Sguardo fiero, tenace e generoso quello di Irene cresciuta nell’amore per la natura ed ogni sua creatura.
Lo si vede nei gesti di premura per le capre che, curiose, si avvicinano durante l’intervista svolta nel loro spazio: ampio e recintato.
Lo si vede dalla dolcezza dei suoi cani che sono i primi ad accogliere gli ospiti e ad accompagnarli lungo i sentieri. E poi ancora nella cura che accompagna ogni angolo del Fienile di Orazio: senza oltrepassare quel limite che restituisce il naturale profilo del paesaggio sabino.
Siamo a Monte San Giovanni, in provincia di Rieti, nel luogo scoperto da Ornella Martini e Mauro Panella. Vivevano a Roma ma il fascino del posto li ha catturati e portati ogni week end, compresi i giorni di festa, a dissodare il terreno sul quale poi avrebbero costruito l’accogliente agriturismo di cui oggi è titolare la loro figlia Irene. Una storia singolare quella della famiglia Panella.
Con Mauro che nel pieno dei suoi anni ha cambiato direzione e da dirigente bancario è diventato imprenditore agricolo: oggi impegnato nella trasformazione del latte di capra in formaggi freschi e stagionati.
Con Ornella, pedagogista di formazione, che si occupa della cucina dove prepara con originalità ricette della tradizione romana e sabina, e con curiosità prepara piatti ispirati alle cucine del mondo. E con Irene, laureanda in Scienze naturali e “tutto fare”, il cui più grande obiettivo è quello di far conoscere natura e animali a tutti gli ospiti: grandi e piccini.
Sembra una favola e per certi aspetti lo è: cambiare radicalmente la propria esistenza non capita tutti giorni. Tuttavia è una favola che ha il sapore di quel concreto fare, del sudore, della perseveranza che pone il sogno nel reale. Un lavoro che non ha mai soste, che segue le stagioni, che offre prodotti attraverso una filosofia che guarda alla sostenibilità e la mette in pratica. Tra le parole che tornano dopo aver attraversato il Fienile di Orazio c’è quella molto cercata perché sempre più rara: “libertà”, possibile solo attraverso un costante e paziente sforzo volto al rispetto dell’altro (animato o inanimato che sia!).
Adesso entriamo nel vivo del racconto con la voce di Irene che ci accompagna alla scoperta di ciò che anima questa meravigliosa realtà produttiva e rigenerativa del centro Italia.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Bentrovata Irene: partiamo dal quando e come nasce il Fienile di Orazio…
La nostra storia inizia nel 1993, quando i miei genitori, Mauro e Ornella, hanno acquistato questo terreno a Monte San Giovanni, nella Sabina reatina. Era un terreno abbandonato: aveva solo la struttura del fienile con parte soprastante dedicata al fieno e quella sottostante alle pecore; e la struttura del casale che era completamente abbandonato. Negli anni hanno recuperato tutto senza cambiare nulla: anche il terreno dove non c’era più erba ma solo sassi. E lavorandolo è ricresciuto tutto. I miei genitori sono di Roma e hanno imparato questo lavoro da zero e con grandi sacrifici: venivano qui ogni fine settimana e in tutti i periodi in cui non lavoravano. Si sono messi in gioco: provando, sbagliando, studiando molto, chiedendo consigli e aiuto. Pian piano le cose hanno preso il via: oltre al recupero degli edifici già presenti, abbiamo costruito la struttura con le camere dove possono pernottare i nostri ospiti, poi abbiam fatto la piscina; e negli anni abbiamo aggiunto altri spazi come quello per gli animali; poi l’uliveto, la vigna, e l’orto.
Mia madre è una docente ed è anche la cuoca del nostro piccolo ristorante. Mio padre invece lavorava in banca tra Roma e Milano ma ad un certo punto ha deciso di cambiare completamente vita e diventare coltivatore diretto.
