Panù Bags: l'artigianato umbro incontra l'innovazione sostenibile

Articolo di Martina Franceschi

Panù Bags è un brand di borse Made in Italy con sede a Terni, nel cuore dell'Umbria. Perfetta fusione tra  stile raffinato e continua sperimentazione - sia nelle forme che nei materiali utilizzati - Panù è nato  da una decisione estemporanea: il trasferimento della fondatrice, Paola Bucari, in campagna, alla ricerca  di un cambio di passo, nonché di un'evasione dalla frenesia cittadina. Proprio in questo contesto  bucolico, infatti, è nata l'ispirazione per il riciclo, oggi elemento cardine della filosofia del brand. Le borse  Panù, frutto di un processo creativo unico, che parte dalla trasformazione di vecchi indumenti e si evolve  attraverso la sperimentazione, con materiali inusuali come PVC e sacchi di iuta, combinano artigianalità  e innovazione, incarnando appieno lo spirito del Made in Italy contemporaneo. 

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


Quando, come e perché nasce Panù Bags? il nome del brand, che origine ha?  

Il brand Panù è nato intorno ai miei quarant'anni, da un'esperienza prettamente personale; prima di  allora, infatti, non avevo mai dedicato il mio tempo lavorativo a questo tipo di attività, pur essendomi  più volte cimentata - nell'ambito del design e dell'arredamento - nel recupero e nella trasformazione  degli oggetti. Avevo, quindi, circa quarant'anni quando ho deciso di andare ad abitare in un casolare in  campagna; qui, dopo aver recuperato il tessuto di alcuni vecchi materassi, ho iniziato a realizzare, con la  Singer di mia madre, le prime sacche, le prime borse. Queste borse, che poi io indossavo, riscuotevano  molto interesse; erano molto curate e, sicuramente, l'originalità di alcuni dettagli - come i manici  realizzati con le cime delle barche - non le faceva, di certo, passare inosservate. Successivamente, prima  mi sono iscritta a un corso di cucito, dove ho preso confidenza con cartamodelli, finimenti e  strumentazione e poi ho improvvisato un viaggio; ho deciso, infatti, di partecipare, a Bologna, a una  celebre fiera di settore - "Linea Pelle" -, che oggi si svolge invece a Milano. In seguito, di ritorno da  Bologna, sul treno, ho incontrato un signore di Napoli; lui, dopo avermi raccontato che la sorella era una  rinomata artigiana, mi ha lasciato il suo contatto. Il caso ha voluto che, in quel periodo, mia figlia  stuadiasse a Napoli; ho, così, preso la palla al balzo e mi sono trasferita. A Napoli ho conosciuto  l'artigiana in questione e la sua splendida famiglia; loro, per me, sono diventati dei veri e propri maestri  e, in tutta sincerità, posso dire che a livello professionale mi hanno lasciato un'inestimabile eredità.  Inizialmente, lavoravo alle mie borse insieme a loro, in un piccolo locale nel centro di Napoli, ma non  c'era ancora un brand; essendo, però il periodo estivo, eravamo soliti bere molta acqua e, per comodità,  avevamo segnato le nostre iniziali sui bicchieri di plastica. La disposizione casuale di questi bicchieri - P  per Paola; A per Anna, una signora che si era unita al gruppo; N per Nunzia, la mia insegnante; U per  Umberto, l'altro insegnante - diede vita al nome "Panu", a cui fu poi aggiunto l'accento.  



Da dove arriva l'ispirazione per le vostre creazioni? Come e perché scegliete alcuni materiali e non  altri?

Le mie creazioni nascono da un processo di upcycling; le mie clienti portano in laboratorio indumenti  che non indossano più e a partire da questi io realizzo delle borse. Sposando, pertanto, una filosofia che  guarda prima di tutto alla sostenibilità e, poi, all'unicità di ogni singola creazione, da una gonna può  nascere, per esempio, una clutch o un secchiello. Per quanto riguarda i materiali, usiamo, quindi, quelli  di riciclo, che siano tele, cotoni o altro; ultimamente, abbiamo poi introdotto anche un materiale  vegano. 



Con il passare del tempo il brand si è evoluto? Se sì, come? 

Abbiamo, per l'appunto, iniziato con l'upcycling e, pur non avendolo mai abbandonato, abbiamo dato  vita, nel tempo, a numerose collezioni che ci hanno permesso di metterci alla prova con svariati  materiali, tra cui il PVC. Ultimamente, poi, l'azienda si è trasformata in un co-branding; altri due brand di  abbigliamento - che potremmo definire start up - si sono uniti, infatti, a Panù Bags. Uno di questi fa capo  a Masha, una mia ex dipendente e sarà proprio lei a parlarne. 

Masha: Inizialmente lavoravo con Paola alla realizzazione delle borse, poi, avendo studiato sia stilismo  che modellismo, ho deciso - incoraggiata e supportata da Paola stessa - di dare vita a un brand tutto  mio: è nato così Uncut. Ho, quindi, affiancato Paola, nel laboratorio, e avviato una vera e propria linea di  abbigliamento. Con un percorso parallelo al mio, si è, in seguito, unito a noi anche Emanuele, ideatore, a  sua volta, di un altro brand di abbigliamento. 

Emanuele: Ho creato il mio brand - That's Hole - circa un anno e mezzo fa, in seguito all'esperienza  maturata nel laboratorio di Paola. Ho studiato Fashion Design all'università, per tre anni, e attualmente  sto lavorando a delle nuove collezioni a tema street wear; i miei sono capi altamente personalizzati e  nascono da un riutilizzo creativo di vecchi indumenti. Il processo di rielaborazione e trasformazione mi  permette di dare vita a pezzi unici, in grado di dare voce al carattere, all'indole e alle singolarità di ogni  cliente. 










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Azienda Agricola Nonna Pitta
Articolo di Giorgio Stirpe