Cantina L’Autin, una scommessa sui vitigni cuneesi

Articolo di Silvia Lago

A Barge, in provincia di Cuneo, si trova una cantina molto particolare. Il suo nome deriva dal sostantivo “autin” che in dialetto Piemontese significa “vigneto”. L’Autin è gestita da Mauro Camusso, di formazione agronomo. In passato, la cantina è appartenuta al padre e al nonno, e il vino veniva prodotto solo per passione o per il consumo in famiglia.

Nel momento in cui il sig. Camusso ha preso le redini dell’azienda, ha deciso di recuperare i vitigni autoctoni piemontesi e di impiantare anche vitigni internazionali, scommettendo sul territorio. Oggi collabora con esperti enologi per produrre vini biologici che raccontano la tradizione del territorio ad ogni sorso.


Buongiorno sig. Camusso, come nasce la Cantina L’Autin?

La cantina L’Autin si trova a Barge in provincia di Cuneo, siamo sotto la Doc del Pinerolese rosso e quindi le nostre vigne sono Bibiana, Campiglione Fenile e Barge. Nasce da una tradizione della vecchia vigna di mio padre, mio nonno e mio zio, che allora avevano più vino da alimenti, quindi il classico vino a damigiane che venivano inviati alle classiche trattorie di paese. 

VIni della Cantina L’Autin


Voi però vi siete evoluti e avete scelto un approccio diverso.

Sì, noi abbiamo fatto un percorso diverso. Abbiamo iniziato a riprendere le vigne nel 2008, quando purtroppo mio padre è mancato, seguendo un piccolo progetto. Io ho studiato Scienze Agrarie e all’epoca ho avuto come professore Italo Einader della Val Chisone, Preside della Facoltà Agraria di Torino, con cui ho dato l’esame di Viticoltura. 


Lui mi aveva detto che erano più zone da bianchi che da rossi. Avevo sempre quel tarlo, quindi nel 2010 ho cominciato a mettere dei bianchi. La sfida è stata quella di voler fare una bollicina nel Pinerolese, quando nessuno ci aveva mai pensato prima. Quindi abbiamo cominciato a impiantare i classici seguendo l’esempio dei grandi produttori di bollicine: in particolare mi riferisco alla Francia, con Pinot Nero, Chardonnay e un autoctono del Bian Ver. 

Quindi la nostra bollicina che oggi commercializziamo è composta da un 50% di Pinot Nero, 40% Chardonnay e 10% Bian Ver. 


Voi seguite un metodo particolare, sfruttando la temperatura ideale delle miniere. Può dirci qualcosa di più?

Parlando delle bollicine, la nostra prima bollicina è stata la vendemmia 2013. Io ero stato a visitare le miniere del talco in Val Germanasca e queste miniere hanno una particolarità: si tratta una tipologia di talco tra i più pregiati al mondo. Io ho anche un’altra attività del settore lapideo, lavoriamo la pietra di Luserna proprio qui nel territorio di Barge e Bagnolo. Vedendo queste miniere, abbiamo fatto degli studi e abbiamo trovato tre siti in cui ci fosse la temperatura di 10 gradi costanti. Quindi dopo la prima fermentazione secondo il metodo classico, viene fatta una seconda fermentazione con l’aggiunta dei lieviti e dello zucchero; finito lo sviluppo dei lieviti, la bollicina ormai è secca e noi la portiamo in miniera per almeno due o tre anni. 


Noi commercializziamo quindi questa bollicina che nasce dalla provincia di Torino, viene vinificata in provincia di Cuneo, poi ritorna in provincia di Torino per l’affinamento ovvero la presa di spuma. Infine ritorna a Barge per essere venduta. 

Vigneti cuneesi di L'Autin

Cosa può dirci del vostro prodotto di punta, il Passito, e del vostro metodo di produzione?

Il nostro è un passito di malvasia moscato, le cui vigne si trovano a Campiglione Fenile e Barge. La particolarità di questo passito è che è del nostro territorio, ed è una vendemmia medio tardiva. L’uva viene messa sui classici graticci, quando c’è la nebbia il clima è abbastanza ventilato e si lascia essiccare e concentrare il grappolo fino a fine febbraio. A fine febbraio riprendiamo i grappoli ormai molto concentrati, vengono messi nella pressa pneumatica e quindi vengono portati a fermentazione. 


Nella nostra cantina abbiamo i vasi vinari, che sono delle barrique di secondo uso. La nostra produzione è limitata, anche perché con la concentrazione la quantità diventa minima. In particolare abbiamo una barrique in pietra di Luserna, che ha delle caratteristiche un po’ particolari, un po’ come quella delle vasche in cemento dove adesso si fanno affinare e fermentare i vini. La produzione viene fermentata nelle barrique e quindi l’anno dopo, dopo un po’ di affinamento viene messa in commercio. 

Il nostro Passito ha ricevuto anche dei premi, sia al Milano Wine Festival che al Golosaria con Paolo Massobrio.

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