Dedicare la propria vita all’arte: la coraggiosa scelta di Edoardo Carnevale di Dedos Jewels

Articolo di Stefano Cattani

Nel centro di Bologna, in via degli Albari, si trova il laboratorio di Edoardo Carnevale, che ha fatto dell’arte la propria vita. Nonostante gli studi in lingue e un passato nel settore del turismo, durante il periodo della pandemia ha scelto di percorrere una nuova strada che l’ha condotto dove si trova oggi. E così la sua passione è diventata il suo lavoro.

Oggi siamo andati a trovarlo nel suo laboratorio, dove ci ha raccontato la sua storia.


Da dove è nata l'idea dietro Dedos Jewels e il nome? 

“Dedos” significa “dita” in spagnolo, infatti le dita sono sempre state il mio strumento di espressione. Da piccolo ho iniziato a suonare il pianoforte e la musica è sempre stata una parte importante nella mia vita. Giocavo con i Lego e mi piaceva un sacco creare delle costruzioni sulla base di quello che c'era scritto sulle istruzioni, distruggerlo e costruire qualcosa di nuovo. In particolare mi piaceva costruire gli aerei.

LAboratorio di Edoardo Carnevale

Come hai iniziato? Come è iniziata questa attività?

L'attività di per sé è iniziata due anni fa, ma il percorso in realtà è cominciato molto prima: circa cinque/sei anni fa, quando mi trovavo in Portogallo per l’Erasmus. Raccoglievo le pietre che trovavo per terra, le portavo a casa e ci attorcigliavo dei fili di ferro. Questa pratica mi rilassava molto. Io ho studiato lingue, letterature straniere, e dopo le lezioni mi mettevo a lavorare questo metallo, lo piegavo e cercavo di capire come funzionasse. Dopo questa esperienza ho cominciato a viaggiare e mi sono sempre portato dietro questo hobby, che mi è servito anche per costruire un po’ la mia pazienza: trovo molto terapeutico fare un movimento continuo, ripetitivo, e mi aiutava a concentrarmi e a rilassarmi.


Dopo un po’ di viaggi sono tornato in Italia. Desideravo spingermi su altri cammini e passare dall'intreccio dei fili di rame al metallo. Ho frequentato la scuola orafa ambrosiana, un corso che è durato tre mesi a Milano, e lì io ho imparato le tecniche base dalla fusione del metallo, la trafilatura, passando per la lavorazione al banco. Ho imparato a conoscere questo mondo, queste attrezzature e sono stati tre mesi di corso intensivo.

Ho dovuto fare molta pratica e commettere tanti errori per arrivare dove sono ora. All’inizio mi arrabbiavo un sacco. Poi però ho capito che anche dagli errori si può imparare e creare qualcosa. Sono cresciuto, ho iniziato a vedere le cose in modo diverso, anche grazie al supporto dei miei amici che mi sono sempre stati accanto. 


A un certo punto mi sono trasferito a Bologna. Dovevo fare un corso di aggiornamento perché avevo fatto la guida turistica a Milano e avevo bisogno di un patentino. Una volta concluso il corso però è arrivata la pandemia di Covid19. Con quel poco che avevo sono riuscito a costruire un piccolo laboratorio in casa e a continuare a lavorare e creare manualmente.

Durante questi due anni mi sono impegnato molto e non ho mai abbandonato questa mia passione. È importante mantenere vivo il fuoco e penso che questo aspetto sia importante in qualsiasi cosa si faccia nella vita. 


Un giorno ho letto un annuncio su Facebook: le ragazze di Double Trouble (qui mettere collegamento all’intervista fatta a loro) cercavano due artigiani per affittare questo splendido spazio in cui ci troviamo ora. Rispondo all'annuncio e mi presento qui, insieme a Natalia, Margherita e Caterina per visionare lo spazio. Entriamo dentro, rimaniamo a bocca aperta, usciamo fuori, ci guardiamo… E speriamo davvero che ce lo diano! Così abbiamo raggiunto l'accordo con l'agente immobiliare per affittare lo spazio e io, felicissimo, mi sono detto: “Adesso è il momento, il momento dove posso avere lo spazio per poter creare!”. 


C'è tanta gente che si trova nello scantinato come mi sono ritrovato io e riesce a creare, però quello spazio è troppo stretto per la creatività di una persona, quindi a un certo punto ci si deve espandere… Anche perché le attrezzature sono importanti: più qualità c'è nell'attrezzatura che utilizzi, più il lavoro viene bene, specialmente in questo ambito in cui le attrezzature te le devi costruire tu. 

Gioielli Dedos Jewels

Fai anche corsi in merito al tuo lavoro?

Sì. All'inizio avevo integrato il mio lavoro con delle lezioni di italiano online e con Glovo, quindi avevo tre lavori.  Poi, col tempo, sono riuscito a crearmi un po' di clientela, soprattutto svolgendo dei workshop che sono risultati molto interessanti a chi veniva a farli, ma soprattutto interessanti per me, perché penso che quando una persona insegna impara due volte! Io stesso sono cresciuto grazie agli errori dei miei studenti.


