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Un cuore-puntaspilli per logo. Uno spazio popolato di abiti colorati, ma anche di statue, piante, fiori, arredi che richiamano atmosfere esotiche. E un nome eloquente: “Ce l’ho solo io”. È così che si presenta la boutique di moda che sorge nel centro storico di Brescia, nata da un’idea di Adele Patti, titolare e designer, che ha fatto dell’unicità il proprio tratto distintivo.
Dentro, Adele, Lia, Damiano e Alessandra realizzano a mano abiti sartoriali, ognuno dei quali è unico e realizzato interamente a chilometro zero.
Adele, com’è nato “Ce l’ho solo io”, e perché porta questo nome?
Il marchio “Ce l’ho solo io” nasce nel 2010 da un’idea che ho avuto dopo l’università: ho frequentato l’istituto Maragoni di Milano e ho cominciato a realizzare abiti e fare mercatini. Il nome deriva dal fatto che creiamo pezzi unici: chi acquista uno dei nostri capi ha davvero la possibilità di dire “ce l’ho solo io”. Il logo del negozio è un cuore sacro trasformato in puntaspilli con ago e filo. L’ho ripreso dalle immagini che mia madre, che ho perso, amava raccogliere nelle chiese in cui andava: è un modo per tenerla con me, ho pensato che mi avrebbe portato fortuna.
Con Lia abbiamo aperto un piccolissimo negozio con laboratorio annesso, dove producevamo e vendevamo solo il nostro brand. Poi, nel 2015, ci siamo trasferiti nel negozio attuale: un ambiente - e un laboratorio - più grande per un lavoro più ampio. Ora siamo in quattro: io che faccio supervisione e seguo lo shop online e i social; Lia che si occupa del visual del negozio, dei marchi e del back office Alessandra che cuce i capi; Damiano che li taglia e si occupa della vetrinistica.
Quindi vi siete allontanati da un fare prettamente “handmade”. Che tipo di realtà siete oggi?
La definizione in cui ci ritroviamo di più è quella di boutique artigianale: realizziamo capi unici sartoriali lavorando su una vera e propria linea produttiva, proprio come un’azienda. E ragioniamo come un semi programmato: non mettiamo in vendita i capi man mano che li realizziamo, ma produciamo d’inverno la collezione estiva e d’estate quella invernale.
Quali sono i vostri prodotti principali?
Produciamo principalmente tre collezioni. La prima si chiama proprio “Ce l’ho solo io” ed è la nostra collezione di pezzi unici: ogni taglia non viene mai ripetuta nello stesso tessuto. Se facciamo, ad esempio, un fiore viola in taglia S in un certo modello, ci sarà solo quello.
Poi c’è DALA, che è una collezione a tiratura limitata e deve il suo nome all’unione delle nostre iniziali, Damiano, Adele, Lia, Alessandra. È una linea di abiti dalle linee essenziali e in tinta unita. Quest’anno in particolare sarà molto forte, perché abbiamo ideato una collezione molto ampia per la primavera e l’estate 2023.
L’altra è Opèra, la nostra linea di capi più importanti: si tratta di abiti realizzati con lavorazioni molto complicate e costose e tessuti molto lavorati, per questo inseriamo solo pochi capi nuovi l’anno.
Per completare la nostra collezione, facciamo inoltre ricerca di brand in Europa, che poi ospitiamo nel nostro negozio: cerchiamo brand di oggettistica, accessori per la casa, cancelleria, gioielli.
Come nascono i vostri abiti?
Da ore e ore seduti al tavolo tutti insieme. Una volta definita l’idea, a cui contribuiamo tutti, facciamo gli schizzi e tra quelli ideati ne scegliamo qualcuno. Per lo sviluppo del cartamodello ci appoggiamo una modellista professionale, Mirella: la sua esperienza ci permette di creare capi sartoriali. Ogni modello viene elaborato finché il prodotto non viene com’era stato pensato: per arrivare al primo prototipo ci vogliono in media, solo per il cartamodello, almeno due giornate. Poi segue lo sviluppo taglia, che permette la realizzazione delle taglie rispettando le proporzioni dell’abito; e il taglio, da cui comincia a prendere corpo la produzione. Tutto il processo viene realizzato qui nel nostro laboratorio, e, a differenza delle grandi aziende, che lavorano in CAD, l’intero sviluppo degli abiti è manuale e studiato al millimetro. In questo modo il prodotto mantiene una connotazione artigianale in tutte le sue fasi e una vestibilità differente rispetto ai prodotti industrializzati. Dal punto di vista dei tessuti, prediligiamo cotone, seta e viscosa, mentre cerchiamo di evitare il poliestere - se non nei capi che richiedono necessariamente questo materiale.
Il visual è una parte importante del vostro lavoro: come raccontate l’unicità dei vostri capi?
Quando presentiamo le nostre collezioni, le nostre modelle sono tutte ragazze normali: a volte le cerchiamo rivolgendoci a chi ci segue sui social, talvolta le stesse clienti diventano modelle. Non cerchiamo modelle professionali, ci piace che il capo sia visto sulla vicina di casa, su persone che possono essere potenziali clienti, quindi non perfette, ma normali. Lavorando su taglie diverse, inoltre, possiamo mostrare fisicità diverse e le clienti apprezzano il lavoro che facciamo anche da questo punto di vista. Inoltre anche lo shooting è a chilometro zero: lo gestiamo in negozio con un fotografo e ci occupiamo di tutto noi: Damiano le trucca, pettina e sceglie gli accessori. Realizziamo e scegliamo anche gli oggetti sullo sfondo.
Pensiamo con cura anche le vetrine: facciamo ricerca e cerchiamo di realizzarle con un significato, ad esempio in occasione del Pride o della pandemia, quando abbiamo dovuto chiudere. Ci piace mandare dei messaggi con quello che facciamo: non sono una vetrina estetica, ma che riesca, specie per le cause a cui teniamo, a passare un certo discorso.
Vi rivolgete anche all’estero?
Sì, oltre al negozio, abbiamo uno shop online e abbiamo la possibilità di vendere in tutta Europa. Attualmente non siamo partiti ancora molto con l’estero, ma vendiamo in tutta Italia, la nostra clientela si è ampliata. Non vendiamo, invece, ad altri negozi. Ora che Brescia sta prendendo una piega più internazionale, anche il negozio si sta aprendo a una clientela più ampia: ora abbiamo clienti affezionate dall’estero - Belgio, Monaco - e comprano online. Quest’anno Brescia, insieme a Bergamo, è Capitale della cultura e speriamo che questo porti più persone anche dall’estero a visitare la città e avvicinarsi ai negozi artigianali.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Siamo già proiettati su quella che sarà la prossima collezione, cioè la produzione invernale: Mirella sta già lavorando ai primi modelli. Ma il prossimo appuntamento importante sarà il primo marzo di quest’anno, quando usciremo con la collezione nuova: non vediamo l’ora di esporla!