Sfumature di Birra S.r.l

Articolo di Sara Ausilio

Una realtà giovane e dinamica che, grazie alla visione e alla passione del titolare, Michele Cantaluppi, ha saputo conquistarsi un posto d’eccellenza nel panorama brassicolo dell’Emilia-Romagna. Stiamo parlando di Manifattura Birre Bologna che si trova nella prima periferia di Bologna, in via della Salute 85/11e. Dal 2019, con l’acquisto di un impianto produttivo all’avanguardia, il birrificio si è evoluto costantemente, unendo alla produzione di numerose birre artigianali di qualità anche l’impegno verso la sostenibilità. 

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


Michele, ci racconti la storia di Manifattura Birre Bologna e di come è nato questo progetto? 

Nasciamo ufficialmente nel 2016 perché avevamo una forte passione nei confronti della birra e la volontà di condividere con tante altre persone questo piacere. Le nostre prime ricette sono nate in casa e inizialmente siamo partiti come "brew firm". Essendo birraio avevo la fortuna di poter produrre la mia birra su un impianto terzo. Nel 2017 abbiamo trovato la nostra sede e aperto la taproom, offrendo un luogo dove chiunque potesse provare tutte le nostre birre. Dal 2017 al 2019 ci siamo fatti un po' le ossa: abbiamo aumentato il numero di birre, abbiamo studiato e ingegnerizzato quello che sarebbe stato il nostro birrificio. Nel 2019 sono arrivate le macchine per produrre internamente la nostra birra e da lì non ci siamo ancora fermati. La “costante” che è rimasta, dal primo giorno ad oggi, è la passione.



Quali sono le fasi principali della produzione delle vostre birre e cosa rende unico il metodo artigianale di Manifattura Birre Bologna?

 Le fasi sono molto semplici: si prende il cereale, nel nostro caso per la maggior parte orzo maltato, ma l’ingrediente principale è l'acqua e poi malto, luppolo e lievito. Si inizia con l'acqua che si porta a una certa temperatura, si mette il cereale a mollo e si estrae quanto più zucchero. In questo modo si crea il “mosto” che viene raffreddato, messo in un grande silo, il fermentatore, e portato in fermentazione grazie al lievito che mangia gli zuccheri e restituisce alcool e anidride carbonica. Passato un certo numero di settimane, il mosto si trasforma in birra e a quel punto avviene il confezionamento. La birra artigianale non è né microfiltrata né pastorizzata, mantenendo così intatte tutte le sue qualità. La nostra unicità risiede nelle piccole attenzioni, nella scelta rigorosa delle materie prime e nei tempi di produzione, che non vengono mai forzati. 

Qual è il prodotto di cui andate più fieri e qual è invece quello che per voi ha un significato speciale? 

Non c’è una birra specifica di cui siamo più fieri. Tutte le nostre birre sono legate a un momento, a un attimo e ci rappresentano. La cosa che però ci piace sottolineare è che non abbiamo una cultura birraia monotematica: cerchiamo di accontentare noi stessi e il nostro pubblico producendo il maggior numero di birre possibile. La birra alla quale

siamo forse più legati è la nostra prima “American Pale Ale”, nata quando facevo birra in casa e oggi prodotta in grandi quantità, simbolo di quanto siamo cresciuti. 

Oltre alla produzione di birra, la vostra “taproom” è uno spazio che valorizza la convivialità e lo stare insieme. Come si integra questo spazio con la visione che Manifattura Birre Bologna ha di birrificio artigianale? 

La taproom è nata quasi per gioco, come uno spaccio per vendere la nostra birra, ma si è trasformata in un vero pub che accoglie fino a sessanta persone. Il nostro locale, luminoso e colorato, è lontano dall'idea del classico pub buio all’inglese. La vera magia, però, la fanno i clienti: persone di estrazione sociale diversa si ritrovano a condividere la stessa passione per la birra, creando legami e amicizie che vanno oltre le differenze lavorative. Questo è esattamente ciò che volevamo: un luogo di incontro e convivialità. 



Recentemente avete installato un impianto fotovoltaico. Siete il primo birrificio di Bologna ad averlo. Cosa vi ha spinto a compiere questo passo? 

Abbiamo scelto i pannelli fotovoltaici per cercare di minimizzare la nostra impronta e contribuire a lasciare un mondo migliore ai nostri figli. Abbiamo un impianto che produce 46 kilowatt ora e abbiamo anche degli accumuli che ci consentono di incamerare quanta più energia possibile e renderla utilizzabile quando non c’è produzione. La scelta però è stata dettata anche da ragioni economiche, soprattutto dopo l’aumento dei costi energetici legato alla crisi ucraina. Non siamo ancora completamente autosufficienti, abbiamo l'idea di ampliare quando possibile l'impianto per diminuire ancora di più il fabbisogno di energia. Ma questo è solamente uno degli esempi dell’attenzione “green” del nostro birrificio: una parte dell'acqua che utilizziamo per raffreddare il mosto anziché buttarla viene recuperata e utilizzata per fare tutti i lavaggi interni e abbiamo cercato di eliminare qualsiasi illuminazione che non fosse led. Insomma abbiamo fatto il possibile per avere una produzione un po' più sostenibile a livello di impronta di consumi.









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