Le cose di Giò, abbiamo trovato la casa delle befane: vivono in Piemonte ma viaggiano in tutta Italia

Articolo di Floriana Vitiello

Per arrivare a case delle befane bisogna percorrere una stradina sterrata, salire su una collinetta,  lasciandosi alle spalle la frenesia e il caos cittadino. In questo luogo immerso nel verde e avvolto dai  profumi di un giardino fiorito c’è Giovanna che dà vita alle befane de Le cose di Giò. 

L’attività esiste da più di 40 anni e ha saputo resistere ai cambiamenti facendo leva su due elementi  fondamentali: passione e autenticità. Ogni anno, nel laboratorio artigianale di Giovanna arrivano decine e  decine di ordini da tutta Italia (proprio in nostra presenza, ne arriva uno da Cava de’ Tirreni). La speranza  per il futuro è di trovare qualcuno a cui trasmettere questa passione, in modo tale che il lavoro di una vita  non svanisca nel nulla. 

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


 Da dove nasce l’idea di realizzare delle befane in panno lenci? 

La mia passione è nata nel 1980, quando sono andata a lavorare in un laboratorio artigianale che si  occupava di confezioni per il mondo del dolciario. I primi lavori che ho fatto erano molto basici, mi ricordo  di aver iniziato realizzando castagne di panno lenci. Era un’attività completamente diversa da quella attuale  che, però, mi hanno dato l’opportunità di lavorare con materiali che, ancora oggi, sono i miei preferiti:  pannolenci e vari tipi di tessuti. Grazie a quell’esperienza ho iniziato anche ad avere una certa confidenza  con il taglio e con la realizzazione da zero di un prodotto. 

Nel 1981, la mia titolare ebbe l’idea di usare come contenitore per i dolci la forma della befana: una scatola  conica, che aveva una testa di befana. È stata la nostra prima befana e da lì è partita quest’avventura che  dura da 40 anni e continua a rinnovarsi di anno in anno. Anche se l’attività Le cose di Giò è stata avviata nel  1996. 



Come distribuisce i suoi manufatti e qual è l’utente finale? 

I nostri prodotti sono distribuiti attraverso vari canali di vendita, ma principalmente ci affidiamo alle  pasticcerie di alta gamma. Anche perché l’attività ha un forte legame con il settore dolciario e continua a  preferire questo tipo di distribuzione. Negli ultimi tempi ho notato che stanno nascendo molti negozi di  oggettistica e bomboniere, perciò ci stiamo rivolgendo anche a questo tipo di negozi. 

L’utente finale sono comunque i nostri collezionisti, che negli anni hanno collezionato centinaia di befane.  Sono attenti a qualsiasi tipo di dettaglio, dalle lavorazioni allo sguardo della befana. Questo rende il cliente  molto esigente ma, allo stesso tempo, trovo che sia appagante e gratificante, perché le clienti sanno  apprezzare il mio lavoro in un modo incredibile. Nel corso degli anni mi è capitato spesso di ricevere lettere  scritte a mano dai collezionisti, che mi rendono davvero fiera di ciò che faccio. 

Quali sono i passaggi principali del suo lavoro? 

Per la realizzazione di una befana parte tutto da un’idea che viene associata a un colore e ai tessuti. Una  volta definito il prototipo, si prendono le misure, si fanno le fustellature di tutti i componenti, vengono  tagliate, cucite, imbottite, montate sul corpo centrare, poi ci occupiamo di modellare il viso. Il viso delle  befane è fatto di polistirolo ricoperto di pannolenci che, poi, dipingo personalmente a mano, una per una.  Così ogni befana è un pezzo unico: non ne esiste una uguale all’altra. 

 Qual è la cosa che la rende più orgogliosa della sua attività artigianale? 

Sono orgogliosa tutte le mattine, quando entro nel mio laboratorio, perché è quello che ho sempre  desiderato. Però ciò che mi rende più felice è che in tutti questi anni, non so in che modo, sono riuscita a  creare un interesse che dura da anni. Ogni volta, quando inizio un nuovo campionario, penso sempre che  non sarò in grado. Perché il mio obbiettivo è quello di continuare a creare emozioni nei clienti, che non  siano finalizzate solo al giorno dell’Epifania. La maggior parte delle mie clienti mi racconta di non ritirare 

mai le befane, ma di lasciarle in casa tutto l’anno. MI raccontano che le guardano ogni mattina, si  emozionano ogni giorno e questo riscontro così importante mi rende davvero felice.



Cosa si augura per il futuro della sua attività artigianale? 

Per il futuro de Le Cose di Giò mi auguro di fare ancora qualche befana: nei mei programmi c’è ancora  qualche anno di attività. La mia massima aspirazione è trovare una ragazza o un ragazzo che abbia la mia  stessa passione: è l’elemento chiave per portare avanti un’attività artigianale. Il mio o la mia erede deve  avere una buona manualità, buon gusto: sono richieste molteplici capacità, me ne rendo conto, però tutto  parte dalla passione, dall’amore per il bello e da una vena artistica. Per cui, per il futuro, mi piacerebbe  smettere di fare questo lavoro vedendo che il mio laboratorio non “finisce”, ma si trasferisce nelle mani e  nella mente di un’altra persona. Questo sarebbe il massimo, per me!




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