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Da una parte le montagne: le montagne da cui si estrae il marmo di Carrara, il bianco famoso in tutto il mondo. Dall’altra parte il mare: le vette che fanno da sottofondo alle onde. Il sapore del sale.
Tutto miscelato in un bicchiere.
Terre Apuane è un’azienda vinicola che nasce nel 2011, dall’idea, ma soprattutto dalla passione, di Emanuele Crudeli. Lo abbiamo incontrato nel suo vigneto e, parola dopo parola, ci ha raccontato un po' tutta la sua filosofia e il suo legame con la natura e con il territorio.
Qual è la storia di Terre Apuane?
“La Società Agricola Terre Apuane nasce nel 2011. Ho sempre lavorato come dipendente in altre aziende del settore, fino al momento in cui l’ultima azienda per la quale lavoravo è andata in liquidazione. Ho deciso allora di fare un passo avanti e da dipendente sono diventato imprenditore.
Il nome Terre Apuane mi piace perché è un po' un biglietto da visita. Leggendo l’etichetta di una mia bottiglia di vino identifichi già un luogo ed è proprio il “dove” siamo che, secondo me, dovrebbe venire prima del “chi” siamo.
Qui ci troviamo in un lembo di terra al confine tra Toscana, Liguria ed Emilia Romagna. Ma questa terra confina anche con sé stessa: abbiamo, infatti, le Alpi Apuane che sono una catena montuosa di quasi 2000 metri d’altitudine, lunga 30 chilometri, con vette aguzze dove anche le capre faticano ad arrivare. Questa catena fa da dorsale e chiude un po' tutto il territorio lasciandolo affacciato sul mare. L’influenza del mare, parlando di prodotti della terra, ha una funzione incredibile, tra cui principalmente quella svolta dai sali minerali. Grazie a quest’ultimi i vini risultano molto acidi e l’acidità, nel mondo vinicolo, è un valore aggiunto perché dà longevità e drittezza al prodotto. Come sensazione in bocca sono molto vivi: sapidi e naturali.
Ci sono però anche alcune problematiche nella zona, legate appunto alle pendenze che rendono la situazione agricola non ottimale. Il mio è un vigneto trattorabile, c’è la possibilità di lavorare con il trattore, e quindi questo è un aiuto enorme. Siamo molto fortunati e questa fortuna si aggiunge alla fortuna climatica e geografica.
Prima producevo circa 15 mila bottiglie l’anno poi 3 anni fa ho aperto una piccola osteria tipica di cibo carrarino di cui sono l’oste e ho diminuito un po' il numero delle vigne. Nella mia osteria ci sono i miei vini ma anche i vini di tutta la zona e di tutta l’Italia, soprattutto quelli appartenenti al circuito “Critical Wine” composto da piccoli vinaioli che non trattano con prodotti chimici e sono quindi naturali.”