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Entrare nella bottega Pupazzi di Pezza di Lidia, a Lastra a Signa, è un po' come entrare in un mondo magico dove da ogni angolo spuntano occhi che raccontano qualcosa. Sono le orecchie di un elefante, il vestito a fiori di una bambola, le ali di una cicogna, il naso di una pecora. Il filo sempre attaccato alla macchina da cucire.
Lidia realizza i suoi pupazzi a mano e dentro ci mette l’amore verso quello che fa, la creatività e il tempo che, nella sua bottega, non lo misura. È tutto quasi sospeso in quell’attimo di stupore che anima la stoffa come se avesse un cuore. E i pupazzi di Lidia ce l’hanno un cuore.
Come nasce Pupazzi di Pezza?
“Questa passione è nata dopo la nascita di mia figlia. Ho iniziato creando pupazzi per lei, poi per le sue amiche e alla fine ho traslocato in questa bottega che ho chiamato appunto "Pupazzi di Pezza" perché in casa non avevo più posto. Sono già 23 anni che sono qui e mi piace tanto quello che faccio: è una sorta di terapia e mi rende felice. A fare i pupazzi e le bambole ho imparato da sola; a cucire, invece, ho imparato da giovane.
Io sono argentina e in Argentina quando si compiono 15 anni le ragazze festeggiano. Era arrivato un periodo in cui nella mia classe tutti i fine settimana c’era una festa, non si poteva andare con lo stesso vestito tutte le volte, e così io e altre 2 o 3 amiche ci siamo iscritte ad un corso di cucito. Ci hanno insegnato ad usare la macchina da cucire e basta, ma qualcosa di quello che ho imparato mi è rimasto.
Quando ho iniziato a fare i pupazzi poi, non c’erano tutti quei tutorial che ci sono oggi: ho dovuto mettere in funzione la testa e questo è stato un grandissimo aiuto. Si prova, si sbaglia e si riprova finché alla fine si riesce. Anche dagli errori a volte viene fuori qualcosa di nuovo e il risultato è che non si smette mai di imparare, tutti i giorni.”
Un esempio di qualcosa nato proprio da un errore?
“Per esempio le verruche nella bambola della strega.
La faccia di questa bambola è rivestita in collant ed essendo un materiale molto fragile a volte si rompe. Ho cercato di ripararlo cucendoci sopra e così sono nate le verruche.
In questo modo nessun pupazzo che creo qui a Pupazzi di Pezza sarà mai identico ad un altro e questo è proprio il bello delle cose artigianali: sono uniche.”
Come viene realizzato un pupazzo?
“Prima di tutto realizzo i cartamodelli. Questi vengono poi trasportati sul tessuto, la stoffa viene tagliata cucita e poi si passa ai dettagli: al viso, ai capelli, ai vestiti.
A volte utilizzo anche la stessa base per fare più figure. Per esempio ora sto realizzando una serie di pupazzi che hanno tutti il corpo uguale ma si differenziano poi per le caratteristiche, per i dettagli e per l’abbigliamento, così può essere che uno diventa una pecora e uno diventa un lama.”
C’è un pupazzo al quale è più affezionata?
“Non ho un pupazzo che preferisco perché sono tutti un po' come figli e la cosa che mi piace di più è vedere la persona che li acquista.
Se devo pensare ad uno in particolare però mi viene in mente un Cappuccetto Rosso che, se girato dall’altra parte, diventa la nonna con il lupo. Sono tre bambole in una ed era una bambola che io avevo da piccola. Non so più dove sia finita ma mi era rimasta in testa e così ho cercato di ricrearla.
È stata una delle prime che ho fatto qui a Pupazzi di Pezza.
Alla fine ogni pupazzo ha dietro una storia che è la mia o quella di chi mi commissiona qualcosa di particolare.”
Capita spesso che le persone commissionino un pupazzo qui a Pupazzi di Pezza?
“Si. Ci sono tante persone che scelgono qualcosa già fatto ma anche tante altre che hanno delle loro richieste.
L’ultima è stata una bambola per una ragazza che si laureava: l’ho fatta con la corona d’alloro e cercando di imitare il suo abbigliamento.”
Quanto tempo ci vuole per realizzare un pupazzo?
“Questa è una domanda che mi fanno spesso, ma la mia risposta è che non lo so.
Io a Pupazzi di Pezza non misuro il tempo: finché il pupazzo non viene come ce l’ho in testa non mollo. E allora può capitare che per fare una pecora una volta ci metto un giorno e un’altra volta ci metto un giorno e mezzo.
La cosa che mi piace di questo lavoro è la libertà. Sono padrona di me stessa e, a parte quando faccio lavori su commissione che magari c’è una scadenza, mi piace prendermi il tempo che ci vuole per ogni singolo pupazzo.
Ho una sedia nella mia bottega perché da qui passano tante persone, magari clienti, e si siedono e chiacchierano e quindi le ore che passano non le misuro perché più che un lavoro per me è una passione.”
Oltre ai pupazzi realizza anche altro?
“A me piace lavorare con le mani e quindi tutto per me è una fonte di ispirazione: da ogni cosa prendo un pezzettino.
Per esempio mi piace molto la campagna, andare nei campi e da quello che vedo prendo sempre spunto.
Ho realizzato qui a Pupazzi di Pezza anche degli orecchini, delle borse. Adopero anche molto materiale di riciclo e nelle tappezzerie ci sono dei tessuti bellissimi con cui faccio, per esempio, delle pochette. E poi ho lavorato anche con la paglia. Predominantemente, però, faccio pupazzi perché bisogna sempre indirizzarsi verso qualcosa, ma mi piace comunque fare un po' di tutto. Anche dipingere, per esempio, e a volte ho dipinto anche i vestiti delle bambole.”
Dà un nome ad ogni pupazzo che nasce a Pupazzi di Pezza?
“Io non dò mai un nome alle mie bambole, perché mi piace che chi le compra scelga da solo un nome.
Quando ho iniziato a vendere online ho dovuto inserire un nome per identificare il pupazzo, ma sono nomi che ho messo così solo per tenerli in ordine su internet e che spesso neanche ricordo, perché devono essere gli altri a scegliere.
In fondo, quella bambola diventa il figlio di qualcun altro.”
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