La Valle delle Albicocche: frutti coltivati nel rispetto della terra e delle persone

Articolo di Maria Bernadette Melis

Se tutti pensassimo che il frutto del nostro lavoro può migliorare la nostra vita e quella dei nostri figli, lavoreremo tutti con una consapevolezza in più e sicuramente in modo migliore. Questo è il pensiero alla base dell’azienda agricola “La valle delle Albicocche” di Domenico Errani, imolese DOC, con le albicocche nel DNA.  La sua produzione di frutta e verdura è destinata in primis alla sua famiglia e ai suoi figli e per questo motivo Domenico cerca di coltivare nel miglior modo possibile, mettendoci impegno, amore e soprattutto rispetto. Rispetto per la terra, per le piante, per i prodotti che ottiene e per le persone che li consumano.  Nella sua azienda agricola, 100% biologica, nel cuore della Bassa Romagna, nei pressi di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, vengono coltivate albicocche, pesche, ciliegie, duroni e ortaggi vari e non si spreca nulla e anche dagli scarti nascono bellissime iniziative. Alcune di queste? Leggere l’articolo per scoprirlo!

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


Come e quando nasce l’azienda agricola “La valle delle Albicocche”?

Sono Domenico Errani, titolare de “La Valle delle Albicocche”. 

La nostra azienda nasce nel 2005 allo scadere del contratto d’affitto che avevamo con un’azienda agricola che faceva uso di pesticidi. Visto che eravamo stanchi di dover scappare dentro casa con tavolo, tovaglia e tutto il resto per via dei trattamenti chimici sul nostro frutteto, abbiamo deciso di gestirlo direttamente. Abbiamo iniziato a piantare dell’albicocco, anche se tutti mi dicevano che ero matto e che non sarei mai riuscito a raccogliere delle albicocche, perché se fosse stato così facile coltivarle, l’avrebbero fatto anche gli altri; e invece, pur soffrendo alcune annate, in molte altre siamo riusciti a raccogliere. 

Cosa coltiva nella sua azienda?

Fino al 2018 la nostra azienda era composta da ventiquattro ettari di albicocco certificati biologico. A seguito di una gelata pesante con “Burian” nel febbraio 2018, abbiamo ridotto la superficie di coltivazione e abbiamo cambiato sistema di vendita dei prodotti, vendiamo tutto direttamente. Dall’albicocco abbiamo iniziato a diversificare le produzioni. Attualmente siamo certificati biologico con ICEA per albicocco, pesco, ciliegio, duroni e ortaggi e quindi ad oggi le nostre referenze cominciano ad essere veramente tante.



Perché proprio albicocche?

Abbiamo cominciato a piantare albicocche perché io sono un imolese e dalle mie parti ce l’abbiamo nel DNA e nel sangue l’albicocco; da noi la composizione di un esame del sangue è fatta di globuli bianchi e arancioni. 

Per molte aziende agricole della provincia di Imola, quella dell’albicocco, è stata una coltivazione che ha aiutato tanto i bilanci e l’economia del territorio. Imola era conosciuta a livello mondiale per le produzioni di albicocche, tanto che due varietà sono caratteristiche: “la bella di Imola” e “la reale di Imola”, cosi come “la tondina di Tossignano” e “la pieve” un albicocca caratteristica della Pieve di Sant’Andrea, quindi una zona vocata e altamente produttiva per la coltivazione di albicocche. 

Come azienda agricola che importanza ha il rispetto dell’ambiente?

Le nostre tecniche di coltivazione sono tutte finalizzate al rispetto della terra, che conseguentemente è un rispetto delle piante e un rispetto delle persone che consumano ciò che le piante producono. Tenuto conto del fatto che quindi i primi consumatori dei nostri prodotti siamo io, mia moglie e i nostri tre figli, noi ci teniamo a noi e ci vogliamo bene, quindi vogliamo bene a chi consuma i nostri prodotti. Per esempio: le nostre tecniche di coltivazione ci hanno portato ad incrementare la sostanza organica dall’1,8% al 2,7% e per questa ragione non siamo riusciti ad accedere a un contributo pubblico per l’incremento della sostanza organica perché nel nostro terreno ne avevamo già in abbondanza. Sostanzialmente è stato premiato, con questo finanziamento pubblico, chi ha sfruttato il suolo senza rispettarlo. Noi facciamo una serie di interventi con l’utilizzo anche di prodotti consentiti, ma molto inferiore rispetto al limite di legge. Sui nostri terreni il glifosato non viene utilizzato da almeno quindici anni. A me interessa garantire al consumatore il livello di salubrità elevato, il massimo che possiamo offrire. Io credo che i produttori italiani rispettino abbastanza le normative, però mi pare che ci sia un po’ di “cavalleria” nella vendita di prodotti ortofrutticoli in giro. Un’apertura senza troppi controlli a paesi emergenti o nei quali le case produttrici di veleni consentono di girare tutto ciò che nel contesto europeo non è consentito, non è una cosa positiva per nessuno. Non metto in dubbio il lavoro dei colleghi italiani, ma dall’estero purtroppo arriva della merce poco sana. 

Oltre a produrre frutta e ortaggi quali altre iniziative porta avanti?

La nostra sensibilità alle tematiche ambientali ci ha portato a mettere in campo una serie di iniziative importanti. Quella che ad oggi ci sta rendendo noti ai tanti è la raccolta di mozziconi, finalizzata a un progetto di riciclo degli stessi. Siamo stati un po’ sfortunati perchè con l’alluvione abbiamo perso tanta materia prima che stavamo già raccogliendo, ma confidiamo di arrivare presto a raggiungere il quantitativo minimo per far partire la macchina e ottenere il polimero. Poi abbiamo la linea “io non sono uno scarto” dove anche i prodotti con alcuni difetti noi li vendiamo e sosteniamo molte famiglie. Cerchiamo di non buttare via niente e anche lo scarto finale viene riutilizzato come cibo per le galline. Abbiamo anche l’iniziativa “adotta un albero” che è stata pensata per un periodo di forte difficoltà economica dell’azienda. Con questo aiuto noi, già in autunno, avevamo degli anticipi per produrre i frutti che avremo venduto dalla primavera e questo ci permetteva di sostenere e gestire i costi di produzione. Questa iniziativa ha avuto talmente tanto successo che, ad oggi, avrei bisogno di qualcuno che segua le persone che hanno adottato per gestire al meglio la raccolta e la consegna della merce, per non lasciare qualcuno senza prodotti.  



Progetti futuri?

Per quanto riguarda il futuro abbiamo da un lato il proseguo delle coltivazioni che ci stanno dando tante soddisfazioni come gli zucchini e le bietole colorate, melanzane di tutti i colori e tipi, a livello di frutta tutte quelle fin’ora prodotte; dall’altro i nostri sforzi saranno finalizzati alla produzione di una bacca, un superfood, che si chiama Aronia. Oggi, rispetto a quella che si coltiva in collina, l’aronia di pianura sta dando soddisfazioni maggiori a livello sia di perdita dell’effetto “allappante”, sia per le dimensioni della bacca stessa. Fin dal prossimo inverno intensificheremo la produzione di aronia all’interno della nostra azienda. 






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