L’anima veneziana e il sangue ravennate rendono Dusciana Bravura una culturale pietra preziosa da ammirare in tutte le sue sfaccettature. Il padre, Marco Bravura, specializzato in realizzazione di mobili musivi d’arredo interni, influenza fin dai primi anni il lavoro della figlia che, però, con il passare degli anni capisce di voler intraprendere una strada diversa. Inizia così a produrre in principio sculture, precisamente di animali, fino ad arrivare a accessori e gioielli. La sua arte e il suo stile diventano di valore inestimabile e un perfetto esempio di Made in Italy.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Come nasce la tua attività e che rapporto c’è tra Ravenna e Venezia?
Il rapporto che ho con la città di Venezia è nato con me; Venezia è la città dove sono nata sede degli studi dei miei genitori (in realtà mia madre è ligure, mio padre è di Ravenna). Mio padre aveva frequentato l’istituto d’arte e anch’io - quando ci siamo trasferiti a Ravenna - ho frequentato la stessa scuola. Mio padre non era un mosaicista e il suo avvicinamento dalla pittura all’arte musiva è combaciato con il mio diploma e un quasi naturale ritorno alle tessere. Dopo moltissime esperienze all'estero, soprattutto in Russia, avevo sviluppato una gran voglia d’Italia, di tornare nelle nostre strade, di bellezza del nostro territorio, della nostra arte. E così, un po’ per seguire mia figlia, che aveva iniziato a studiare a Venezia, e un po’ per aumentare questo contatto con le mie radici, ho aperto un atelier a Venezia. Il legame con la città si è così rafforzato: ho conosciuto il mosaico a Ravenna ma è venuto naturale volergli conferire nuova linfa aggiungendo l’imprinting del vetro sentendomi sempre più un mix fra le due città.
Le tue creazioni abbracciano varie tecniche di realizzazione, nascono dal mosaico ma si allargano fino all’uso del digitale; com’è avvenuto questa evoluzione?
Il lavoro al computer è l’evoluzione di un processo che ho sempre affrontato nella creazione di tovaglie o oggetti d’arredo con le stampe romagnole. Trent’anni fa la tecnologia non era avanzata come ora, io per esempio stampavo su vetro dei pattern che poi doravo a foglia per poterlo utilizzare nei mosaici. Com'è arrivato il digitale è ovviamente cambiato e ho capito di poter arrivare a avere i miei disegni direttamente dentro al vetro.
Per me tutto il lavoro del mosaico è sempre nato da una grande passione per i materiali perchè per me il mosaico è una pittura solida, in tre dimensioni dove la terza dimensione è data dalla matericità dei colori come un giallo che può essere lucido, opaco, smaltato, liscio, a stecchino. Sono colori già fatti e finiti a differenza di quelli presenti, per esempio, sulla tavolozza di un pittore che li crea miscelando due tubetti; nel nostro caso si giustappongono materiali diversi per ottenere sfumature e nuance che poi l'occhio fonde insieme. Fondamentale è una continua ricerca delle materie prime che mi porta, ancora oggi, a viaggiare per trovare perle, cristalli, pietre, marmi soprattutto nel mondo del vetro ma anche pietre, malachite piuttosto che turchesi, pirite, matite.
Anche sulle colle è stato fatto un grande lavoro perchè ogni supporto, ogni lavoro a seconda che sia per interni, che sia una collana,un tavolo o una cosa che deve stare all'esterno, necessita di una colla diversa. Abbiamo una grande azienda italiana che ci ha permesso di ottenere dei substrati collosi veramente di un millimetro, quando andavo a scuola il substrato erano i cinque centimetri di cemento, era ovvio che non si potevano realizzare prodotti tanto raffinati. Si aveva a che fare con uno spessore più materico, più ostico da affiancare a dei supporti che, mano a mano, sono diventati sempre più forti ma leggeri. Questo porta con sé la consapevolezza che il mosaico non è più un’arte di supporto o di sostegno per l'architettura, per me non è una tecnica come un'altra; quando creo qualcosa creo un quadro. Non un accessorio da lasciare in una nicchia o dentro a una cappella di un cimitero come prevede l’idea di mosaico classica. invece non deve essere un complemento può tranquillamente vivere di vita propria e io spero di aver contribuito a far capire che sono quadri, sono arte.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il mio progetto per il futuro è realizzare un'intera mostra solo con questo materiale, di cui sono molto innamorata al momento. In questo progetto non ci sono più le murrine, i miei vetri stampati, gli smalti, non c'è nessuno dei materiali con i quali sono cresciuta e ho realizzato i miei vecchi lavori. Questo materiale, questi “spaghetti” di vetro, potrebbero avere anche cent'anni nel caso di alcuni colori, li ho trovati tramite amicizie a Murano in una fabbrica dismessa da circa trent'anni. Questo materiale era quello che veniva usato per realizzare le perline; una volta sezionato in pezzettini di un millimetro venivano infornati di nuovo e tagliati a froma di classica perlina rotonda, qjuelle a cui siamo abituati fin da bambini. Nel mio caso i fili di vetro rimangono cilindrici, le taglio a seconda dello spessore e della lunghezza che voglio ottenere per la decorazione. Con questa tecnica vorrei allestire una mostra per sottolineare la sua bellezza effimera in quanto è un materiale irreplicabile, che probabilmente non tornerà mai più. Sono consapevole che se sbaglio non ce ne sarà dell’altro, che un tale colore finirà con l’esaurirsi in se stesso. Possiede un fascino un po’ malinconico e porta con sé un enorme ragionamento che è una novità nel mio percorso personale perchè fino ad ora ho sempre approcciato la filosofia dell’errore e la possibilità di cancellare e riposizionare una tessera piuttosto che un’altra. In questo percorso avrò un rispetto maggiore nei confronti di questo materiale che è così bello, mi approccio a questo lavoro con un'emozione un po' diversa.
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