Bottega Prata: una storia nata dal ferro battuto

Articolo di Virginia Raspone

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Dai primi anni trenta del Novecento in via Caldarese, una piccola strada all’ombra delle medievali torri di Bologna, si possono sentire le mani affaccendate della famiglia Prata. 

Bottega Prata nasce dalla passione di nonno Antonio per la lavorazione del ferro battuto; una dedizione che, passando per il figlio Giancarlo, continua a vivere grazie all’abilità del nipote Pierluigi. 

Pierluigi, entrando in questa bottega si riesce a fare un salto nel tempo, ci può raccontare la storia di Bottega Prata?

Siete entrati in una bottega storica nata dalla passione di mio nonno Antonio. Questo mestiere lo sentiva, lo voleva fare sin da bambino e per questo, sin da giovane, si è trasferito a Cà dé Fabbri per imparare la lavorazione del ferro battuto. Con la venuta della Prima Guerra Mondiale è stato arruolato, ma non ha mai sparato un colpo di fucile perché faceva il maniscalco. Con grandi sacrifici riuscì a trasferirsi a Bologna ed aprire questa bottega in cui si sono succeduti tanti operai che hanno imparato questo mestiere e sono diventati parte della nostra famiglia. C’è stato anche mio padre Giancarlo che ha continuato l’impresa ed, alla fine, sono arrivato io.

Il bello di tutta questa lunga storia è che non è cambiato nulla. Continuiamo a fare le stesse cose nella stessa maniera con gli stessi attrezzi, da allora fino ai giorni nostri. 

Paradossalmente non è cambiato nulla. 

Bologna è la città in cui Bottega Prata nasce e si sviluppa. Che tipo di rapporto ha la sua bottega con il contesto bolognese? 

Bologna è la mia città di nascita ed è la città dove lavoro. 

Per la nostra città abbiamo fatto parecchie cose, soprattutto mio nonno e mio padre.

Le cose più belle e che ricordiamo con più amore sono le scale dell’Hotel Baglioni (oggi Grand Hotel Majestic) fatta da me e mio papà perché mio nonno era già molto vecchio. Lui realizzò i lampioni all’esterno e anche le maniglie, andate perse. Parliamo di una struttura di 85 metri, sono quattro piani di una scala molto bella in un albergo dove hanno voluto circondarsi di cose eleganti. Probabilmente è stato uno degli ultimi alberghi ad avere ancora il piacere del bello e del buon gusto.

le scale dell’Hotel Baglioni

Abbiamo realizzato la pensilina di via D’Azeglio tutta in stile Liberty fatta di grappoli d’uva, di mele e di pere. 

Vi è, poi, l'orologio dell'ex Banco di Roma in Via Ugo Bassi. Anche quello è un bell’ornamento, realizzato poco prima della guerra.

Tantissime sono state le realizzazioni per le case bolognesi, per personaggi pubblici e anche per persone, chiamiamole “più semplici”, quelle che forse hanno dato anche più soddisfazione. Grazie alle quali la mia città mi ha dato l'opportunità di lavorare. 

Sono cose che sono rimaste, rimarranno anche quando non ci sarò più e rimarrà un segno di un bravo artigiano che ha fatto un qualcosa di bello per la propria città.

Ma quali sono le proprietà creative di un materiale così particolare come può essere il ferro battuto? 

Qui lavoriamo il ferro, sicuramente un materiale severo e freddo che probabilmente lo si associa a una lamiera di un’automobile o a un tegame. In questa bottega il ferro si è trasformato, è un po’ cambiata la sua origine perchè con il ferro mio nonno ha fatto fiori, foglie e ha realizzato animali, come api e cerbiatti. Ha creato tanti oggetti di una leggerezza che non ti aspetteresti da una materia così dura come può essere un pezzo di ferro. Noi riusciamo a plasmare questo metallo così da renderlo elegante. Mio nonno diceva una frase molto bella: “ Il ferro è un mio amico perchè fa tutto quello che voglio io”.

Ed effettivamente nel tempo ha saputo dimostrarlo.

Può farci una panoramica sul processo realizzativo di una vostra opera?

Intanto si inizia facendo un disegno di un oggetto, realizzando così un primo modellino di carta che viene ritagliato e poi appoggiato su un foglio di lamiera. 

La lamiera viene poi tagliata con degli scalpelli sempre realizzati da noi. 

