Valle d'Aosta, Fiera di Sant'Orso: mille anni di storia dell'artigianato in una tradizione senza tempo da rivivere ogni anno


In un clima festoso 'd'antan' si è chiusa da due giorni la Fiera di Sant'Orso – Foire de Saint Ours, giunta alla 1.023° edizione. La kermesse accoglie in Valle d'Aosta ogni anno, il 30 e 31 gennaio, migliaia di visitatori ad ammirare i frutti del lavoro artigianale valdostano.


Sculture, oggetti torniti, opere di intaglio, intreccio, pittura, legno, ceramica, rame, ferro, pizzi sono i protagonisti di questa due giorni che anima da più di un millennio il cuore della città di Aosta. Un'occasione unica per acquistare prodotti artigianali lavorati con maestria e gusto e attenzione ai minimi dettagli.


Le produzioni artigianali della Valle d'Aosta celebrano così la creatività e l'industriosità delle genti di montagna in un grande evento popolare simbolo di una identità e riconosciuto a livello europeo e non solo.


Camminare lungo le vie di Aosta è come vivere una straordinaria ed indimenticabile esperienza senza tempo. Gli espositori, 999 in totale tra i vari settori, hanno così esposto con orgoglio le loro opere frutto di un lavoro lungo un anno alla ricerca di un contatto con un pubblico che sa apprezzare l'unicità del lavoro e la qualità.


Un amore quello per la Fiera di Sant'orso che ogni anno smuove moltissimi visitatori: quest'anno sono stati registrati ben 172.079 passaggi. I curiosi hanno potuto ammirare l'Atelier des métiers, un'esposizione che vanta pezzi unici, vere e prorie opere artistiche degli artigiani di professione e degustare le eccellenze enogastrononiche tipiche presso il Padiglione enogastronomico.

Tra le eccellenze gastronomiche: la fontina, il bleu d'Aoste, il lardo di Arnad, le jambon de Bosses, il prosciutto di Saint-Marcel, il Genepy e moltissime altre deliziose specialità.


L'origine della fiera risale al Medioevo, nell'area circostante la Collegiata che porta il nome di Sant'Orso. Leggende narrano che tutto ha avuto inizio quando il Santo, vissuto anteriormente al IX secolo, sarebbe stato solito distribuire ai poveri indumenti e “sabot”, tipiche calzature in legno ancora oggi presentate alla fiera.

Oggi è diventata un tributo all'ingegno degli artisti valdostani che, edizione dopo edizione, hanno visto aumentare gli espositori e i visitatori.


Nel segno della tradizione, la notte che intercorre tra il 30 e il 31 gennaio, la città si anima con la 'Veillà'. Al calare della sera e del freddo le vie si animano sino all'alba di musica, balli e canti dei gruppi folkloristici. Le cantine, 'crotte', disseminate lungo il centro, aprono le loro porte per accogliere persone di tutte le età e rappresentano il cuore pulsante della lunga notte.

Un momento magico che dà ampio spazio alla convivialità, alla condivisione e alla gioia, proprio come un tempo, con distribuzione di vino, vin brûlé, e brodo caldo.

Un tempo infatti la 'veillà', veglia, indicava le lunghe serate invernali da passare con famigliari e amici giocando a carte e intagliando il legno ascoltando aneddoti dagli anziani.


Il simbolo della tradizione della manifestazione per antonomasia è il galletto presente in quasi tutti i banchetti. Simbolo di rinascita e di risveglio oltre che di protezione e vigilanza dagli spirti malvagi che popolano le tenebre, rappresenta la natura stessa che ritorna alla vita dopo il gelo invernale.


Tra gli oggetti tipici e senza tempo i 'Tatà'; mucche, cavalli, muli, capre, cavalli, pecore e galline su quattro ruote a testimonianza dei giochi che furono rivisitati in numerose varianti; dalla ceramica al legno, in tinta naturale o estrosi e colorati.

Non mancano gli oggetti per la cucina; cucchiai, mestoli, colini, piatti, scodelle, recipienti, taglieri e vassoi.

Simbolo della Valle d'Aosta inoltre è la coppa dell'amicizia. Realizzata interamente in legno e dotata di beccucci per bere, è utilizzata per gustare il caffè alla valdostana: caffè, grappa e spezie. Tradizione vuole che venga bevuta alla 'ronde' ovvero passandosela di mano in mano senza posarla sul tavolo sino al termine.


L'intaglio decorativo trova ampio spazio nella fiera dove i manufatti, frutto di un sapiente e certosino lavoro, viene declinato in vari oggetti di legno creando vere e proprie raffinatezze su tiglio, cirmolo, noce e acero.


Tra gli attrezzi agricoli, oggi diventati veri e propri oggetti decorativi, presenti dai tempi antichi; rastrelli per la fienagione, cestini, scale a pioli, barili, botti, gerle e tinozze.

Il rame, il metallo più antico, trova spazio nella Fiera inciso o cesellato per la realizzazione di oggetti d'uso domestico e agricolo.


Alla fiera spazio anche il ferro battuto, la pietra ollare oltre che pizzi e merletti a testimonianza della maestria artigiana valdostana.


Ogni edizione della millenaria Fiera di Sant'Orso porta con sé un'atmosfera affascinante tra storia e tradizione che continua a conquistare i cuori dei visitatori.


Data di pubblicazione: Gennaio 2023