Il Carato di Emanuela di Nicola, un’attività al femminile dove nascono gioielli unici

Articolo di Alessia Matrisciano

Emanuela di Nicola è un’orafa che realizza gioielli interamente fatti a mano, dal disegno fino all’ultima lucidatura. Il suo negozio in via Baldassarre Longhena, nel quartiere Pisana di Roma, è corredato da un piccolo laboratorio dove trovano spazio le lavorazioni più diverse, dalle classiche a quelle più complesse come la cera persa (nella quale Emanuela è specialista). Un’esperienza ventennale che al di là del rapporto con la clientela si è nutrita anche d’arte, con la partecipazione a prestigiose esposizioni.

Ciao Emanuela, presentati ai lettori di Italian Bees.

Mi chiamo Emanuela di Nicola e ho aperto la mia attività, Il Carato, nel 2001, dopo aver conseguito il diploma d’orefice all’Istituto Statale d’Arte Silvio D’Amico e dopo aver seguito tanti altri corsi pubblici e privati: progettazione, incassatura, cerista…

Ho deciso di aprire un mio negozio perché all’epoca per noi donne era piuttosto difficile entrare nei laboratori, ma io volevo far capire alla clientela cosa ero in grado di fare nel campo dell’artigianato, che era ciò che mi piaceva di più. Molti miei ex compagni sono andati a lavorare nel campo dell’industria ma io credo che l’artigianato sia l’elemento vincente: lo era vent’anni e lo è ancora di più oggi.

Emanuela di Nicola proprietare de Il Carato

Il mondo dell’oreficeria era piuttosto duro con le donne, a quanto dici. Credi ci siano stati dei cambiamenti?

Sì, quando io ho cominciato, nel 2001, il mio settore era prettamente maschile e ho avuto diverse difficoltà in sede di colloqui. Ho fatto davvero fatica a farmi accettare e non è un caso che mi sia data a un’attività solitaria! Per fortuna le cose stanno cambiando e oggi, nel 2023, vedo sempre più donne all’interno dei laboratori.

Come nascono i tuoi gioielli?

Le mie creazioni nascono in primo luogo da un’intervista al cliente. Con questa conosco i suoi colori preferiti e i metalli da utilizzare, poi una volta fatto il disegno creo un prototipo in cera o metallo per fargli vedere in tridimensionale quello che sarà il risultato finale. Una volta avuto l’ok inizio la produzione: io seguo tutto l’iter dai primi passi fino alla consegna. L’unica cosa che delego è la fusione, ma soltanto per una questione di apparecchiature. Ogni gioiello nasce veramente dalle mie mani! Avendo fatto un corso di gemmologia ho anche la possibilità di proporre al cliente molte pietre diverse, che io raccolgo ed espongo in negozio.

A volte è difficile far capire ai clienti la logica del fatto a mano, perché molti sono abituati ad avere sempre gli oggetti pronti mentre io vorrei far loro capire che con me hanno la possibilità di pensare a gioielli unici. Non è sempre facile entrare nella psicologia dei clienti ma è un lavoro affascinante e molto appagante per certi versi.

Orecchini e collana de Il Carato

Tu sei specializzata nella modellazione a cera persa. Come funziona questa tecnica?

Il processo è abbastanza articolato. Si parte dalla progettazione e dal disegno dell’oggetto, che poi viene modellato in una cera che può essere morbida o dura. La cera morbida è in forma di lastrine di diverso spessore, mentre quella dura somiglia a un blocco di resina da limare e da seghettare, come un metallo. La scelta dipende dal tipo di oggetto che si deve realizzare. Una volta preparato il prototipo in cera arriva il momento della fusione: si prepara un cilindro con all’interno un “alberello” che ospita i diversi pezzi in cera e al suo interno viene versato del gesso. In un secondo momento la cera viene scolata via dal calco.

È poi il momento di inserire il cilindro in una centrifuga dove un braccio meccanico cola il metallo fuso, che può essere oro o argento. Nel giro di pochi secondi il cilindro di gesso si riempie di metallo. A quel punto il gesso viene tolto e l’albero viene “sgrappolato”. In questo modo si ottiene il gioiello grezzo da rifinire a banchetto. La rifinitura avviene con la lima e con carte di varia gradazione.

La lucidatura viene fatta in diversi step: prima vengono usate paste abrasive per togliere tutte le righe rimaste dal passaggio precedente. L’oggetto viene spazzolato, pulito e una volta asciutto è trattato con paste di diversi colori che noi del mestiere chiamiamo “rossetti”. Queste paste lucidanti sono molto grasse e alla fine dell’operazione devono essere tolte. Per farlo è necessario un macchinario a ultrasuoni, che leva il grasso anche dagli angoli più nascosti. Infine il gioiello viene asciugato in una ciotolina piena di segatura di bosso, in modo che non rimanga nessuna macchia d’acqua.

Quali sono state per te le sfide più interessanti nel corso della tua carriera?

Io ho partecipato a diverse mostre organizzate dalla Camera di Commercio al Tempio di Adriano, dal 2001 fino al 2013. Ogni anno potevamo allestire i nostri oggetti già pronti e produrne almeno uno che fosse collegato al tema di quell’edizione. La mostra era una sfida continua perché produrre gioielli a tema significava fare ricerche e provare tecniche nuove. Non erano esposizioni pensate per vendere, ma grazie ad esse poi ho acquisito diversi clienti, con grande soddisfazione. Ho fatto poi altre mostre in quegli anni, anche fuori Roma, in qualche caso ottenendo dei premi.

Tra le sfide degli ultimi anni c’è stato un corso di Cad che ho frequentato ad Arezzo e che mi ha insegnato la progettazione al PC, anche se io resto sempre fedele al disegno a mano libera che secondo me è impareggiabile.

Cosa immagini per il futuro tuo e del negozio?

Immagino di continuare a fare questo lavoro che amo moltissimo e di migliorarmi sempre, comprando macchinari sempre più all’avanguardia. Da diversi anni penso alla possibilità di lasciare il negozio a qualcuno di più giovane nel momento in cui andrò in pensione, anche se per ora trovo difficile che succeda.


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