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Passeggiando nel quartiere di San Frediano, salta all’occhio un piccolo negozio dal nome curioso: Nokike Atelier . La proprietaria è l’artigiana Herika Signorino che, innamorata della Toscana, si è trasferita da una grande città al piccolo quartiere fiorentino a soli ventuno anni.
Il punto forte sono i gioielli, ma Herika ama sperimentare facendosi ispirare da luoghi, elementi naturali, artisti e letteratura. Forte della collaborazione con altre artigiane, Nokike Atelier – oltre ad attrarre turisti e passanti incuriositi – è punto di riferimento per un’affezionata clientela.
Herika, parlaci un po’ di Nokike Atelier, come nasce tutto questo?
Il mio progetto Nokike Atelier è nato per gioco. Io facevo tutt’altro: vengo dal mondo del web design. Quindi è nato come hobby, con un’amica. Parliamo del 2011-2009, poi si è evoluto e ho aperto inizialmente un laboratorio, un secondo lavoro, dove facevo tutt’altro: gioielli, ma di altro genere. Usavo materiali di recupero, ero molto attenta al riciclo, quindi spaziavo molto con quei materiali.
Nel 2015 mi sono trasferita qui, in via de’ Serragli, e ho cambiato genere. C’è stata un’evoluzione, infatti successivamente ho fatto un corso di oreficeria e ho cambiato il mio stile: ho iniziato il lavoro con i metalli, utilizzando tecniche base di oreficeria.
Tu non sei di Firenze. Da dove vieni? E che rapporto hai con Firenze?
Io sono nata a Torino, mi sono trasferita da piccola tra Milano e Bergamo e poi a ventuno anni sono arrivata qui a Firenze; era una delle mie tre scelte di città italiane perché ero innamorata della Toscana fin da piccola. Non mi sento ancora fiorentina, nonostante i vent’anni passati qui. Quello con la città è un rapporto un po’ di amore/odio, nel senso che mi piace il rinnovamento e questa è una città un po’ lenta.
Io sono cresciuta in una città più grande: abitavo a Milano quindi Firenze per me rimane una città piccola. Però è una città che per chi fa questo lavoro è fondamentale perché è pieno di orafi, di negozi, di fornitori… Quindi fare questo lavoro in un’altra città lo vedrei fattibile, ma molto più difficile. Poi in questo quartiere io ci abito e ci lavoro nel mio Nokike Atelier, l'ho sempre vissuto a pieno e anche quando mi sono spostata sono sempre tornata qui. Per me San Frediano-Santo Spirito è il quartiere del cuore.
Da cosa ti lasci ispirare quando crei qui a Nokike Atelier?
Mi faccio ispirare dalla natura, tantissimo. L’ultima collezione si chiama Botanica perché vengono impresse le foglie e i fiori sulla superficie. Io al Nokike Atelier lavoro molto con la tecnica della fusione a cera persa, questo mi permette di spaziare. Questa ultima collezione è nata proprio imprimendo le impronte digitali di una foglia.
Poi un’altra si chiama Montjuïc, nata dal cimitero di Barcellona; mi era venuta l’ispirazione trovando una pigna per terra. Facendo riferimento all’elemento naturale, questo viene immerso nella cera e da lì nasce questa collezione fatta con i chicchi di caffè, con le foglie. Mi faccio parecchio ispirare dalla natura. Ma non solo, anche dagli elementi architettonici. Io sono molto minimal, quindi anche l’architettura e le geometrie mi piacciono tantissimo.
Poi a volte mi faccio ispirare anche da alcuni artisti, infatti una collezione si chiama Yayoi, ispirata a Yayoi Kusama, che è una pittrice e artista giapponese che adoro. Ho chiamato questa collezione Yayoi perché è fatta con dei pallini e lei usa i pois e i pallini in tutti i suoi lavori.
Come vedi il rapporto tra artigianato e nuove generazioni?
C’è un nuovo interesse, soprattutto per l’artigianato mescolato al design, con molta più attenzione all’estetica. Prima era molto tradizionale l’artigianato; in questo negozio prima che fosse Nokike Atelier c’era una restauratrice di ceramiche, di fianco c’era un doratore, quindi vecchie leve che venivano anche da richieste diverse. Poi c’è stato un cambio di richiesta e questa mescolanza tra antiche tecniche con tecniche proiettate verso il futuro. È molto ringiovanito il quartiere, adesso la media degli artigiani ha quarant’anni, non di più.
Qual è invece il tuo rapporto con la clientela e con gli artigiani con cui collabori?
I clienti sono stagionali al Nokike Atelier. Tendenzialmente nel periodo primavera/estate l'80% sono stranieri, forse anche 85-90%. Poi ci sono i clienti fidelizzati che ormai mi seguono da tantissimi anni. Quindi sono anche un punto di riferimento per l’articolo regalo, per l’oggettino particolare, per il gioiello un po’ più ricercato.
Per quanto riguarda i brand che ci sono in negozio, questi sono improntati verso un target femminile non per caso. Ho sempre cercato artigiane italiane: c’è una bravissima ceramista di Bergamo con cui collaboro da tanti anni. Io sono fedele alle persone che stanno con me e viceversa; ho collaborazioni che porto avanti da quando ho aperto il negozio. C’è un’altra artigiana fiorentina, anche lei c’è dall’inizio… Quindi le collaborazioni le porto avanti, cresciamo insieme, si evolvono anche un po’ gli stili, e questo mi piace molto.
Il negozio ha un nome molto curioso. Come è nato "Nokike Atelier"?
Nokike Atelier in realtà è nato per sbaglio. Avevo letto un libro di Murakami, io sono fissata con la letteratura giapponese e con il mondo del Giappone. In Norwegian Wood avevo letto questa parola, il significato mi piaceva tantissimo, era – dico era perché in realtà la parola è sbagliata – “le novità che porta il vento”, i cambiamenti che porta il vento. A me piace molto il vento come elemento. Questo prima di aprire il negozio, quindi stiamo parlando forse del 2005, ancora non esisteva niente. Però mi ero innamorata di quella parola e mi sono detta: io prendo il dominio, poi ci farò qualcosa prima o poi.
Ma andai a scoprire che in realtà questa parola non esisteva. Mi ero riletta il libro, ho parlato con persone giapponesi ma no, non esiste. Ma ormai avevo preso il dominio, mi piaceva il nome, e quindi è rimasta. È una parola inventata con un significato che a me piace, anche se non è il significato reale.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Io sono un treno, di progetti per Nokike Atelier ne ho uno al giorno si può dire. Adesso sto lavorando con la ceramica, quindi spero tra poco di iniziare a mettere in vendita ed esporre anche i miei pezzi. E forse unire la ceramica con i gioielli, mescolare le due tecniche. Io adoro la ceramica, quindi magari uscirà qualcosa di nuovo. Questo è il progetto prossimo.
Ho difficoltà a fare progetti a lungo termine, non sono molto abituata, però mi piacerebbe concentrarmi molto di più sull’artigianato, negli ultimi anni ho sentito il bisogno di tornare un po’ all’origine. Vorrei che la parte mia personale tornasse fuori con prepotenza. Questo è il mio progetto futuro.
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