Dopo tanti anni di lavoro che poi hanno visto all’opera anche me, nel 2006 abbiamo aperto definitivamente l’agriturismo di cui sono diventata titolare responsabile nel 2022. Oggi lo sto portando avanti insieme a
loro. Siamo impegnati su diversi fronti perché siamo un vero e proprio agriturismo per cui facciamo ricettività ma ci adoperiamo anche per l’azienda agricola che rifornisce lo stesso agriturismo e ci permette di essere autonomi. La nostra idea è quella di trasmettere ai nostri clienti cosa significhi essere azienda agricola, cosa voglia dire lavorare la terra, allevare gli animali, vivere nella natura. Far capire loro il valore di inserirsi in un ambiente senza deturparlo, cercando di ridargli la vita con rispetto: mantenendo un costante equilibrio tra ciò che ci circonda e ciò che noi facciamo. Aspetto fondamentale per noi è il benessere degli animali che curiamo ogni giorno e ai quali garantiamo la possibilità di esprimere la loro natura: che sia un maiale, una capra o un cane.
Cosa troviamo all’interno della vostra azienda agrituristica?
Ha un’estensione di circa dieci ettari e si divide in diverse aree. La struttura principale è il fienile con la sala per le colazioni, un piccolo ristorante e la cucina. Poi c’è la struttura dedicata alle camere, una piccola piscina, tutta l’area degli animali, il frutteto, la vigna e gli ulivi. Gli ospiti possono anche liberamente passeggiare sia all’interno sia all’esterno del Fienile di Orazio: ci sono dei sorprendenti sentieri da scoprire!
Parliamo nello specifico dell’agriturismo…
Come agriturismo, nella parte della ricettività, abbiamo un piccolo ristorante dove poter pranzare o cenare solo su prenotazione perché è tutto fresco e fatto al momento da noi: ricordo che siamo un’azienda a conduzione familiare! Inoltre organizziamo comunioni, compleanni e matrimoni. Non siamo una struttura specifica per matrimoni: di solito ne facciamo uno all’anno e sempre nello spirito di questo posto. Quindi sono feste di campagna però curate con cibo di qualità: perché portiamo sulla tavola i nostri prodotti. Poi abbiamo la parte delle camere per i pernottamenti con inclusa la prima colazione. Nella calda stagione ci si può rinfrescare nella piscina. Inoltre c’è la possibilità di partecipare a laboratori e attività all’aria aperta.
Per i laboratori normalmente proponiamo quello di pasta fatta in casa e quello di caseificazione nel quale è possibile mungere le nostre capre per poi fare il formaggio nel nostro piccolo caseificio e vedere così tutto il processo. Oppure organizziamo dei laboratori specifici su richiesta sia per adulti sia per bambini.
Sempre su richiesta, pianifichiamo delle escursioni guidate nei diversi sentieri che costeggiano il nostro agriturismo. Sono laureanda in Scienze naturali per cui quello che cerco di trasmettere è la mia passione per la natura che coltivo da tutta la vita ma anche l’approccio scientifico e quindi una conoscenza scientifica della natura che ci circonda: qui c’è molto da dire e da scoprire!
Infine ci sono i nostri campeggi estivi (di una, due o tre settimane) per bambini e bambine che organizziamo da diciassette anni: sono campeggi residenziali di una settimana in cui i partecipanti dormono nelle grandi tende da campeggio che montiamo noi. E’ molto divertente perché ogni anno scegliamo un tema in base al quale creiamo le diverse attività: tanti piccoli tornano volentieri.
