Nel cuore della Campania, dove la terra custodisce storie millenarie e la natura plasma paesaggi unici, si trova il Cratere degli Astroni. Un’oasi verde nata dal respiro profondo di un antico vulcano, oggi riserva naturale protetta dal WWF, che racconta di fuoco e di silenzio, di trasformazioni lente e potenti.
In questo luogo il vino assume un significato ancora più profondo: è il frutto di un territorio che vive di contrasti, tra la forza minerale del suolo e la dolcezza del clima mediterraneo. Passeggiare tra i sentieri del cratere, respirare l’aria umida e osservare la vegetazione lussureggiante è come scoprire l’anima segreta di un calice di Falanghina o di una bottiglia di Piedirosso, vini dei Campi Flegrei che qui trovano una voce autentica dal sapore autoctono. Ad accompagnarci in questo viaggio alla scoperta delle Cantine Astroni è Cristina Varchetta.
Qual è la storia delle Cantine Astroni?

“Cantine Astroni è un’azienda a conduzione familiare nata nel 1999, anche se la nostra storia parte nel lontano 1891 con il bisnonno Vincenzo Varchetta, un vero appassionato di vino. Insieme a suo figlio Giovanni trasformano questa passione in un’attività commerciale. Nel napoletano era molto comune trovare commercianti di vino. Mio padre racconta sempre che alle elementari, subito dopo la scuola, ogni giorno andava in giro con il carretto a vendere il vino sfuso.
Agli inizi degli anni Novanta la mia famiglia ha ristrutturato questo casale che era la nostra casa di campagna ed ha dato inizio al progetto Cantine Astroni. Oggi a seguire il progetto Cantine Astroni siamo principalmente io e mio cugino Gerardo e poi ovviamente c’è anche nostro cugino Vincenzo che, oltre ad occuparsi di Radici Vive, segue anche il lato commerciale in territorio italiano di Cantine Astroni.
Abbiamo scelto come nome Cantine Astroni per legarci in modo indissolubile al territorio, il Bosco degli Astroni, il Cratere degli Astroni, ex riserva di caccia borbonica ed oggi oasi naturale del WWF. Una delle nostre vigne è proprio a ridosso del cratere degli Astroni”.
Quali sono i vini dell’azienda?
“La nostra produzione si basa sulle varietà tipiche della nostra zona: Falanghina e Piedirosso. Dalla nostra vigna coltivata sulle pendici esterne del Cratere Astroni nasce Vigna Astroni, Cru di Falanghina Campi Flegrei. Le uve provengono da un unico vigneto a terrazze di 1,5 ettari. All’assaggio il primo elemento che colpisce di questo vino è la sua salinità.
Colle Imperatrice invece è una Falanghina prodotta con le uve di Vigna Imperatrice che si trova proprio di fronte a Vigna Astroni. Dagli Astroni ci spostiamo in zona Camaldoli, la collina più alta di Napoli. Dalla nostra vigna ai Camaldoli produciamo la nostra Riserva di Piedirosso Tenuta Camaldoli e Colle Rotondella.

Chiudiamo la nostra produzione con le bollicine. Astro è ottenuto con uve Falanghina e vinificato con il metodo Charmat. Fine, morbido, equilibrato, questo spumante ha un perlage persistente e un gusto secco”.
Parliamo di numeri: quante bottiglie di vino producete all’anno e dove le distribuite?
“La nostra è una produzione abbastanza piccola e non stupisce visto che tutto l’areale dei Campi Flegrei ha soltanto 150 ettari di vigna suddivisi tra una trentina di aziende. Noi di Cantine Astroni produciamo circa 100-120 mila bottiglie l’anno, principalmente di Falanghina e una minima parte di Piedirosso.
Produciamo circa 10-15 mila bottiglie di Colle Imperatrice, 4000 bottiglie di Vigna Astroni, mentre Strione non viene prodotto tutti gli anni, ma solo nelle annate più calde e parliamo di circa 3000 bottiglie. Poi ogni anno produciamo 3000 bottiglie di Tenuta Jossa e circa 8-10 mila bottiglie di Colle Rotondella, oltre a 2000 bottiglie scarse di Tenuta Camaldoli.
Per quanto riguarda i nostri spumanti, produciamo circa 15-20 mila di Astro Brut e 10 mila di Extra Dry. A concludere la nostra produzione ci sono 5000 bottiglie di Rosato l’anno. Il nostro commercio è principalmente locale. Circa il 60-70% della nostra produzione viene venduta tra Napoli, costiera amalfitana e penisola sorrentina. All’estero siamo presenti nei mercati principali quali California, New York, Sud America, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svizzera e Polonia”.
Siete attivi anche nell’ambito dell’enoturismo? Quali le prospettive future?
“Io mi occupo di enoturismo sin dal mio arrivo in azienda nel 2020. Anche in passato venivano fatte visite guidate e tour, ma non con la stessa continuità e organizzazione di adesso. Le visite guidate seguono l’intero percorso dell’uva dalla vigna alla bottiglia. Oltre alla passeggiata nei vigneti e alla sosta sul Cratere degli Astroni, c’è la visita agli ambienti di vinificazione e affinamento. Il tour si conclude con una degustazione guidata.
Per il futuro, puntiamo a rafforzare ancora di più il legame della cantina con il territorio e a incrementare l’enoturismo. Il nostro è un lavoro sartoriale, non puntiamo ad aumentare la produzione né ad attirare grandi gruppi di turisti. Per noi è fondamentale mantenere intatto il rapporto umano e l’atmosfera del casale, l’idea di vita lenta e di unicità del nostro territorio e dei nostri vini”.

Visitare il Cratere degli Astroni e le Cantine Astroni è una full immersion nei Campi Flegrei, dove ogni dettaglio racconta del sottile equilibrio che qui coesiste tra uomo e natura. Ogni passo così come ogni sorso è un invito a rallentare, a sentire sotto ai piedi e nel palato la memoria del vulcano. Lasciando la Cantina degli Astroni con una bottiglia stretta tra le mani si porta via un frammento di cuore dei Campi Flegrei.