nostro mercato è stato principalmente estero, esportiamo il 70% della produzione tra Stati Uniti, Canada, Nord Europa dal Belgio all'Olanda, Danimarca, Svezia, Regno Unito. 

Da alcuni anni raggiungiamo anche i mercati asiatici, il nostro vino è presente in Corea del Sud, in Giappone, in Cina, nell'isola di Taiwan. Lavoriamo da anni affinché i nostri vini siano presenti nella migliore ristorazione italiana nel mondo.

Cosa rende particolari, speciali, i vini di Bocale?

La nostra filosofia: non aggiungere e non togliere nulla che il vino non abbia già in natura, con il massimo rispetto delle sue caratteristiche intrinseche. 

Rispettiamo l'ambiente in campo e in cantina: fermentazioni spontanee, vini non microfiltrati e non stabilizzati termicamente. 

L’affinamento avviene in botte e in bottiglia con periodi più lunghi rispetto ai disciplinari. La Doc Montefalco non prevede affinamento in legno mentre il nostro Montefalco Rosso sta almeno un anno in legno di rovere francese e minimo sei mesi in bottiglia, prima di essere commercializzato. 

Il Sagrantino, rispetto al disciplinare, che prevede un anno di affinamento in legno, affina in legno per due anni e dei quattro mesi in bottiglia ne fa almeno dodici. 

Per i processi di affinamento utilizziamo da anni le botti della tradizione enologica italiana, che consentono di produrre vini originali senza lasciare troppa essenza di legno che ha la dote importantissima di microssigenare e maturare il vino ma non vogliamo che copra sapori e profumi. 

Inoltre, Bocale è un'azienda sostenibile: dal 2010 utilizza energia rinnovabile per il ciclo produttivo e dall’estate 2023 siamo completamente autosufficienti per lo stoccaggio di energia. 

Siamo un’azienda biologica certificata e la nostra filosofia è improntata al completo rispetto dell'ambiente e del consumatore. Inoltre, non usiamo prodotti chimici in campo né diserbi e alterniamo letame e sovescio per le tecniche di concimazione. 

C’è un desiderio che vorresti realizzare per Bocale?

Continuare a implementare e consolidare questa realtà, ma il vero più grande desiderio l’ho realizzato negli anni ‘90, da ragazzo, quando sognavo di riattivare l'azienda di mio nonno. 

La storia della mia famiglia la accomuna a molte famiglie di questa zona dell'Umbria: costretta dagli anni ‘60 a emigrare, è stata in Svizzera per molti anni e la più grande sfida è stata quella di rimettere in piedi quello che mio nonno e i suoi fratelli, con tanti sacrifici, avevano costruito.


                    Oltre 700 artigiani ci hanno giò scelti per raccontare la loro storia.

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La storia di Bocale è comune a molti produttori vitivinicoli della Penisola che, con passione e dedizione, coltivano l'uva e la trasformano nel vino d'eccellenza che fa grande il Made in Italy nel mondo. 

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Annalisa Tortora 6 maggio 2025
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