Le Linee Creative di Sarzana, laboratorio di gioielli in bronzo creati a mano

Articolo di Silvia Lago

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Quando si immagina un gioiello, siamo tutti abituati a pensare che sia composto da metalli preziosi come l'oro o l'argento. In realtà, anche il bronzo, una lega di rame e stagno, è sempre più apprezzato nell’ambito degli accessori, per avere un look originale e, allo stesso tempo, elegante. 

Oggi siamo in visita a Sarzana, dove si trova proprio una bottega in cui vengono creati gioielli in bronzo, completamente fatti a mano. Ad accoglierci c’è Eleonora Tonelli, illuminata artigiana e artista del bronzo, che ci racconta la sua storia e ci spiega come svolge il suo lavoro.


Ciao Eleonora, vuoi parlare un po’ di te ai nostri lettori?

Sì, certamente. Amo i gioielli fin da bambina. Mio nonno di mestiere svuotava le cantine e le soffitte, quindi ogni tanto mi portava dei pezzi di vetro e io ci giocavo. Quindi già verso i due o tre anni avevo iniziato ad avere a che fare con questo materiale, lo assemblavo e cercavo di crearmi dei gioielli. Negli anni successivi ho inseguito parecchio questo sogno: a sei anni, anziché andare a giocare fuori come tutti i bambini, disegnavo, dipingevo, ritagliavo. 


I miei genitori, però, erano convinti che da grande sarei stata una maestra, per cui tutti i tentativi che ho fatto nel corso degli anni di agganciarmi a questa professione, prima frequentando il liceo artistico e poi l’accademia di belle arti, si sono interrotti. Da una parte perché io non ho avuto la grinta per continuare, e dall’altra i miei genitori mi hanno spinta a seguire una strada diversa. 


All’età di ventisei anni non ce l’ho più fatta e ho lasciato il mio “lavoro sicuro”, in cui mi occupavo di visual e vendita. Nel giro di un anno mi sono sposata, ho comprato casa e ho deciso di frequentare una scuola di oreficeria, facendo i salti mortali. Tre giorni alla settimana, per potermi mantenere, andavo a fare la meccanica-benzinaia a Firenze, mi alzavo prestissimo e tornavo la sera tardi. Quindi, in pratica quando non andavo a scuola andavo a lavorare. 

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Quindi la scuola di oreficeria è stata fondamentale per il tuo lavoro attuale?

La scuola di oreficeria ti insegna molto bene le basi, però se dopo manca la motivazione e non lo desideri davvero ti fermi. Ho conosciuto dei ragazzi che hanno un laboratorio a Firenze che mi hanno adottata e per tre anni sono andata da loro, anche durante gli ultimi mesi di gravidanza. Qui ho potuto mettere in pratica tutto quello che avevo imparato a scuola. E da lì è partito tutto, fino ad arrivare a oggi. 


Come vivi il tuo lavoro? 

Per me questa esperienza non viaggia su una strada sola, è un po’ come un albero: ha tanti rami e tante radici. Per cui, per me la cosa importante è riuscire a trovare il giusto compromesso tra tutti gli stimoli. Tutta la ricchezza che sento, che c’è intorno a me. Quindi io parlo di natura, dei materiali e della relazione tra essi. Se riesco a rendermi conto che ho rispettato il materiale con cui lavoro, mi sento appagata e realizzata. È a questo punto che capisco di aver fatto qualcosa di buono e con un significato. 


Per me l’accessorio non è fine a se stesso. La scelta delle gemme, dalla forma al colore, anche da parte dei clienti, non è dettata dalla moda ma dai sentimenti che suscitano nella persona. C’è chi è attratto dalla forma materica, la forma imperfetta che è il principio che mi spinge a fare il mio lavoro, mentre altri sono attratti dalla gemma. L’acquisto diventa un’esperienza e un’emozione. 

Quando qualcuno sceglie di comprare un mio oggetto, significa innanzitutto che ci siamo capiti e che è stato comunicato qualcosa. La maggior parte delle cose non sono fatte per essere vendute, la gente quando entra in negozio sa già cosa gli piace. Il più delle volte entrano già con le idee chiare. 


Lavori solo col bronzo?

Inizialmente lavoravo l’oro, che ovviamente è il padre dei metalli. Poi, però, mi sono resa conto che sarei dovuta scendere a compromessi: avrei dovuto creare oggetti sempre più commerciali, più piccoli e scontati per poterli vendere e poi di nuovo ricominciare a creare oggetti mediocri. Io invece ho bisogno di essere libera. Da un punto di vista economico è difficile con questo lavoro, perché serve molto tempo a disposizione. 


Ho scelto di utilizzare solo gemme vere, che siano preziose o meno. L’importante è che provengano dalla natura, non devono essere state lavorate dall’uomo. Se non vibrano in maniera naturale non ha senso che svolga questo lavoro, almeno per come lo concepisco io. 

Quindi, visto che non volevo scendere a compromessi, mi sono chiesta se ci fosse un materiale che potessi gestire liberamente per quanto riguarda il colore, le dimensioni, la lavorazione. 


Volevo che avesse una tinta calda, in modo che fosse appagante anche da un punto di vista estetico. Così ho modificato un po’ la lega con i fonditori di Firenze e abbiamo ottenuto un bronzo leggermente meno marrone di quello classico. È una lega spettacolare perché all’interno c’è una buona percentuale di rame, che reagisce al ph e al calore del corpo. 


Cosa pensano di questa scelta i tuoi clienti?

Quando i miei clienti mi chiedono di parlargliene, io dico che il bronzo è un metallo democratico. Nel senso che i gioielli comunque vengono fatti a mano, le gemme utilizzate sono vere, e il materiale utilizzato non è ricco, anzi, è povero. Di conseguenza, i miei gioielli hanno un prezzo più basso: non mi importa creare un oggetto da migliaia di euro che nessuno si può permettere. 

Tenete presente che l’arte include in sé anche un pochino di egocentrismo, nel senso che se non comunichi attraverso ciò che crei, se non ti racconti, nessuno ti vede. Non è una questione di narcisismo, un artista desidera comunicare con gli altri, non gli basta creare per se stesso. 

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Eleonora Tonelli è una vera e propria artista con la A maiuscola. Modella il bronzo con passione e conquista i suoi clienti con una lavorazione precisa e un gusto estetico fuori dal comune. Utilizzando gemme naturali, inoltre, dimostra il suo attaccamento alla natura, per cui nutre profondo rispetto. 


Gli oggetti che crea suscitano emozioni, rievocano ricordi, ammaliano le persone che entrano nel suo laboratorio ogni giorno. 

Noi di Italian Bees non possiamo far altro che augurarle il meglio per il futuro, certe che continuerà a ottenere grandi soddisfazioni.

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