Leo e Silvia, proprietari della bottega Ceramiche Bartolini, hanno raccontato la storia del loro lavoro artigianale, che non invidia nulla ai lavori a macchina ma che si serve solo delle mani per creare qualcosa di interamente unico.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Leo e Silvia, raccontateci quando è nata la vostra attività e qual è la storia della vostra bottega.
Leo: La nostra attività è nata nel 1978. Io ho fatto il Liceo Artistico e questa attività è nata perché una volta una mia compagna di scuola mi chiamò e mi disse “guarda che sto facendo un corso di ceramica, vuoi venire anche tu?” Io ero già sposato, avevo un bimbo piccolo, lavoravo già e pensavo “ma scherzi, è impossibile per me”. Poi invece il mio amico Riccardo della Stamperia Pascucci qui a fianco mi disse “dai ma perché invece non lo fai? Dopo lavoriamo insieme”. Quindi poi ho deciso di accettare e lavoravo di giorno e la sera facevo questo corso, l’ho fatto per sei mesi. Finito il corso, mi sono licenziato dal posto in cui lavoravo e ho messo su il laboratorio. Così cominciò la storia del nostro laboratorio.
Qual è il settore di appartenenza della vostra realtà artigiana?
Silvia: Noi lavoriamo con l’artigianato artistico, realizzando le cosiddette ceramiche artistiche e ci occupiamo della smaltatura, decorazione e seconda cottura dei pezzi.
Cosa producete e qual è il vostro prodotto di punta?
Silvia: Realizziamo ceramiche artistiche che quindi sono interamente realizzate e dipinte a mano. Realizziamo sia elementi di arredo come lampadari, quadri, piatti da muro, quindi cose prettamente decorativo, ma anche tantissime ceramiche proprio d’uso casalingo come tazzine, servizi di piatti, brocche, tutte cose che possono andare tranquillamente in lavastoviglie.
Leo: per il prodotto di punta dipende sempre dai gusti delle persone, dei clienti che vengono qui perché non c’è un prodotto specifico che va per la maggiore. Generalmente sono tutti oggetti d’arredo o uso comune per la casa.
Silvia: un oggetto che sicuramente piace tanto è il servizio da caffè per due che piace molto anche come regalo, per esempio alle coppie.
Utilizzate un metodo di lavorazione particolare? Se sì, quali sono le fasi del vostro lavoro? Raccontateci le vostre tecniche del mestiere.
Leo: Noi partiamo dall’oggetto in terracotta che prendiamo a Faenza dai tornianti, sono tutti oggetti fatti a mano al tornio. Hanno una prima cottura a una temperatura più alta rispetto a quella che usiamo per la nostra seconda cottura e una volta che abbiamo l’oggetto lo rifiniamo da alcune impurità o imperfezioni con la carta vetrata. Una volta che è messo a posto lo smaltiamo. La smaltatura può avvenire in due modi: o a immersione o a cabina a spruzzo, però noi, anche gli oggetti che realizziamo a immersione, li spruzziamo perché vogliamo avere un effetto particolare.
Silvia: La caratteristica principale e più evidente nelle nostre ceramiche è proprio questa smaltatura che risulta molto rifinita, corposa, quindi l’oggetto è smaltato per bene, proprio perché utilizziamo la cabina a spruzzo, che corrisponde a una seconda rifinitura.
Come scegliete i disegni per le decorazioni delle ceramiche?
I disegni vengono dagli artisti legati al territorio: Tonino Guerra, Zavalloni, Mantegazza e fondamentalmente noi facciamo gli stessi disegni della Stamperia Pascucci, collaborando, e i disegni che loro fanno sulla tela, noi li facciamo sulla ceramica. Come loro hanno gli stampi, noi abbiamo gli spolveri che sono delle tracce, dei foglietti bucherellati di carta lucida che ci servono per trasferire il disegno sulla ceramica smaltata e poi chiaramente si dipinge a mano. Poi lavoriamo anche su personalizzazioni e commissioni, quindi c’è chi ci porta i propri disegni e ha idee particolari e lavoriamo anche a mano libera.
Avete progetti per il futuro? Se sì, quali?
Leo: Il progetto maggiore per il futuro è che questo mestiere possa continuare perché io ero in pensione già da qualche anno e non avendo nessuno che poteva mantenere questa attività ho pensato di smettere per non arrivare all’esaurimento. Poi invece Silvia, che è la moglie di mio figlio, mi ha detto “a me piacerebbe continuare” e a me non sembrava vero. Le ho detto di venire ed è stato un successo, a parte che viene dall’Accademia delle belle Arti, perciò ha già una tecnica sua, però anch’io le ho insegnato il mestiere, la tecnica per decorare. E adesso le ho proprio ceduto l’attività dall’anno scorso ed è lei che continua. Abbiamo anche una nipote, la figlia dell’altro mio figlio che sta facendo il liceo artistico, per cui potrebbe essere una nuova risorsa. In più il suo piccolino vediamo che è molto portato e interessato: si è creato già qualcosina qui in laboratorio.
Silvia: sì, sarebbe molto bello portare avanti questa attività piccola, di famiglia e riuscirla a mantenere per le generazioni future. Piccola nel senso proprio anche di spazio fisico. Un’altra cosa bella sarebbe avere un laboratorio un po’ più grande.
Leo: sì, è un’aspirazione anche questa, sognare di poterci allargare anche come spazi perché essendo un lavoro particolare, di precisione, qui abbiamo poco spazio e dobbiamo sempre stare abbastanza attenti.
La vostra posizione qui a Gambettola è molto conosciuta per essere la “via degli artigiani”: che rapporti avete con la Stamperia Bertozzi da un lato e Ceramiche Bartolini dall’altro?
Silvia: Siamo tutti buoni vicini, questa via è la via degli artigiani. Noi ovviamente abbiamo un rapporto un po’ più preferenziale per forza di cose con la Stamperia Pascucci. Poi abbiamo ottimi rapporti anche con Bertozzi, siamo tutti molto tranquilli.
Leo: Anche loro in passato ci hanno commissionato delle cose, per differenziare i prodotti con il loro ceramista a volte vengono da noi.
Silvia: Sì, è anche importante differenziare, cioè che ognuno faccia le proprie cose, che non ci siano doppioni. Verifichiamo di non pestarci i piedi e fare cose simili.
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