Leonardo Pagliazzi è un falegname che, dopo anni di lavoro all’estero, ha deciso di tornare nel suo paese d’origine, Figline Valdarno, in provincia di Firenze, e di inaugurare una propria attività. I suoi mobili sono interamente personalizzati in base alle richieste del cliente, particolarità che lo ha reso popolare in provincia ma anche nel capoluogo, dove svolge continuamente commissioni anche su immobili storici. Oltre alla produzione di mobili “classici”, Leonardo produce anche arredi di design. Lo abbiamo incontrato nel suo laboratorio.
Leonardo, presentati brevemente ai lettori di Italian Bees: chi sei e di cosa ti occupi?
Sono Leonardo Pagliazzi e faccio il falegname. Mi occupo soprattutto di arredamento di interni: mobili, armadi, living e quant’altro. Ho iniziato a fare il falegname da ragazzo e ho lavorato a lungo come dipendente per aziende diverse, tra cui Prada e Dior. Ho fatto il capocantiere in posti lontanissimi, tra cui gli Stati Uniti, la Cina, Russia e l’Arabia Saudita. Ora da quattro anni ho un’azienda tutta mia, una bottega, come si dice in Toscana.
Come dicevo, io ho iniziato da giovane, tramite amici dei miei genitori che mi hanno permesso di fare apprendistato. Questo mestiere apparentemente non c’entra con i miei studi, perché io sono perito informatico. Ma a casa mia c’era una regola: “Se vuoi andare in vacanza devi pagartela!”. Ho praticato questo mestiere a tratti, in periodi diversi della mia vita, e poi a partire dai primi anni 2000 è diventato il mio lavoro a tempo pieno.
Hai un prodotto che viene richiesto più di frequente? Qual è la creazione di cui sei più orgoglioso?
Io non ho un vero e proprio prodotto di punta. Lavoro basandomi sulle richieste del cliente: fortunatamente ho la possibilità di creare opere totalmente customizzate e lavoro con materie prime di altissima qualità. Mi occupo anche di design, perché offro tra l’altro il servizio di disegno e di rendering. Lo faccio anche perché il design è una mia passione. Il culmine di questa attività è stata la creazione di una linea di sedie che ho chiamato “Nuvole” e ho presentato al Fuorisalone di Milano del 2022 con discreto successo, tanto che sto pensando a una loro commercializzazione. Il legno che ho usato per queste creazioni è un materiale di scarto, il che le rende anche ecologiche.
Quali sono le fasi che segui nel tuo lavoro?
Le mie creazioni nascono prima dal contatto con il cliente, che nove volte su dieci arriva da me grazie al passaparola. Durante il primo colloquio cerco di capire quali sono le sue necessità, dargli dei consigli e far sì che si renda conto della qualità del lavoro (anche se la maggior parte delle persone viene da me sapendo che offro servizi di target medio-alto). Durante il primo incontro cerco anche di capire il range di prezzo che il cliente è disposto a spendere. Poi realizzo il disegno e i campioni di colore.
Normalmente la gente è abituata a cartelle colori molto piccole, ma io la penso diversamente. Con un campione colore 10x10 è impossibile capire l’effetto finale. Io infatti dò al cliente una tavola bella grande, in modo che possa portarla a casa e farci “l’occhio” durante le diverse fasi della giornata, con le diverse luci naturali e artificiali che entrano nella stanza. Chiedo al cliente di tenere in casa la tavola, nella posizione dove vuole il mobile, per circa una settimana in modo che si renda conto dell’effetto finale con tutte le variabili possibili.
Quali materiali utilizzi?
I materiali per l’arredamento, per facilità di lavorazione, sono da moltissimi anni materiali compositi, come il famoso truciolare che è utilizzato da tutti. Io utilizzo un composto di legno di pioppo, anche per le creazioni laccate. Uso poi anche il legno massiccio per alcune creazioni.
Ho la fortuna di lavorare con un fornitore che tratta solo materiali di altissima qualità e so che posso fidarmi di lui in questo senso. Io compro solo materiale che viene da fornitori italiani e cerco per la maggior parte di usare legno italiano, anche se oggi sta diventando sempre più difficile trovarlo. Le essenze italiane purtroppo sono pochissime e pregiate, come l’ulivo. Si tratta di legni rari, da usare per lavorazioni particolari.
Quali sono, secondo te, i punti di forza della falegnameria italiana?
Io ho lavorato per molti anni all’estero, dal 2012 al 2017, e posso garantire che gli italiani sono in assoluto gli artigiani più bravi. Lo sono perché hanno una capacità di problem solving che gli altri non hanno. Gli artigiani di molti paesi esteri sanno fare bene solo poche cose e non sono pronti agli imprevisti, gli italiani invece sì.
Hai dei progetti “nel cassetto”?
Certo! Prima di tutto, un progetto concreto: presto aprirò un nuovo laboratorio che possa ospitare anche uno showroom.
Poi voglio commercializzare le sedie che ho presentato al Fuorisalone di Milano, magari in una versione un po’ più semplice e vicina ai gusti del cliente medio, ma senza snaturarle e mantenendo intatta la qualità.