Dammi tre parole: Codice, Icona, Italianità
Articolo di Patrizia Zanetti

Incontriamo Nicola Fiorato, Amministratore Delegato di CodiceIcona – mi raccomando, tutto attaccato! – nello spazio di co-working sito in via Schiapparelli 12, nella ZAI (Zona Agricola-Industriale) di Verona. 


Let’s save the design, recita il vostro payoff. Come si deve salvare il design?

CodiceIcona nasce appena prima della pandemia da Covid-19: una storia che porta un segno importante fin dalla sua comparsa. In effetti abbiamo superato la sfida dello stop prolungato, continuando a studiare, ideare e progettare, per essere pronti nel momento in cui tutto fosse finalmente ripartito. E così è stato.

Il core business di CodiceIcona è quello di salvare e recuperare icone del design italiano nel settore dell’arredamento – tavoli, lampadari, portaoggetti a vario titolo – cercando di riportarle a nuova vita, mantenendone la carta d’identità originaria, senza snaturarle. Nel contempo si devono rispettare le nuove norme che oggi regolano le produzioni industriali e che impedirebbero comunque di proporre al mercato oggetti realizzati con un’ingegneria non più a norma e ormai obsoleta.

Qual è la filiera del processo produttivo di un oggetto che viene rieditato da CodiceIcona?

Nel primo step individuiamo un oggetto iconico che sappia trasmettere un patrimonio culturale all’utente finale: in questo oggetto di design, che per esempio può essere un abat-jour, una sedia o un poster, andiamo alla ricerca della storia che precede la sua creazione, del pensiero che ha mosso il designer alla realizzazione di quell’oggetto. Cerchiamo di capire i valori che lo sostengono e di metterci in contatto con le Fondazioni artistiche, o gli eredi del creativo, che possano essere interessati a riproporre il pezzo. Dopo l’accordo sulla cessione dei diritti, mettiamo in moto la filiera degli artigiani che sappiano riprodurre l’oggetto, apportando eventuali modifiche ingegneristiche. Il prodotto – o nel nostro caso, il ri-prodotto finale – dovrà rispettare le normative attuali sulla produzione e la sicurezza.

In Italia abbiamo un patrimonio incredibile di eccellenze artigianali e manifatturiere in grado di ricreare oggetti che sicuramente la grande industria non riuscirebbe a riproporre con la stessa abilità e precisione nella lavorazione.


A quale mercato vi rivolgete?

Mai come in questo caso l’espressione “Nemo profeta in patria” fu più azzeccata! Lavoriamo molto con l’estero e molto meno con l’Italia, patria di artisti e designer di altissima creatività. Luciano Baldessari, Franco Albini, Joe Colombo, Francesco Trabucco, Marcello Vecchi,

Giancarlo Piretti, Giuseppe Cormio, Alessandro Mendini, De Pas, D’Urbino, Lomazzi, Walter De Silva, Roberto Fiorato sono solo alcuni dei nomi che hanno scritto la storia del design italiano. Durante le esperienze di alternanza scuola-lavoro che abbiamo offerto al liceo artistico della nostra città, abbiamo toccato con mano che gli studenti italiani non conoscono queste firme. Un grande dispiacere: ci siamo trovati con ragazzi provenienti da altri Paesi (es. Corea), che pur non essendo degli esperti del settore, sapevano perfettamente collegare questi grandi nomi agli oggetti di design, frutto delle loro creazioni. 

Si può dire quindi che Codiceicona ricopre un ruolo di promotrice culturale, oltre che di produttrice di oggetti iconici di arredamento?

Cerchiamo di chiudere il cerchio parlando di un prodotto, dalla sua ideazione, con l’autore originale, fino alla riedizione in chiave moderna, ma non snaturata. Adattiamo l’oggetto alle norme ed esigenze dei nostri giorni. Per esempio, la sedia Plia di Giancarlo Piretti, è stata realizzata in edizione limitata – 800 pezzi – e serigrafata con la firma dell’autore. Una sedia iconica e un oggetto di design, riconosciuto e riconoscibile a tutte le latitudini.


Dopo il Covid, finalmente un palcoscenico tutto per voi, per poter valutare l’apprezzamento del mercato. Cos’è successo a Parigi, alla fiera MAISON&OBJET? 

Si tratta del più grande evento dedicato ai professionisti del lifestyle in tutte le sue espressioni: decorazione, design, arredamento, accessori. Per CodiceIcona, il vero e proprio trampolino di lancio verso la platea del mondo del design. I professionisti del settore – architetti, designer d’interni – e la rete commerciale – con gli agenti – ci hanno riservato attenzione e interesse, confermandoci che sì, abbiamo avuto l’intuizione giusta e CodiceIcona svolge un lavoro che ha grande significato, incarnando un contenitore culturale e produttivo che può fare la differenza.

Guardando nella sfera di cristallo, qual è l’ambizione per il futuro di CodiceIcona?

Siamo diventati società benefit: questo significa che non siamo solo un paradigma seleziona-produci-vendi. Per la verità, abbiamo un sogno, che è quello di attirare i giovani, interessandoli e coinvolgendoli nel mondo del design attraverso docufilm, interviste ai designer, libri, e tutte le testimonianze che possano arricchire la storia di ciascun oggetto, parte del nostro interesse produttivo. 

Passare il testimone di questa nostra attività alle future generazioni, è il modo affinché nulla vada smarrito e il potenziale di ogni oggetto sia custodito e perché no? – amplificato. Uno degli esempi è l’iconico carrello musica di Joe Colombo, che ha fatto riscoprire non solo l’oggetto in sé, ma tutta la carriera – seppure brevissima – del designer, appassionato di musica jazz e lui stesso musicista presso il locale Santa Tecla di Milano. Una storia, fatta di tante storie.


Per conoscere il vostro brand e tutta la cultura che lo accompagna, dove si può indirizzare l’internauta?

Il nostro sito web è: codiceicona.com

Se invece ci volete incontrare di persona, per visitare lo showroom e una piccola raccolta del museo di ispirazione delle icone di ieri, che troveranno nuova vita nel design di domani, potete raggiungerci in via Schiapparelli 7B, a Verona.


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