Quando si pensa alle cantine, viene spontaneo immaginarsi cascine di campagna, circondate da filari di vite. Eppure, a Parma esiste una cantina cittadina, operativa fin dal secondo dopoguerra. Si tratta del Consorzio vinicolo parmigiano (CVP), con sede nel quartiere industriale della città emiliana. Qui le uve arrivano da numerosi campi sparsi per tutta la provincia – dalla pianura alle colline – attraverso una rete di agricoltori che da generazioni collaborano per salvaguardare il patrimonio dei vini di Parma.
Oggi il consorzio produce due linee – Antica cantina parmigiana e Lungoparma – che rappresentano le due diverse anime di questo patrimonio: la tradizione e l’innovazione.
Scopo del consorzio è commercializzare vini che sappiano guardare nel contempo al passato e al futuro, all’Italia e all’estero, senza mai dimenticarsi il territorio da cui provengono. Ce li racconta il responsabile commerciale Alessandro Poli.
Come nasce il vostro consorzio dedicato ai vini di Parma?
Il Consorzio vinicolo parmigiano nasce nel 1946 e a oggi siamo l’unica cantina presente nella città. CVP nasce per rispondere all’esigenza dei contadini – circa un centinaio di conferitori d’uva – di produrre un alimento allora molto importante. Dobbiamo, infatti, pensare che allora il vino era un alimento presente sulle tavole di tutti i parmigiani e non solo. Da allora sono cambiate diverse cose, per esempio ci siamo spostati in un’altra area. Prima, infatti, eravamo nel centro storico, mentre oggi, pur restando in città, ci troviamo in una zona più defilata.
Lavoriamo con due linee: Antica cantina parmigiana e Lungoparma. Antica cantina parmigiana rispecchia la pura tradizione di Parma e i conferitori provengono da tutta la provincia. Lavoriamo, quindi, con le uve sia della collina sia della pianura di Parma.
In cosa si differenziano le vostre due linee, Antica cantina parmigiana e Lungoparma?

Antica cantina parmigiana rappresenta i vini di Parma. Questi sono sostanzialmente la Malvasia frizzante; il Lambrusco (che si divide in amabile e secco); la Fortana, caratteristica della bassa parmense; e un ulteriore vino fermo, il nostro Cabernet Sauvignon. Questi vini rappresentano la pura tradizione di Parma.
Discorso diverso vale per Lungoparma. Questa linea vuole oggi rappresentare quel lieto vivere per cui i parmigiani sono famosi in tutta Italia e non solo. Si tratta di prodotti sperimentali: partiamo da un vino che deve essere bevibile e godereccio e lavoriamo sulla materia prima per arrivare al risultato desiderato.
Quale ciclo produttivo seguono i vini di Antica cantina parmigiana?
Come da tradizione, la vendemmia viene fatta a settembre. I nostri contadini raccolgono le uve manualmente e poi le portano in cantina con i loro trattori. La pigiatura avviene in maniera soffice per preservare la qualità dell’uva e il mosto viene poi spostato nei tini, che sono refrigerati a temperatura controllata.
Il mosto viene lasciato a riposare qui per qualche mese e poi frizzantato. Una volta valutato che il nostro prodotto è pronto, procediamo con la fase di imbottigliamento. Le bottiglie vengono sterilizzate, riempite, tappate, etichettate e inscatolate. A quel punto, sono pronte per essere immesse sul mercato.
Quali vini comprende, invece, la linea Lungoparma?

Lungoparma comprende quattro tipologie di vini: due metodi classici, uno bianco e uno rosa. Gli ultimi due sono molto simili, cambia solo la macerazione sull’uva per quanto riguarda il rosé. Entrambi sono a base di Pinot nero, con una piccola percentuale di Chardonnay. Fanno trenta mesi di riposo sui lieviti e vengono messi in commercio con una sboccatura di almeno sei mesi. Leggermente diversa è, invece, la lavorazione di Bianco reale e Quota 16. Bianco reale è il nostro bianco fermo, prodotto da uve di Malvasia. Qui abbiamo voluto giocare un po’ con la vigna, vale a dire che il cinquanta percento della vendemmia viene fatto in anticipo e il restante cinquanta percento avviene tardivo. Questa scelta deriva dal nostro desiderio di donare al vino non il classico gusto aromatico della Malvasia, ma combinare la parte vegetale dell’uva con la chiusura dolce dell’uva tardiva.
Quota 16 è il nostro rosso fermo ed è interamente prodotto con uva tardiva di Barbera e Merlot. All’interno della bottiglia troviamo ben tre annate, 2019, 2020 e 2021, invecchiate in contenitori diversi: acciaio, barrique e tonneau. La cuvée viene fatta solamente in bottiglia e il vino viene immesso sul mercato dopo circa un anno, un anno e mezzo dall’imbottigliamento.
Qual è il vostro obiettivo per il futuro? Come intendete valorizzare i vini di Parma?
Il nostro obiettivo per il futuro è quello di diffondere la cultura vinicola di Parma in Italia, nel mondo e a livello locale. Abbiamo stretto una partnership col Castello di Felino: i visitatori, alla fine del tour, avranno la possibilità di assaggiare i nostri vini nella Lungoparma experience. Siamo, inoltre, sponsor tecnico del Parma Calcio.
A livello nazionale abbiamo fatto pubblicità sulle reti televisive italiane e partecipato a eventi importanti, come la Mediolanum Golf Cup. A livello mondiale, invece, ci stiamo affacciando su diversi mercati: asiatici, americani ed europei.
In un territorio ricco di eccellenze gastronomiche, i vini di Parma rappresentano un patrimonio da custodire e valorizzare, frutto di una tradizione autentica che dialoga con la sperimentazione e l’innovazione.
Le due anime del CVP – Antica cantina parmigiana e Lungoparma – raccontano un’identità fatta di passione, territorio e visione. Sostenere questi prodotti significa credere in un futuro dove qualità e radici si fondono in un brindisi al saper fare italiano. Perché ogni calice racconta una storia, di cui il Made in Italy è un ingrediente fondamentale.