Tra i ricordi che segnano l’infanzia, alcuni diventano radici profonde capaci di orientare il futuro. È così per Simone Sgualdini, artigiano del legno e fondatore di “Il Nido del Picchio”, realtà che oggi valorizza il Made in Italy con creazioni uniche e sostenibili. La passione nasce presto: un bambino, un nonno, un primo scalpello.
Da quel momento, il legno diventa linguaggio e visione, un filo che unisce generazioni e tradizione. Oggi, grazie alla maestria delle sue mani, ogni pezzo racconta la bellezza dell’artigianato italiano, coniugando qualità, design e identità culturale. Un viaggio che dimostra come i sogni d’infanzia possano trasformarsi in progetti capaci di far conoscere il vero valore dell’artigianato italiano nel mondo.
Quando e come nasce questo “chiodo fisso per il legno”?
“I miei primi ricordi sono legati a momenti passati con mio papà, quando andavo in cantina con mio nonno dopo pranzo, a giocare con i primi pezzetti di legno, le lime, le raspe, le pialle. Negli anni ho continuato a creare, un po’ per divertimento, un po’ per il concetto di “proviamo a risparmiare”, facendo da solo. Pian piano ho finito per costruirmi la casa.
Da lì ho iniziato a procurarmi qualche attrezzo un po’ più professionale e ho capito di avere la manualità sufficiente per realizzare qualcosa di apprezzabile anche per gli altri”.

Come hai aperto “Il nido del Picchio” a Staranzano?
“La mia attività è nata dopo il licenziamento dal precedente lavoro. Sono nato come programmatore informatico, sono ingegnere, e dopo dodici anni nel settore ho capito che non era la strada giusta per me: non mi dava soddisfazione e non mi permetteva di esprimermi attraverso la materia, come ho scoperto di aver bisogno.
Trovandomi senza lavoro, mi sono detto: “Forse è il momento giusto per provare a vedere se può funzionare il mettersi in proprio con un’attività artigianale”. Eccomi qua: dopo tre anni e mezzo, sembra che stia funzionando!”
Cosa realizzi e qual è il punto di forza di questo progetto? Cosa ti caratterizza?
“Quando la gente entra in laboratorio e mi chiede in cosa sono specializzato, rispondo che non sono un falegname, ma un ebanista. Storicamente, il falegname costruisce la struttura del mobile, mentre l’ebanista si occupa della parte estetica, trasformandolo in qualcosa di pregiato.
Oggi il confine non è più così netto, perché non si producono più tanti mobili impiallacciati, e spesso il falegname si occupa di tutto. Il mio è un piccolo laboratorio: sono qui da solo e realizzo oggettistica per la casa, l’ufficio e la persona – i classici taglieri, cornici, bomboniere, penne – e oggettistica al tornio, come ciotole, piatti, vasellame. Il mio lavoro è soprattutto su commissione”.
Quali sono i tuoi metodi di lavorazione?
“La mia firma artistica consiste nell’utilizzo e nell’accostamento di essenze lignee diverse, per sfruttare i contrasti cromatici ed esaltare i colori e le venature naturali del legno. Difetti naturali come nodi e spaccature non vengono nascosti, ma al contrario, esaltati e messi in primo piano. Nella zona ci sono già molte falegnamerie, quindi non aveva senso aprire un’attività che coprisse lo stesso mercato.
Mi sono concentrato sull’oggettistica, proponendo qualcosa che non si trova nei negozi. Realizzo oggetti anche molto piccoli – come anelli, pendagli, bracciali – i cui componenti sono minuscoli. Questo mi consente di ridurre gli sprechi: per me lo scarto non esiste — rimangono solo trucioli e polvere. Ogni pezzo di legno “di scarto” viene catalogato e conservato: può sempre servire per realizzare una penna o altri oggetti. Per le finiture uso principalmente oli naturali, a basso impatto ambientale”.
In un’epoca in cui tutto corre veloce e si consuma in fretta, il laboratorio di Simone rappresenta un ritorno consapevole alla manualità, alla pazienza, all’arte del “fare con le mani e con il cuore”.
"Il Nido del Picchio" è molto più di uno spazio di lavoro: è un luogo dove le generazioni si incontrano, dove il sapere si tramanda tra una battuta e una piallata, dove i ricordi di infanzia tornano a vivere in ogni venatura del legno.
Per questo, oltre alla sua produzione artigianale, Simone ha deciso di offrire corsi dedicati a chi vuole riscoprire il piacere della creazione, partendo da zero. Un’occasione preziosa per condividere tempo ed esperienze con i propri cari – padri, figli, nonni – costruendo insieme non solo un oggetto, ma un ricordo prezioso da custodire nel tempo.
Un invito, dunque, a rallentare, ad ascoltare il suono del legno che prende forma, e a lasciarsi sorprendere da ciò che può nascere da un semplice pezzo grezzo. Magari proprio da quel “chiodo fisso” che, come per Simone, potrebbe cambiare il modo di guardare le cose. E, forse, la vita.