Una volta tagliata, viene limata togliendo la bava e vengono anche corretti alcuni dettagli. Si procede poi con lo sbalzo, processo che da forma al prodotto. E questa è la cosa divertente: creare movimento in un pezzo di ferro che in origine era una lastra e che dopo diventa altro, per esempio una rosa. Questo si fa con l'aiuto del fuoco per cui il ferro si scalda, diventa rosso e viene plasmato. Si segue un processo molto simile a quello del vetro. Dopo queste fasi, se fosse possibile modellare con le mani lo faremmo, ma ovviamente le calde temperature non lo permettono. Per questo motivo, grazie all’uso di tenaglie e scalpelli, “tocchiamo” la materia e gli diamo la forma definitiva. 

Spesso parla degli attrezzi che utilizza. Hanno un significato particolare?

Gli attrezzi diventano i tuoi compagni di vita, diventano parte di te, da quando entri in bottega a quando smetti sono al tuo fianco.  

Anche loro sono realizzati da noi, ad esempio re-impiegando vecchie lime si ottengono degli attrezzi di ottima fattura. 

Tu pensa che mio nonno era talmente innamorato del proprio lavoro che quando è morto a 98 anni ha richiesto di essere seppellito con il suo martello, e così è stato! 

Per cui immaginatevi cos’è un attrezzo nelle mani di una persona giusta come un artigiano. Nelle mani di chi non sa usarlo rimane un semplice attrezzo, nelle mani di un artigiano contribuisce a far nascere un bell’oggetto. 

Bottega Prata

Ci sono soggetti che ama particolarmente riprodurre?

Mi piace fare un po' di tutto, anche perchè così il lavoro non diventa noioso. 

Infatti solitamente comincio due o tre lavori diversi tra loro, come ad esempio una testatina di un letto, un pezzo di lampadario e un tavolino. Alcuni giorni lavoro su uno di questi ma a un certo punto devo fermarmi e cambiare. Questo perché l’occhio, dopo qualche giorno, non riconosce più i difetti. Cambiando lavoro potrai tornare sul lavoro fatto in precedenza notando errori che diversamente non avresti visto.   

I lavori che amo realizzare sono probabilmente i fiori. I fiori perché mi ricordano mio nonno, sono belli e anche forse i più apprezzati. Sicuramente hanno anche un grado di difficoltà maggiore poichè devi essere bravo a renderli immediatamente riconoscibili. Non puoi dire che è una margherita se poi sembra un tulipano e viceversa, se non sono riconoscibili significa che non si è stati così tanto capaci. Poi il fiore è un elemento naturale che ammorbidisce e ingentilisce l’anima, un qualcosa di bello che produce piacere e a me piace fare un lavoro che dia piacere. 

Guardiamo ora al futuro, cosa si aspetta da Bottega Prata e quali sono i desideri per questa attività.

Faccio fatica a risponderti a questa domanda. D’istinto vorrei che la bottega continuasse, che non avesse fine, che non morisse con me.

Purtroppo probabilmente rimarrà un sogno perché non c’è più continuità con il mondo della scuola, in particolare parlo degli Istituti d’arte dove ci sono ragazzi già un po’ inclini all’arte e all’artigianato.

Non si è formata una rete sufficiente per far sì che ci sia comunicazione tra le scuole e gli artigiani. Non vi è nemmeno la possibilità d’insegnare perchè le botteghe sono antiche, troppo piccole e non a norma per ospitare le classi. 

Diverse volte mi sono offerto di andare a insegnare nelle scuole e l’ho fatto per quanto si possa fare stando dietro la cattedra; sicuramente si è cominciato a sensibilizzare l’alunno, ma non basta. 

Pierluigi Prata

Vorrei che il comune facesse qualcosa per le botteghe del centro storico. Anche le botteghe hanno bisogno di un sorriso, di un aiuto, di un piccolo segnale grazie al quale rimarrebbero aperte un po’ di più. Ma la verità è che sono scoraggiate perché vedono che non c'è questa volontà da parte delle Istituzioni e, unitamente alla mancata coordinazione con le scuole, vien da se che quando si raggiunge una certa maturità, o la natura non permette più di lavorare, purtroppo si tira giù la serranda. 

Dietro a questa serranda vanno così a morire e a rimanere segreti dei segreti che non verranno più fuori, non si recupereranno più. Probabilmente adesso c’è ancora tempo per rimediare, però vedo che purtroppo, al momento, non è possibile. Come si suol dire, ci vorrebbe un miracolo, a volte i miracoli accadono quindi speriamo per il meglio.


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