Siamo nell’area dedicata alle vostre capre che vorrebbero assaggiare il cavalletto: sono troppo simpatiche e anche molto docili. Ebbene parliamo della vostra fattoria che vede nascere e crescere diversi tipi di animali…
La nostra fattoria è composta dalle capre camosciate delle Alpi – sono grandi capre da latte -, dai maiali di razza nero casertano anche se per anni abbiamo allevato la cinta senese, e poi ancora da: galline, polli, due papere, due oche, tre cani, due gatti e due asinelli sardi da compagnia. Il punto fondamentale del nostro allevamento e per il quale investiamo su più fronti: è il benessere degli animali. Crediamo nel benessere etologico per il quale non è sufficiente la pulizia degli spazi in cui mangiano e dormono. E’ infatti fondamentale garantire loro la possibilità di esprimere a pieno il loro carattere e le loro necessità come quella di esplorare, curiosare ma anche di sfidarsi, di giocare. Questo vale per tutti: dalle capre ai cani. La
giornata inizia con l’alimentazione degli animali. Per le capre si parte con la mungitura, chiaramente durante i mesi della mungitura, poi fanno la loro colazione con cereali, fieno e, a seguire, vanno a mangiare l’erba al pascolo. Quest’ultimo aspetto garantisce la riduzione dello stress, della competizione e quindi un loro maggiore benessere. Inoltre è importante instaurare un rapporto di fiducia perché noi lavoriamo con i nostri animali che sono abituati all’uomo sin dalla nascita: tanto che tendono ad essere molto coccoloni e anche appiccicosi, soprattutto le capre!
Anche i maiali hanno la possibilità di muoversi ed esplorare perché sono allevati in tre ettari di terra, in una zona boschiva. D’estate facciamo loro la doccia mattutina e poi se ne vanno al fresco: sotto l’ombra degli alberi. Mangiano frutta, verdura, mangime e il siero che è il prodotto dello scarto del formaggio. In tal modo possiamo chiudere il ciclo della caseificazione senza dover buttare nulla: il siero è troppo acido e quindi tossico per il suolo mentre fa molto bene ai maiali che peraltro lo adorano!
La stessa cosa vale per i polli e le galline che devono razzolare, mangiare insetti, scavare nel letame: anche loro amano esplorare! Così come le nostre due oche e due papere che hanno un laghetto nel quale potersi immergere.
E’ possibile conoscere i nostri animali durante le visite guidate organizzate per i nostri ospiti che, in tal modo, possono vedere con i loro occhi da dove vengono i nostri prodotti, in che modo e soprattutto grazie a chi: ossia ai nostri collaboratori animali. Così comprendono da dove vengono le uova, il latte pastorizzato per le colazioni, i formaggi freschi e stagionati, i salumi.
Attraversando questo paradiso, scopriamo i colori della verdura, la forma dell’uva non ancora matura, e poi alberi di ulivi. Cosa portate sulla tavola?
Tra i prodotti che portiamo sulla tavola dei nostri ospiti ci sono quelli che arrivano dalle nostre coltivazioni biologiche: gli ortaggi, il vino sia bianco sia rosso, l’olio dei nostri ulivi, poi le marmellate e le mostarde che provengono dal nostro piccolo frutteto.
Entriamo nel caseificio dove papà Mauro lavora i formaggi di capra…
Nel nostro piccolo caseificio mio padre Mauro produce i formaggi che derivano da due diversi processi legati alla coagulazione: la presamica e la lattica. Alla base c’è il costante desiderio di sperimentare: ci piace molto lavorare con le muffe bianche, blu e rosse. Inoltre ci piacciono le lavorazioni francesi. I nostri formaggi sono il frutto di studio, tentativi ed errori. Dunque il frutto di una lunga esperienza perché è una produzione molto complessa nella quale basta cambiare un piccolo dettaglio e viene fuori un prodotto completamente diverso. Produciamo forme fresche, ricotta, caciotte, erborinati, forme stagionate in foglia di vite, di fico e di noce. Parliamo di stagionature di diverso tipo e con diversi tipi di taglio di cagliata. Ovviamente abbiamo dei must che produciamo sempre ma al contempo ci lasciamo lo spazio per fare nuovi tentativi e vedere che succede.
Considerata la tua esperienza, la tua formazione scientifica e anche la tua giovane età, cosa ne pensi del rapporto tra le nuove generazioni e il settore agricolo? Ci sono reali possibilità di lavoro?
