“Nell’allevamento ovino c’erano tutti uomini, mi sono ritrovata in un mondo maschile dove parlare di trasformazione di lana in filato era una cosa impensabile. Con la caparbietà ce l’ho fatta”
L’artigiana Valeria Gallese è la dimostrazione che gli unici limiti che esistono sono quelli che noi stessi ci imponiamo. Dentro la sua colorata bottega, situata nel piccolo borgo di Santo Stefano di Sessanio, risuona una storia di riscatto, dedizione, amore per il territorio.
In un settore prettamente maschile e dove regnavano antiche tradizioni, Valeria è riuscita a portare innovazione, credendo fermamente nel potenziale della lana vergine abruzzese, che attraverso la mano d’opera riacquista il valore che aveva in passato.
L'imprenditrice ci racconta di come questa lana si trasformi in filato, per poi diventare un pregiato maglione, un cappello, degli orecchini...
Valeria, come nasce la tua attività Aquilana Lana Italiana?
“Aquilana” nasce tanti anni fa: è stata la mia missione perché durante il mio percorso di studi in medicina veterinaria, mi sono appassionata alle produzioni zootecniche. In Abruzzo gli ovini in passato erano allevati per la lana che, purtroppo, nell’epoca contemporanea, ha perso valore.
Il mio obiettivo è stato subito chiaro: trasformare la lana, ridandole il giusto valore che aveva in passato.
Quindi nel 2011 ho depositato il marchio Aquilana e, pian piano, ho iniziato a trasformare la lana in filato in questa bottega a Santo Stefano di Sessanio.
Quali sono le fasi della lavorazione della lana?

Per Aquilana ho avuto necessità di raccogliere le lane tra i vari pastori: cosa non facile per una donna in un mondo che è tutto al maschile. Però con la caparbietà che distingue noi abruzzesi, ci sono riuscita.
Durante le giornate di tosatura vado a raccogliere le lane insieme ai pastori, le imballo e le spedisco a Biella. Lì la lana viene lavata, pulita, asciugata, pettinata e filata nelle varie tipologie di filato che presento qui in bottega.
Ho iniziato a raccogliere queste lane sporche prima in Abruzzo, in provincia dell’Aquila, e adesso anche in Molise e Puglia, seguendo la tradizione dell’epoca della Transumanza che si snodava lungo il tratturo Magno.
Nella fase di tintura utilizzi colori artificiali o naturali?
Una volta che dal settore tessile Biellese tornano le lane hanno il colore chiaro naturale delle pecore, oppure il colore delle pecore nere che nel linguaggio tessile viene chiamato “moretta” e non ha bisogno di tinture. Per il resto dei colori, tanti anni fa, ho scelto di utilizzare tutti colori naturali ricavati da piante, radici i fiori, foglie, cortecce, utilizzo anche il vino Montepulciano d’Abruzzo che, tra i colori della mia bottega è quello più venduto, proprio per il suo legame alla mia terra, l’Abruzzo.
Poi ci sono gli altri colori: il rosso e il salmone sono ricavati delle radici di robbia che è una pianta molto antica, il blu viene dal guado una pianta che in latino ha il nome di Isatis tinctoria, poi ci sono gli scarti dello zafferano Dop dell’Aquila che mi fanno due colori: il verde brillante e il giallo un po’ più tenue.
La categoria di lana cambia in base all’animale scelto all’inizio di questa catena di produzione?

Quando sono arrivata su queste montagne, avevo idea che esistessero diverse razze di pecore, ma non avevo idea che esistessero anche delle categorie di lane più o meno pregiate e questo l’ho imparato grazie ad un progetto del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, che mi ha collegato alla realtà tessile del Biellese. Lì, in Piemonte, mi hanno insegnato a distinguere le varie categorie di lana e riconoscere le sue caratteristiche.
Solo nel nostro Parco ho individuato ben sedici tipi di lana e se è vero che ad ogni tipo corrispondono animali diversi, questo ci dà una misura della grande bellezza e biodiversità che contraddistinguono le nostre aree.
Cosa ti appassiona del tuo lavoro?
Del mio lavoro mi ha appassionato il percorso, le difficoltà che ho dovuto superare per arrivare ad aprire questa bottega e poi la sfida, il fatto di aver prodotto una lana, in cui io credevo tantissimo, che sono riuscita poi a presentare sul mercato nazionale e anche internazionale.
Non avevo competenze nella lavorazione all’uncinetto, ai ferri e con il tempo ho iniziato poi ad acquisirle. Grazie al lavoro di altre signore, oggi realizziamo prodotti fatti a mano che variano da quelli di uso classico come cappelli, sciarpe, maglioni, fino ad arrivare a prodotti più originali, collane, orecchini, oggettistica varia di cui siamo molto orgogliosi, prodotti finali che si possono trovare qui in bottega.
Con Valeria Gallese abbiamo compiuto un viaggio tra passato e innovazione e appreso quali sono le tecniche di produzione del filato che si celano dietro un prodotto finale 100% Made in Italy.
Nella bottega Italiana Lana Aquilana sembra di immergersi nel passato, di sentire l’eco lontano dei pastori che riscendono dalla transumanza, l’odore del Montepulciano che tinge il filato, la morbidezza della lana vergine e si rimane affascinati dai colori vivi dei gomitoli di lana.