Coletti Conti e il suo "nettare degli Dei"

Articolo di Giorgio Stirpe

Discendente da una nobile famiglia che annovera tra i suoi componenti ben 4 Papi; 17 mila ettari di vigneti che producono il frutto della zona: il Cesanese. Vini di ottima qualità, pluripremiati, riconosciuti a livello nazionale ed internazionale. E’ questo e molto altro l’azienda vinicola Coletti Conti di Anagni, in provincia di Frosinone, guidata da Antonello che da oltre un ventennio delizia i palati delle persone con il suo “nettare degli dei”.

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


Quando è nata l’azienda?

L'azienda è risalente, la mia famiglia possedeva questi terreni già nel XIII secolo furono venduti alla famiglia Caetani durante il pontificato di Bonifacio VIII e questo lascia presumere che la vendita non sia stata proprio spontanea. L'atto di vendita è ancora conservato negli archivi della fondazione Caetani in Roma, è tornato dopo tante vicissitudini in famiglia, nella metà dell'800 intorno al 1840, per cui è difficile stabilire arbitrariamente una data di nascita. Forse è più facile parlare della data di nascita dell'attività vitivinicola, con conseguente imbottigliamento, che è molto più recente, risale al 2003, quindi sono 21 anni che coltiviamo vigneti facendo il vino con l'uva che proviene da queste terre.



Che tipologia di uva troviamo e quali sono i vini che producete? 

Per quanto riguarda il tipo d'uva qui c'è una vasta collezione varietale, molte uve sono rappresentate a scopo sperimentale in pochi filari, poche piante. Il grosso non può che essere, visto il territorio in cui ci troviamo, il Cesanese di Affile. Noi siamo in una zona perimetrata come Cesanese del Piglio DOCG, quindi è chiaro che il Cesanese rappresenta il fulcro attorno a cui ruota tutta la nostra attività vinicola. 

Come si svolge tutto il processo di vinificazione della vostra azienda?

La fase più importante, paradossalmente, è la progettazione dell'impianto che va fatta in funzione dell'obiettivo enologico che si vuol perseguire. Se intendo produrre un vino che abbia certe caratteristiche devo modulare l'impianto per ottenere uve adatte a quel prodotto finale, per cui quella è la decisione fondamentale, è quella intorno a cui si fanno veramente i giochi. Poi c'è la gestione concreta, pratica, operativa fra le piante, fra i filari. Quest’ultima non è un’attività che abbia delle particolarità straordinarie rispetto a quello che fanno tutte le aziende che vivono di viticoltura e di enologia. La cosa che può fare differenza è l'intuito di chi, appunto, deve prendere le decisioni che riguardano la tempistica delle tante operazioni colturali che vengono fatte nel corso dell'annata, la più importante delle quali, chiaramente, è la scelta del momento della vendemmia perché è la fase in cui si fissa, in qualche modo, lo stato di maturazione raggiunto dall'uva, è una scelta estremamente delicata dalla quale dipende poi in larga misura il risultato finale.

I vostri vini hanno ricevuto numerosi premi nazionali ed internazionali, qual è il segreto di tanta bontà? 

Fermo restando, ci tengo sempre a dirlo che c'è una buona componente di fortuna, perché senza quella non si va da nessuna parte, molto dipende dalle scelte azzeccate che sono state fatte all'inizio quando, sono stati dimensionati gli impianti, i vigneti, un po' la natura del terreno e del clima che abbiamo, che sicuramente è particolare è molto vocata al perseguimento di obiettivi di alta qualità. E’ un po' tutto questo, alla fine molti aspetti non dipendono neanche troppo dall'uomo, in agricoltura specialmente in enologia noi produttori siamo spettatori, cioè siamo lì ad osservare quello che succede, pronti ad intervenire nel momento in cui c'è qualcosa che non va, qualche anomalia qualche disfunzionamento, ma è la natura alla fine l'autrice di tutto.



Quali sono i progetti futuri?

I progetti futuri nascono sempre da esperienze passate. In questo caso l'esperienza determinante che ho fatto negli ultimi anni è quella relativa al rinvenimento, nel vigneto, di un biotipo di Cesanese particolarissimo con l'acino estremamente piccolo. Abbiamo appurato con le analisi del DNA che si tratta di Cesanese di Affile e da lì è partita la moltiplicazione di questo biotipo. La prima vendemmia fatta su questa tipologia di uva è stata quella del 2022, il risultato enologico è stato straordinario, per cui il mio sogno nell'immediato futuro, è quello di ampliare la superficie con questo tipo di uva.




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