In base a ciò che ho visto e che vedo posso dire che nel nostro Paese non c’è un reale interesse nello sviluppo del settore agricolo. Reputo, infatti, che non venga considerato importante: perché non si pensa che possa dare un futuro alle nuove generazioni. Per gli studi che ho fatto e per la mia personale esperienza penso che non ci sia niente di più sbagliato. Puntare sull’agricoltura del Paese e sul suo patrimonio naturale potrebbe creare opportunità lavorative enormi che al momento non ci sono o che non vengono prese in considerazione perché viste spesso con sdegno. Ma se meglio osserviamo la realtà, capiamo che non è così.
Lo possiamo capire dal maggiore interesse per la sostenibilità ambientale e per l’ecologia, ovvero per l'analisi scientifica delle interazioni tra gli organismi e il loro ambiente; ma anche dal maggiore rispetto per la natura, per gli animali, così come dalla maggiore attenzione sull’origine dei prodotti acquistati. Quest’ultimi aspetti sono significativi e se non si pone interesse e quindi non si investe in questo settore, è chiaro che non possano esserci opportunità di sviluppo.
Solitamente si pensa che in natura ci siano solo agricoltori e allevatori. Non è così. Per esempio anche un ingegnere potrebbe avere il suo posto: basti pensare allo sviluppo di sistemi di energia pulita. Sono davvero tanti i lavori che si possono fare in questo ambito: guide, divulgatori ma anche insegnanti. Un mestiere, quest’ultimo, considerato spesso come un ripiego ma che in realtà permetterebbe di dare un fondamentale contributo alle nuove generazioni.
Quindi, se non si cambia strada non può esserci sviluppo del settore agricolo. Ma non bisogna arrendersi e bisogna trovare idee. Secondo me un modo per contrastare questa indifferenza per il settore agricolo è quello di fare rete tra le piccole e medie aziende. Aziende che si occupano di sviluppo del territorio e che dimostrano grande attenzione nel comunicare questo mestiere alle persone di tutte le età. Così, attraverso una grande rete, alcune cose potrebbero cambiare. Per esempio tra i nostri progetti c’è quello di lavorare con categorie marginalizzate, dare valore a quelle persone lasciate indietro e che andrebbero reintegrate nella comunità. Vorremmo inoltre poter collaborare con le scuole di Agraria. Dunque creare una rete in cui ognuno, nel suo piccolo, possa dare il suo contributo. Parlo di un cambiamento che non sarà una rivoluzione ma accenderà piccole fiammelle che saranno nuove opportunità di sviluppo e quindi di lavoro per le nuove generazioni.
Oltre a quelli che hai menzionato, ci sono altri progetti all’orizzonte?
Ci sono molti progetti che mi, anzi ci, frullano in testa. Il primo è quello di portare avanti questa attività e, per alcuni aspetti, farla evolvere.
Una delle mie priorità è quella che si collega al mio percorso universitario: lavorare nell’ambito della conservazione della fauna selvatica utilizzando l’azienda come tramite tra me e altri allevatori o coltivatori del territorio che vivono in conflitto con la fauna, per lavorare su questo aspetto: ritrovare un equilibrio con la fauna selvatica che deve necessariamente essere conservata perché è un patrimonio naturale e nazionale. Inoltre, la conservazione del territorio potrebbe essere anche un grande patrimonio economico: ossia di sviluppo di un territorio in cui, nella mia utopia, le nuove generazioni possano avere nuove opportunità di lavoro piuttosto che fuggire da questi luoghi perché non viene loro offerto nulla.
Poi altri progetti riguardano l’incremento di attività, che già facciamo, legate al rapporto con le nuove generazioni attraverso programmi rivolti alle famiglie e alle scuole. E’, infatti, sempre vivo il desiderio di arrivare ai giovani, soprattutto a quelli che vivono nelle città e che non conoscono il contatto con la natura e gli animali. Ma lavorare anche con bambine e bambini cresciuti in questi luoghi che si pensa vivano un contatto diretto con il loro habitat: per esperienza dico che non è così ed è un peccato perché si perdono davvero delle opportunità.
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