“Mosaici Artistici”, l’arte che narra la storia di ieri e di oggi

Articolo di Elisabetta Faraglia

Un talento scoperto per caso quello di Fabio Bordi che, dopo una giornata di lavoro in ufficio, lesse su una vetrina nel centro di Roma: “Corso di mosaico”. Appassionato conoscitore della storia e dell’archeologia, sentiva che la sua strada doveva cambiare direzione per divenire espressione della sua essenza. Una spinta profonda, nata anche da una senso di insoddisfazione, lo portò a seguire quel corso che poi divenne il nuovo corso della sua vita.

Così oggi lo troviamo in via di Panico 75, al centro di Roma, con in mano tagliolo e martellina per creare le tessere che andranno a comporre le sue opere musive. Strumenti e gesti mai mutati nei millenni: gli stessi utilizzati nella Grecia del IV sec. a. C.

E insieme a lui c’è anche sua moglie, Emanuela Ezzelino: il grande amore nato nell’ufficio e proseguito nell’arte che ha trasformato la vita di entrambi. Anche Emanuela muove le mani con abilità: minuziosa e silenziosa, preferisce che Fabio racconti la sua storia. Ma lei c’è: nel sorriso che emana fiducia, nelle opere su cui gli occhi cadono e permangono.

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:



Bentrovato Fabio e grazie per averci portato nel cuore di Roma dove nasce e vive la tua arte di mosaicista. Partiamo dai tuoi primi passi: quando scopri di avere questo talento creativo?

Lo scopro casualmente facendo una passeggiata nel 2004 in una strada adiacente a questa: in via dei Coronari. I miei occhi si sono posati sulla scritta “Corso di mosaico” messa in bella vista sulla vetrina di un negozio. In realtà i miei studi erano ben distanti da questo mondo: ho un diploma di perito elettronico e telecomunicazioni mai concretamente utilizzato perché non corrispondente alle mie attitudini e desideri. Dopo aver lavorato circa tre anni in una società finanziaria, ho preso consapevolezza della mia insoddisfazione: quel tipo di mestiere non mi piaceva così come il dover lavorare per gli altri. E proprio in questa fase di conoscenza di me stesso ho letto quella scritta illuminante: da lì sono rinato scoprendo il lavoro che più mi apparteneva.



Entriamo nel dettaglio sul tipo di formazione che ti ha portato sin qui…

Alle mie spalle c’è la classica formazione di bottega che essenzialmente si basa sulla pratica. A Roma non esiste ancora una scuola ufficiale e un ragazzo che volesse apprendere l’arte musiva attraverso un percorso scolastico può solo frequentare il Liceo artistico e successivamente l’Accademia di Belle Arti. 

A tutto questo sopperisce la vecchia bottega dove, come già nel Medioevo e nel Rinascimento, il maestro trasmette il suo sapere all’allievo. Ci vuole tempo ma è la strada migliore per apprendere le varie tecniche dell’arte musiva. 

E dopo tanto studio nasce nel cuore di Roma il laboratorio “Fabio Bordi Mosaici Artistici”…

La scelta della zona è legata al fatto che son nato e cresciuto in una via non molto distante da questa per cui ho cercato di rimanere tra strade e sapori familiari. Peraltro la stessa città ha stimolato in me curiosità e quindi amore per la storia e l’archeologia. Ammiro da sempre l’arte ma confesso che grazie a mia moglie Emanuela, con la quale condivido il Laboratorio, l’ho assaporata con altri occhi: quelli della studentessa che nell’ora di Storia dell’Arte rimaneva ipnotizzata dalla magnificenza delle opere che poi insieme abbiamo ritrovato. E tutto ciò si manifesta nel nostro incessante desiderio di creare qualcosa di bello.

Ritornando al percorso che mi ha portato sin qui, come ho già spiegato, vivevo un periodo in cui sentivo di dover scegliere la mia strada senza il condizionamento degli altri ma rimanendo fedele alla testa e al cuore di Fabio. Così incontrai i miei maestri Alessandro Lugari e Lorenzo Chilin ai quali piacque il mio modo di lavorare e ben presto mi chiesero se fossi interessato a lavorare con loro. Non ci pensai due volte e con determinazione abbracciai la strada dove mi sentivo autentico. 

Dopo sei anni di apprendistato con i due maestri in un negozio che era non solo salato in termini di affitto ma anche piccolo; ne trovai uno più grande a pochi passi: questo dove ancora lavoro. Peraltro i maestri Lugari, che di lì a poco entrò nella Sovrintendenza dei Beni Culturali, e Chilin presero maggiormente la strada del restauro mentre io ho continuato la vita di bottega condividendo lo spazio prima con un orafo e degli incastonatori e dal 2016 con gli attuali corniciai.

Anche io mi occupo di restauro ma prediligo creare nuovi mosaici spaziando dal classico mosaico pavimentale a quello parietale fino al gioiello. Inoltre mi piace collaborare con gli altri artigiani, come orafi e scultori, per ampliare le mie conoscenze sulle le tecniche di costruzione del mosaico e dell’arte in generale. 

Cosa realizzi nello specifico?

Spesso i turisti mi chiedono di riprodurre i mosaici che hanno visto nei siti archeologici o nei diversi musei. Ma è soltanto una parte del lavoro che mi vede impegnato su diversi fronti: nel campo edilizio come nel caso di questi pannelli musivi che andranno a parete per un hotel in fase di rinnovo; o nel campo dei gioielli nei quali spesso riproduco soggetti richiesti dal committente e per i quali mi sono cimentato nella ritrattistica. 