Col tempo sono riuscito a lasciare le lezioni di italiano, il lavoro con Glovo e a dedicarmi full-time a questo. Oggi sono in laboratorio dal lunedì al sabato, ma in realtà anche la domenica vivo praticamente qua. Non ho orari, se mi viene un’idea vengo in laboratorio anche la sera o la mattina presto. 

Ovviamente durante il giorno devo essere qui fisicamente per i clienti, però ho la fortuna di condividere questo spazio con persone con cui ho instaurato un bellissimo rapporto: collaboriamo e ci aiutiamo l’un l’altro. Questo conta tantissimo, l’ambiente di lavoro è fondamentale. 


Vendi direttamente al dettaglio qui o fai anche fiere o qualche genere di eventi?

Le fiere e i mercati sono sempre un'incognita e ti occupano tante energie, sia fisiche che mentali. Io non riesco a vendere i miei prodotti nelle fiere, perché per me se una cosa ti piace e tu ci dialoghi con un mio lavoro sono contento, invece non riesco a spingere qualcuno a comprare qualcosa che ho creato. Non fa parte del mio modo di essere.


Ho sempre difficoltà a dovermi rapportare da un punto di vista commerciale con una persona, perché per me prima di tutto viene la bellezza di quello che uno fa. Poi è vero che è importante chi sei, cosa fai e come lo fai e quali sono i valori che tu porti in quello che fai e devo dire che spesso le persone comprano per questo motivo. 

Se una persona comunica con i miei lavori io sono doppiamente felice. Specialmente quando una persona mi dice che gli piace un mio lavoro perché gli comunica qualcosa. Si instaura un dialogo. 


Per me è importante il rapporto con la persona, anche per questo faccio workshop, perché mi dà l'opportunità di conoscere e di vedere come le persone lavorano e di poter dare dei consigli, perché magari aggiustando alcune cose nel lavoro di una persona questa può scoprire delle capacità che non sapeva di avere.

Poi, come dicevamo prima, magari anche la persona, lavorando direttamente, si rende anche conto di quello che è il percorso per creare. Magari compra il gioiello, però capisce qual è il lavoro che c’è dietro e quindi si sente molto più coinvolto. 


C’è chi vuole dei lavori ad hoc, in questi casi è fondamentale che mi spieghi perché vuole quel tipo di prodotto, qual è la reale motivazione. Per me è importante l'ispirazione, per poter creare qualcosa di personale e più ci metto del mio, più sono stimolato nel farlo. 

Bisogna considerare anche che un gioiello di per sé non è un oggetto fondamentale nella vita, però se ha una valenza affettiva, un valore in più, può aiutare a fare un piccolo cambiamento nella propria vita e a darle un tocco della nostra essenza.


Qual è il prodotto che ti viene maggiormente richiesto? 

Penso che tra tutti i prodotti ci sia un uno stile che alle persone piace maggiormente e che sia quello minimale. Uno stile che caratterizza quello le incisioni fatte con la lima triangolare, che nel mondo orientale può essere definito “wabi sabi”, una sorta di concetto di perfezione imperfetta o comunque di impermanenza, qualcosa che quadra in un caos. 


E ci sono degli anelli, comunque anche degli orecchini che hanno degli intagli particolari che possono sembrare casuali, ma in realtà trovano un'armonia. Io sposo questo tipo di concetto e di conseguenza vedo nella gente anche una richiesta maggiore di questo tipo di lavori rispetto magari alle linee più classiche della simmetria. 

Da quando ho iniziato a notare questo riscontro da parte della mia clientela, ho notato che la simmetria stanca, mentre risultano più intriganti l'asimmetria, la diversità, la bivalenza, quindi il fatto di uscire fuori dall'ordinario di quella che è la concezione dei canoni di perfezione del classicismo. 


Per il futuro hai qualche prospettiva ulteriore o sogno?

Il futuro è incerto, io vivo alla giornata. Sicuramente voglio continuare a essere curioso di scoprire, di creare, di sporcarmi le mani. Ultimamente sto sperimentando le resine, ma voglio provare anche altri materiali, fare tanti esperimenti, vedere come si comporta la materia e provare, provare, provare. 

Questa è la sfida che ogni giorno mi rende vivo! Mentre all’inizio avevo l’esigenza di creare per vendere, ora non è più così e posso permettermi di sperimentare per gusto personale. 


Sono convinto che l'arte debba essere libera, può piacere o non piacere, ma non devono essere le persone a dirti che cosa è bello e cosa non lo è. Secondo me, se c’è sentimento quando crei, ti senti in connessione con il tuo lavoro, sei ispirato e puoi suscitare un sentimento in chi ne fruirà.

Proprio perché sono opere d'arte, bisogna che le persone si rapportino con loro e quindi è necessario che esse trasmettano delle emozioni.


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