Ramosalso: Upcycling sartoriale e sostenibile

Articolo di Francesca Neri

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Dietro ogni capo d’abbigliamento si celano decine di altri possibili capi e oggetti, basta saperli pensare e creare. Ramosalso, un atelier a Venezia situato nella zona di Rialto, ne ha fatto la sua missione: “Se trasformi non sprechi” è d’altronde il suo motto. 

L’atelier è di Demis e Massimiliano, due esperti artigiani della moda, che si avvalgono dell’aiuto di Monica. Da tessuti vintage e da capi di seconda mano, scovati in mercatini solidali, riescono a ricavare dei capi d’abbigliamento raffinati, sartoriali, estremamente originali e senza tempo. 

Le persone inoltre riversano sui vestiti i propri ricordi: ed è per questo che Ramosalso si occupa anche di modificare, attualizzare e quindi far rivivere vecchi capi d’abbigliamento portarti dai clienti, adattandoli allo stile e all’età della persona.

Demis di Ramosalso

Buongiorno Demis, puoi raccontarci come nasce Ramosalso?

Ramosalso nasce nel 2019 dalla mia volontà di contrastare l’enorme spreco di abbigliamento che c’è sotto gli occhi di tutti. Io ho lavorato nell’abbigliamento e ho sempre visto lo spreco di energie e risorse, soprattutto nei distretti di produzione non italiani. Quando sono rientrato in Italia questa voglia di trasformare e di non sprecare si è trasformata nell’idea di aprire Ramosalso, che è un piccolo laboratorio e negozio di accessori e di abbigliamento realizzati con la tecnica dell’upcycling, che è una tecnica di trasformazione di qualcosa che sembra non serva più, in qualcosa di nuovo.


Il nome Ramosalso nasce da un toto-nome: quando abbiamo aperto il primo laboratorio-negozio, prima di aprire il piccolo atelier a Rialto qui a Venezia, abbiamo chiesto alle persone presenti all’inaugurazione di scrivere in un biglietto quello che poteva essere il nome della nostra attività, che ancora non aveva un nome. Tutti hanno scritto le loro impressioni, delle frasi meravigliose e dei nomi originali che hanno messo all’interno di una scatola, che abbiamo poi svuotato e letto. Da questo ragionamento è nata l’idea di Ramosalso: “ramo” è qualcosa che va un centro verso l’esterno e a Venezia è anche il collegamento tra due calli, e “salso” nasce perché la sede produttiva di Ramosalso è vicino al canal Salso, l’ex porto canale di Mestre. “Salso” è nello slang veneziano anche l’acqua della laguna, che è mista tra dolce e salata e quindi “salsa”. Ecco da dove deriva “Ramosalso”.


Puoi raccontarci come ti sei avvicinato al mondo della sartoria e alla moda?

Io cucio da quando avevo 10 anni: mi sono seduto alla macchina da cucire quasi per gioco, prima iniziando a cucire i miei abiti da Carnevale e poi studiando. Ho studiato all’Istituto d’arte e poi mi sono perfezionato all’Istituto di Moda. All’epoca non c’erano corsi di moda universitari, quindi ho fatto altri corsi di tipo regionale. Poi ho iniziato a lavorare subito e da lì ho continuato.

Atelier Ramosalso

Come avviene il processo di produzione dei vostri capi d’abbigliamento?

La produzione degli articoli per uomo e donna di Ramosalso nasce da una ricerca: non è una ricerca di stile, è una ricerca di dove acquistare abiti di seconda mano. Noi acquistiamo solo ed esclusivamente da circuiti solidali, per cui che sia il mercatino della parrocchia o una cooperativa sociale, noi vogliamo che il contributo economico del nostro acquisto rientri in una circolarità di un’attività che fa del bene alla comunità. Ecco perché non acquisto mai da privati, ma solo da questi circuiti. Perciò non faccio neanche una selezione nel mondo del second hand e del vintage, perché ritengo che ogni capo che purtroppo non viene più usato, debba essere reinserito nel circuito dell’abbigliamento. Quindi acquisto dalla t-shirt al trench, dal capo di ottima qualità al capo che magari ha una qualità un po’ più scadente ma che ha la necessità di essere salvato. 


Una volta acquistati i capi c’è una fase di analisi del capo stesso, che viene smontato, ritagliato e ricucito come nuovo capo: magari una giacca diventa un panciotto, dei pantaloni diventano dei panciotti, dei cappotti possono diventare un giubbotto con il cappuccio. Da lì si parte con la progettazione, che è unica per ogni capo.


Che cosa create maggiormente da Ramosalso?

Ramosalso è molto riconosciuto per il capospalla: la giacca, la trasformazione della giacca e la trasformazione del cappotto. 