Sono davvero tante e diversificate le richieste.

Sintetizzando: la maggior parte del lavoro consiste nella riproduzione di mosaici classici del periodo greco-romano; poi, tra una commissione e l’altra, do spazio a ciò che più amo: il mosaico moderno. Trovo, infatti, interessante utilizzare tecniche e materiali rimasti invariati nei millenni nella rappresentazione di ciò che accade oggi nella mia città.

Scendiamo nel dettaglio parlando delle tecniche: qual è la tua preferita?

Nell’antichità si lavorava esclusivamente con una tecnica diretta che ancor oggi si utilizza e che consiste nel trasferire il disegno direttamente sulla malta cementizia su cui poi il mosaicista applica le tessere seguendo le linee tracciate.

La tecnica che prediligo è quella a rovescio su carta: è una tecnica indiretta perché il disegno viene trasferito sulla carta da spolvero che, essendo più porosa, accoglie la colla naturale – composta da acqua e farina -  che si utilizza per applicare le tessere sulla figurazione. Non essendo un supporto definitivo, posso lavorare tranquillamente in laboratorio ma anche sospendere l’opera per mesi e riprenderla successivamente e, non appena terminata, montarla con una malta cementizia su un supporto definitivo che può essere un pavimento, un pannello, una cornice in marmo o in legno.

 Un aspetto quest’ultimo che agevola la gestione di più lavori rispetto alla tecnica diretta che, non appena si asciuga la malta, costringe l’artigiano a interrompere il lavoro o a fare una nuova gettata.

Quando voglio realizzare un gioiello scelgo la tecnica del micro filato utilizzando la pasta vitrea. 

La sua invenzione risale alla seconda metà del Settecento, a Roma, quando i mosaicisti - ultimata la grande opera dei mosaici all’interno della Basilica di San Pietro e rimasti con un ingente quantità di materiale ma senza commesse - diedero vita a questa nuova tecnica. Così presero la pasta vitrea, la tagliarono a cubetti, la misero in crogiuolo di metallo e con la fiamma la resero incandescente per poter fare un filo lungo e sottile. E’ una tecnica straordinaria perché si riescono a fare delle tessere che hanno la sezione di un capello e, attraverso la miscelazione dei sette colori primari, si possono ottenere trenta mila colori differenti!

Quali sono i tuoi strumenti di lavoro?

Gli strumenti principali sono la martellina e il tagliolo il cui utilizzo prese il via nella Grecia del IV sec. a.C. perché precedentemente i mosaici venivano realizzati con i ciottoli di fiume: fu una rivoluzione che cambio radicalmente l’arte musiva. In tal modo, attraverso il taglio, le tessere irregolari poterono acquisire una determinata forma e dimensione. 

Il lavoro degli antichi maestri non è mutato: alla base c’è sempre la manualità e la scelta del formato e della dimensione della tessera in base al soggetto che andremo a rappresentare. 

Ovviamente più le tessere sono piccole, più il soggetto sarà dettagliato e ricco di particolari a tal punto che diventa somigliante a un dipinto: soprattutto se si guarda da una certa distanza!

Che tipo di materiali utilizzi?

Dipende. Nel caso di un mosaico pavimentale, al 90 per cento andrò ad utilizzare marmi e pietre. Si può utilizzare anche lo smalto veneziano, che è una sorta di vetro, così come le tessere in foglia d’oro ma si applicano maggiormente per soggetti che vanno a parete o nelle cornici. Dunque, uso pietra e marmo e, in seconda battura, paste vitree e smalti veneziani.

Organizzi corsi?

Nel mio laboratorio organizzo due tipologie di corsi: uno da due ore per i turisti di passaggio che in poco tempo possono realizzare da soli un soggetto semplice da portare a casa; l’altro si rivolge a chi vive a Roma perché è di dodici ore suddivise in quattro lezioni (da 3 ore ciascuna). In quest’ultimo caso si realizzano lavori più complessi utilizzando l’attrezzatura che ho in laboratorio dove si compone il disegno e si taglia il marmo. Iniziamenti i lavori saranno di tipo geometrico in bianco e in nero, poi man mano si passa al figurativo policromo: dal mosaico al micro filato. Alla fine c’è anche chi decide di diventare un professionista.

L’arte del mosaico ha una lunga storia: cosa ne pensi del suo futuro? Hai riscontrato interesse da parte dei giovani?

Il mosaico è una tecnica antichissima: i primi esempi li troviamo a Babilonia nella Sumera del III millennio a.C. quindi abbiamo circa cinquemila anni di storia. I tanti ragazzi che partecipano ai corsi rimangono sempre affascinati sebbene alla fine tutti mi chiedano: si lavora con il mosaico? Posso rispondere che in tanti anni di attività ho lavorato ma il guadagno mensile rimane sempre un incognita. E’ chiaro che molto dipende da te: in termini di impegno e di volontà a migliorarsi. Nessuno può prevedere cosa diventerà il mondo del lavoro e in particolare quello dell’arte musiva. Il mio pensiero è positivo: considerato che sono 5mila anni che questa tecnica va avanti, penso che continuerà per almeno per altri cinquemila. 



Progetti all’orizzonte?

Ne ho diversi. Dopo i soggetti richiesti per un hotel di prossima apertura, mi dedicherò ad un mosaico che andrà montato su un piatto doccia in Inghilterra. Poi ci saranno una serie di gioielli e, probabilmente, andrò a fare dei corsi a Dubai. Concludo volgendo lo sguardo un po’ più in là: al lavoro che mi aspetta in vista del Giubileo con l’arte sacra in prima linea.









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