In viaggio attraverso la Fraschetta e le Terre di Marengo: Tenuta la Fiscala
Articolo di Silvia Lago

Il viaggio delle api di Italian Bees continua nel cuore della Fraschetta e delle Terre di Marengo, dove si trova la Tenuta Fiscala, una delle più prestigiose dimore storiche del XVI secolo. 

Le cascine presenti nel territorio della Fraschetta si svilupparono nel Cinquecento, in seguito ai periodi delle pesti del Trecento e del Quattrocento. In precedenza, questa zona era terra di nessuno e le uniche costruzioni presenti erano composte da paglia e terra. La tenuta Fiscala divenne di proprietà della famiglia nobile dei Sappa Inviziati nella metà del Cinquecento e questo attirò commerci e permise un primo sviluppo dei terreni. In seguito si susseguirono diversi proprietari: ad oggi, la tenuta appartiene alla famiglia Morandi. 

Noi di Italian Bees abbiamo avuto il piacere di incontrare il sig. Lorenzo Morandi, Vice Presidente vicario di Confagricoltura Alessandria, che si occupa di gestire la tenuta. È stato così gentile da farci da cicerone e ci ha permesso di visitare l’intera tenuta, in particolare le cantine, perfettamente conservate. 


Buongiorno sig. Morandi, vuole iniziare raccontandoci la storia della tenuta La Fiscala?

La Tenuta Fiscala risale alla fine del ‘500 ed era di proprietà famiglie di signorotti provenienti da Alessandria. Intorno alla tenuta si svolgeva attività agricola e si producevano foraggi, grano, barbabietole. In questi ultimi anni, noi che la gestiamo abbiamo scelto di optare per un’attività agricola sostenibile, lavorando i campi senza fare aratura e utilizzando al minimo i fertilizzanti. Questo è stato possibile grazie alla scelta di coltivare erba medica, che non necessita di concimazioni azotate. Inoltre, abbiamo deciso di investire nel fotovoltaico per produrre energia, così nei nostri terreni abbiamo sia i pannelli solari sia erba medica, circondati da alberi di nocciolo. Lo definiamo perciò un “campo agrisolare”. 

La tenuta Fiscala è molto particolare rispetto alle altre cascine presenti sul territorio, come mai?

La tenuta è particolare perché è stata costruita come “palazzo di città in campagna”. Chi la progettò lo fece ispirandosi all’architettura urbana, in particolare a palazzo Cuttica di Alessandria. È inoltre l’unica testimonianza della provincia di palazzo di campagna a doppia corte chiusa. La tenuta è, infatti, costituita da una corte padronale e una corte rustica. 


Cosa ci può raccontare delle vostre cantine? Per quali prodotti venivano utilizzate?

La prima cantina era riservata allo stoccaggio dei vini, infatti non c’era un vero e proprio pavimento, ma semplicemente terra. Questo per evitare problematiche in caso di sversamenti delle botti. Solo successivamente è stato coperto da ghiaia di fiume da mia moglie, che in qualità di architetto si è occupata delle ristrutturazioni. La nostra non era una zona vitivinicola, però era un piccolo villaggio autosufficiente composto da 30-40 persone, quindi si comprava spesso il vino nei territori limitrofi.

Nella seconda cantina, molto più grande, si stoccavano le materie prime: non abbiamo testimonianze precise, però possiamo immaginare si trattasse di farina, mais, verdure e forse formaggi destinati alla stagionatura. 

Se fate attenzione alla struttura, vedrete che ci sono delle bocche di lupo fatte a mano, e gli “infernot”, delle strutture tipiche del Monferrato scavate nella pietra, dove veniva conservato il vino. All’interno è ancora presente uno scritto dell’800, su cui veniva tenuta la contabilità. 

Infine, dietro alla cantina ce n’è una più piccola, dove all’epoca venivano preparati i pasti per la zona padronale. È presente infatti un camino, degli scaldavivande e un pozzo scavato a mano. 

Nel corso del tempo, ci è sembrato di capire che la tenuta sia stata utilizzata anche per l’allevamento dei bachi da seta. Cosa ci può dire a questo proposito?

Sì, qui c’erano tante piccole realtà contadine legate alle filande. La tenuta era molto grande, quindi l’interno si utilizzava per l’allevamento dei bachi da seta. Ci sono ancora testimonianze di queste lavorazioni all’interno degli appartamenti: le travi in legno venivano utilizzate per mantenere i telai e i bozzoli del baco da seta. 

I bachi da seta venivano alimentati con le foglie dei gelsi, che trovate all’esterno della tenuta. Qui una volta, proprio per questo motivo, ogni duecento metri c’era un filare di gelsi. Oggi sono rimasti solo due filari di gelsi secolari, perché purtroppo i restanti sono stati utilizzati per produrre legna da ardere. Questo è accaduto perché la presenza dei gelsi impediva di utilizzare metri di terreno coltivabile e, all’epoca, con l’avanzare della meccanizzazione, non era più considerato accettabile. 


All’esterno avete anche un museo, è corretto?

Sì, abbiamo un piccolo museo in cui conserviamo antiche macchine in legno. La Tenuta ha vissuto il periodo della “meccanizzazione”, perciò abbiamo cercato di conservare i macchinari agricoli più antichi. Ad esempio, abbiamo un macchinario molto raro come l’imballatrice da fieno, che all’epoca era più una macchina da commerciante che da agricoltore. Poi abbiamo anche un antico calesse a cui sono affezionato, perché era di mia nonna: veniva utilizzato per consegnare le pelli nella provincia. Inoltre, ci sono anche vari attrezzi agricoli come la cavagna, il cestone che si utilizzava per trasportare il fieno.

Grazie al racconto del sig. Morandi abbiamo scoperto un altro pezzetto di storia, questa volta nella Fraschetta e nelle Terre di Marengo. Abbiamo scoperto come si è evoluta nei secoli la Tenuta Fiscala e così anche la vita di chi viveva in queste zone, dai primi tempi della meccanizzazione fino all’introduzione del fotovoltaico. 

Il viaggio delle api di Italian Bees non si ferma qui… Continuate a seguirci per scoprire tante altre interessanti realtà italiane!





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