L'arte della tessitura a mano diventa tale durante il Rinascimento, anche se imparare ad incrociare dei sottilissimi fili per creare dei tessuti, da utilizzare per creare indumenti, è stata una delle prime esigenze dell'umanità. La tessitura è stata una delle attività centrali per la civiltà umana, tanto da prendere parte a miti, fiabe e racconti che da sempre sottolineano l'importanza e il valore del lavoro a telaio.
Oggi è diventata un'attività di nicchia: sono in pochi a tessere utilizzando telai manuali. Dopotutto la tecnologia è venuta in nostro soccorso per semplificare numerose operazioni, compresa quella della tessitura. Ma, per fortuna, c'è ancora chi custodisce con cura quest’antica arte, scegliendo di utilizzare telai manuali.
Cristina Tessitura è il piccolo brand di Saluggia, dove vengono lavorati i filati per realizzare accessori artigianali come stole e sciarpe, in lana merinos e cashmere.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Come nasce l'idea di avviare un laboratorio di tessitura artigianale?
Il laboratorio è stato avviato nel 2006, ma ho iniziato a tessere molto prima, nel 1999, quando nasce il mio primo figlio. In questa situazione di non-lavoro mi sono dovuta ingegnare per trovare un'attività che mi garantisse un'entrata. Ho conosciuto la tessitura in un laboratorio già esistente qui a Saluggia: ho mosso lì i miei primi passi! Così ho scoperto di avere questa passione che mi ha spinto a fare i corsi fino a quando, nel 2006, ho aperto il mio laboratorio.
Quali sono i clienti che principalmente si rivolgono alla sua attività artigianale?
Le aziende sono state le mie prime clienti, perché mi hanno permesso di lavorare senza avere un magazzino. Visto che il materiale utilizzato è davvero molto costoso mi affiancavo alle aziende e collaboravo soprattutto con i maglifici. Queste attività, infatti, quando avevano rimanenze di filato, avevano due opzioni: darlo agli stockisti, e non guadagnarci nulla, oppure rimetterle in produzione realizzando prodotti come sciarpe, plaid o stole. Con quest’ultima opzione si riesce ad utilizzare tutto il filato, evitando sprechi. Con il tempo la mia clientela è cresciuta, perché ho avuto anche la possibilità di acquistare del filato personale, quindi ho iniziato a realizzare le prime sciarpe con il mio stile.
Quale tra i suoi lavori la rende più orgogliosa?
In occasione del Centenario del Bauhaus mi è stato commissionato un lavoro di cui sono molto orgogliosa: un arazzo, che è andato in esposizione ad Ancona e poi a Vicenza. Mi ha inorgoglito perché il mio lavoro è diventato anche abbastanza famoso, infatti se lo ricordano in tanti. Quest’arazzo ha una particolarità: è composto da frange, quindi è stato interamente annodato a mano.
Quali sono le fasi principali del suo lavoro?
Le varie fasi del mio lavoro siano sono molteplici e iniziano sempre dalla rocca, ovvero il filato avvolto su un cono. Poi viene costruito l'ordito e successivamente montato sul telaio. L’ordito è messo in tensione, per poi passare la trama attraverso una navetta. Così, poco alla volta, si creano i tessuti. Il risultato finale quindi è una combinazione di pedalate, perché il telaio è prettamente manuale, e del lancio della navetta, che inserisce la trama. È proprio dalla combinazione tra pedalate e lancio della navetta che viene creata la trama che dà origine al manufatto.
Cosa si augura per il futuro della sua attività?
Per il futuro della mia attività mi aspetto che anche le istituzioni comprendono il valore del lavoro artigianale, attraverso iniziative concrete. Infine, spero che le nuove generazioni possano avvicinarsi all’artigianato, perché è giusto portare avanti queste tradizioni che rappresentano anche una buona fonte
di reddito. Specializzarsi in un lavoro è ciò che ci rende unici e ci permette di andare avanti, riuscendo a superare più facilmente i periodi di crisi lavorativa.
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