Infatti con il servizio “Only For You”, che è un servizio di sartoria su misura upcycing che viene fatto esclusivamente per la persona che mi porta il proprio capo da trasformare, i capi principe sono i capispalla: cappotti, trench e giacche. Sono capi che hanno una forte valenza sartoriale, non per nulla io arrivo dal mondo della sartoria, e sono i capi suoi quali le persone riversano dei ricordi maggiori: magari si tratta del cappotto del nonno, o della giacca acquistata il giorno della laurea. Questo è un aspetto per il quale siamo particolarmente riconosciuti. 

L’accessorio iconico di Ramosalso è la sciarpa-cravatta: è stato il primo pezzo di upcycling, che faccio ormai da 15 anni, e altro non è che l’unione tra cravatte vintage che sono diventate attraverso un processo di riprogettazione un altro oggetto, ovvero una sciarpa. 

Abiti dell'atelier Ramosalso

Io indosso sempre la mia, che è stata una delle prime che ho realizzato. Le cravatte nel mondo del vintage hanno un mercato limitatissimo perché nessuno le vuole e chi acquista cravatte non le acquista vintage, perciò spesso vengono buttate. Io utilizzo la cravatta sia come elemento decorativo all’interno dei nostri capi, per cui i pezzi che derivano da una cravatta sono le etichette o le rifiniture di ogni capo, ma sono anche delle sciarpe, e questo è l’elemento iconico. Abbiamo vinto anche dei premi per le sciarpe-cravatta, proprio perché abbiamo progettato e ricavato un capo d’abbigliamento a partire da un capo obsoleto. 


Da dove nasce l’ispirazione per i vostri capi?

L’ispirazione dei nostri capi non nasce da un’analisi dei trend di stile e di moda, ma dall’oggetto stesso che abbiamo sottomano: da com’è fatto, dalle caratteristiche che ha e in quali condizioni è. Non sempre questi capi sono in ottime condizioni, quindi spesso durante il processo di creazione bisogna cambiare l’idea che era all’origine del capo stesso, proprio perché magari si scoprono dei buchi o delle rotture che prima non si notavano. 

Un altro elemento che ci ispira è l’idea è che tutti si devono avvicinare all’upcycing, che è una tecnica consolidata e studiata nelle facoltà di moda, ma che è molto limitata per il pubblico. Si avvicina infatti ad un’età molto giovane, proprio perché i ragazzi sono i più sensibili al tema della sostenibilità, ma un uomo di 50 anni non può pensare di vestirsi come un ragazzo di 20 anni. L’uomo adulto ha sicuramente un armadio più carico di abbigliamento rispetto ad un giovane, ma ha una conformazione fisica e uno stile di vita diverso. 

L’altra funzione dei nostri capi è quella di renderli “classici” e adatti a fisicità non più giovani e a persone che hanno ruoli professionali di un certo tipo: ad esempio un amministratore delegato non può andare ad una riunione con una giacca anni ‘90, ma deve andare con un ruolo e un abito dello stesso tenore. Magari può indossare comunque una giacca anni ‘90, a cui è legato molto, che vorrebbe rindossare: e quindi Ramosalso cerca di unire il classico con il nuovo.


Da chi è composta la vostra clientela? 

Da Ramosalso entrano tutti: il ragazzo e la ragazza giovane, l’uomo e la donna più avanti con l’età. Entrano persone che hanno una forte personalità, che hanno voglia di avere capi unici e che non si fanno trascinare da quello che è il trend del momento, bensì vogliono avere qualcosa che li distingua rispetto agli altri. 

C’è una netta distinzione tra chi entra nel negozio e va via subito perché lo scambia per un negozio di vintage e perchè non è logato, e chi invece entra incuriosito e non ne esce più perché qui gli oggetti sono talmente unici che è un piacere guardarli e provare ad indossarli. La persona che entra da Ramosalso è una persona che ha un carattere forte, una forte identità personale che non ha paura di mostrare al mondo. Inoltre, vuole oggetti che sa di non poter trovare da un’altra parte.


Anche se è una domanda scontata: quanto conta la sostenibilità nel vostro lavoro?

“Se trasformi non sprechi” è lo slogan di Rmosalso e la sostenibilità per me è fondamentale. Non è solamente nel saper riciclare, ma è anche un concetto di vita: per essere sostenibili a volte dobbiamo rinunciare a qualcosa che abbiamo, ma dobbiamo anche avere una percezione diversa delle cose che possediamo: dobbiamo imparare ad utilizzarle di più, a ripararle di più, a trovare chi possa ripararle e Ramosalso fa anche questo. 





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