Intelligenza Artificiale e Made in Italy: cosa manca agli artigiani e come ottenerlo

Articolo di Hermes Carbone

L’intelligenza artificiale generativa rappresenta una delle innovazioni tecnologiche più dirompenti della nostra epoca. La sua capacità di trasformare processi creativi, produttivi e decisionali è destinata a impattare in modo trasversale ogni settore dell’economia globale. 

Sono trascorsi ormai due anni da quando OpenAI ha reso disponibile ChatGPT a milioni di utenti. Ma da allora cosa è accaduto? Una rivoluzione, potremmo banalmente semplificare. 

Lo dimostrano casi come Luxottica, che utilizza l’IA per analizzare tendenze di mercato e personalizzare le collezioni in tempo reale. O Brunello Cucinelli, che ha integrato soluzioni di AI generativa per migliorare la customer experience nei flagship store e potenziare l’efficienza del servizio clienti multilingua. 

Nel settore agroalimentare, realtà come Mutti stanno sperimentando l’uso dell’IA per ottimizzare la tracciabilità della filiera e ridurre gli sprechi. Anche nel design e nell’arredo, aziende come B&B Italia stanno adottando strumenti generativi per co-creare prototipi digitali in collaborazione con architetti e designer, accelerando i cicli di innovazione e produzione. 

E poi ancora Kartell, nel settore del design. Zeg​na. Illycaffè. E potremmo proseguire con un elenco davvero imponente. 

Queste best practice mostrano come, anche in settori ad alto contenuto artigianale e creativo, l’intelligenza artificiale possa diventare leva di crescita, sostenibilità e competitività. 

Una occasione di crescita imperdibile per il Made in Italy. Ma quale sarà il ruolo dell’IA nel rafforzare l’identità e la competitività del Made in Italy?

L'uso dell'AI nei settori trainanti del Made in Italy

Nel 2023, lo studio “AI 4 Italy: Impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia, ha acceso i riflettori proprio su questa domanda.

Il rapporto analizzava 23 casi d’uso dell’IA generativa in 15 settori economici, quantificandone l’impatto potenziale: fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18% del PIL italiano. Un risultato che, se raggiunto, permetterebbe di compensare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione e della carenza di manodopera qualificata.

Tra i settori trainanti, emergono la manifattura, la moda, il design e l’agroalimentare: tutti pilastri del Made in Italy

È in questi ambiti che l’adozione dell’IA può offrire vantaggi immediati: dal miglioramento dei processi di ricerca e sviluppo all’ottimizzazione della supply chain, fino alla creazione di esperienze personalizzate per il cliente finale.

Secondo la ricerca, già 1 impresa su 2 ha sperimentato soluzioni basate su IA, e il 70% dichiara di averne tratto benefici in termini di produttività. Ma cosa manca allora alle aziende per proseguire il percorso di crescita? Piccolo spoiler: le competenze di chi dovrebbe essere in grado di utilizzare questi strumenti.



Scopri come vendere all'estero con ItalianBees


Ostacoli all'adozione diffusa dell'AI

Perché restano ancora significativi gli ostacoli all’adozione diffusa dell’IA sul luogo di lavoro. In primo luogo, appunto, bisogna fare i conti con i deficit di competenze digitali: mancano all’appello oltre 3,7 milioni di lavoratori con skill adeguate e almeno 137mila iscritti in più ai corsi di laurea ICT. 

A frenare ulteriormente l’innovazione, anche i timori legati alla privacy, alla sicurezza dei dati e all’affidabilità degli algoritmi

Il tema dell’etica è centrale: per liberare il pieno potenziale dell’IA, sarà fondamentale garantire trasparenza, equità e inclusione.

Intelligenza artificiale e PMI

Ma perché utilizzare l’intelligenza artificiale sul lavoro? “Secondo un'indagine HBR – scrive il Corriere della Sera in un articolo di pochi giorni fa - l'intelligenza artificiale viene usata sempre più per bisogni umani come ricevere supporto emotivo, organizzarsi la vita, trovare uno scopo o imparare cose nuove, più che per semplici compiti tecnici”.

Per affrontare queste sfide, si stanno muovendo anche le istituzioni e i grandi player del digitale. Nel 2024, Google Italia ha lanciato il progetto “IA per il Made in Italy”, rivolto in particolare alle PMI dei settori metalmeccanico, abbigliamento, arredamento e agroalimentare

L’iniziativa offre risorse gratuite, consulenze personalizzate e formazione per accompagnare le imprese italiane in un percorso consapevole di integrazione dell’IA. «Servono visione strategica e competenze – ha dichiarato Melissa Ferretti Peretti, Country Manager di Google Italia – per trasformare il potenziale dell’IA in vantaggio competitivo per il tessuto produttivo del nostro Paese».

Il quadro che emerge è chiaro: l’IA generativa non è una minaccia per l’identità del Made in Italy, ma un’opportunità concreta per rinnovarla e renderla ancora più forte nel mondo. Attraverso un percorso di digitalizzazione, formazione e governance responsabile: tutti temi centrali nei servizi di ItalianBees.

                    Oltre 700 artigiani ci hanno giò scelti per raccontare la loro storia.

Diventa anche tu un artigiano ItalianBees


La strada è stata ancora una volta tracciata dagli Stati Uniti. Donald Trump ha firmato negli scorsi giorni un ordine esecutivo per introdurre l’insegnamento dell’IA nelle scuole americane a partire dall’asilo. L’iniziativa è volta a formare gli insegnanti, sviluppare nuovi programmi didattici focalizzati sull’IA attraverso partnership con i leader tecnologici e promuovere l’apprendimento pratico tramite competizioni nazionali e programmi di tirocinio.

Quegli stessi Stati Uniti nei quali il Made in Italy ha deciso di scommettere ancora una volta nonostante i dazi, come racconta Federico Fubini sulle pagine del Corriere. “Le imprese italiane hanno deciso di scommettere sul mercato Usa. In piena tempesta dei dazi (sia pure sospesi, e con segnali di schiarite sui negoziati in corso). Nonostante il protezionismo di Trump. O forse anche a causa di quello. È una storia istruttiva, anche perché rivela una certa divaricazione tra il clima politico-mediatico e le strategie dei nostri imprenditori. Va a favore di questi ultimi, che hanno i piedi per terra, fanno i conti con la realtà, prescindono dalle ideologie”, scrive Fubini.

Scommettiamo - e stavolta intendiamo farlo noi di ItalianBees - che saranno le aziende Made in Italy che hanno scelto di puntare sugli States, saranno guidate dagli stessi imprenditori in grado di dotarsi in anticipo di dipendenti capaci di rapportarsi con l’intelligenza artificiale?

Hai un’impresa che vuole espandersi all’estero?

Stai affrontando un percorso di internazionalizzazione e vuoi raccontare la tua esperienza?​

Scrivici e diventa protagonista delle interviste ItalianBees.

Condividi l'articolo e seguici sui nostri social!


Intelligenza Artificiale e Made in Italy: cosa manca agli artigiani e come ottenerlo
Hermes Carbone 7 maggio 2025
Condividi articolo
Etichette
Archivio
Le 5 fasi chiave del processo di internazionalizzazione d’impresa: guida strategica per il Made in Italy
Articolo di Hermes Carbone