Giò Belviso: l’incontro tra design e artigianato, in un angolo di Milano

Articolo di  Valentina Sole

Milano nasconde migliaia di piccoli grandi tesori, tra cui vicoli e vie che portano alla scoperta di meravigliosi palazzi d’epoca, monumenti, negozi iconici ma anche botteghe che racchiudono tutta la bellezza dell’artigianato made in Italy.

Non distante da Brera, all’interno di un’elegante palazzina c’è un portone, l’accesso ad un luogo che rappresenta il cuore della vita di Giò Belviso, artigiano milanese dall’incredibile estro creativo che si fonde perfettamente con le linee pulite, contemporanee e molto raffinate delle sue creazioni. 

Ho trascorso qualche ora in compagnia di Giò e del suo dolcissimo beagle, Marty, in un luogo moderno e dallo stile assai personale, che unisce il suo laboratorio, lo showroom e la sua abitazione.

Un posto dove Giò ti accoglie con empatia e gentilezza, e dove ogni angolo parla davvero della sua arte. 

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


Ciao Giò, come descriveresti il tuo percorso e la filosofia che guida il tuo lavoro di artigiano e designer?

Sono Giò Belviso, un artigiano che usa la testa, un designer che usa le mani.

Una frase che amo utilizzare quando parlo di me e che riesce a spiegare come il mio lavoro possa fare incontrare due mondi, apparentemente distanti, trovando un punto di incontro e di armonia. 

Sono un artigiano che studia e ragiona molto e un designer che ha una forte manualità che utilizza nella progettazione e realizzazione di un oggetto oppure di un arredo.

Mi piace ridurre al minimo il tempo necessario che intercorre tra l’idea e la realizzazione e, a tal proposito, vorrei raccontarvi un piacevole aneddoto. 

Agli esordi della mia attività, in occasione della Milano Design Week, invio un mio progetto per poter partecipare a Fuorisalone (n.b. il Fuorisalone è l'insieme degli eventi dislocati in diverse zone di Milano che avvengono in concomitanza del Salone del Mobile, con cui definisce la Design week, evento di portata internazionale). 

La proposta viene accettata e, in occasione dell’installazione dell’esposizione, a pochi giorni dall’evento inaugurale, il responsabile dell’evento mi comunica che ho la possibilità di esporre ulteriori oggetti.

Io gli rispondo con grande entusiasmo che, solo qualche giorno prima, ho immaginato una nuova creazione, una sedia dalle forme bizzarre.

Inizia così la mia sfida: solo due giorni per realizzare il mio progetto dando il meglio di me, lavorando anche la notte. 

Il risultato colpisce piacevolmente il responsabile, dandomi la prova tangibile di trovarmi sulla strada giusta.

Assaporo la gioia di poter realizzare in così poco tempo qualcosa che fino a qualche ora prima avevo solo immaginato.



Per dare un’idea del tuo lavoro, raccontaci il processo creativo e produttivo della sedia

La sedia che ho portato a Fuorisalone nasce da uno schizzo di una sedia, appunto, che ho letteralmente fatto esplodere, cercando in seguito di riassemblarla. 

Qualcuno ha detto, affettuosamente, che sembrerebbe disegnata da un bambino proprio per via delle sue forme asimmetriche.

La sua realizzazione mi ha intrigato molto e ho deciso di abbinare il cuoio ad un telaio in ferro.

Ho predisposto una serie di fori da realizzare con una punzonatrice e ho fatto tagliare il cuoio seguendo le misure del telaio.

A mano ho infine cucito il tutto, proprio come si faceva un tempo. 

Cosa ti ha fatto capire che volevi intraprendere questo percorso creativo e artigianale?

Come ho iniziato? Ho cercato di fare chiarezza rispetto a quali fossero le mie competenze e conoscenze, unendole ed applicandole a qualcosa che mi coinvolgesse e piacesse.

Qualcosa che fosse dinamico e creativo. 

Ho deciso quindi di sfruttare la mia manualità nella realizzazione di oggetti e arredi di design, cercando sempre di conferire quel tocco distintivo che difficilmente può offrire una produzione industriale. 

Parlaci dei dettagli e delle sfumature del tuo design

Mi piacciono le cose semplici, caratterizzate da linee essenziali e concrete e non amo troppi orpelli.

L’oggetto deve raccontarsi per il particolare, e non per l’aspetto generale.

Amo curare i dettagli, come nel caso di un appendiabiti commissionatomi da un cliente, che è diventato un ramo abbinato ad un cassetto, anch’esso caratterizzato da un pomello a forma di ramo più piccolo. 

Questo perché desidero sempre aggiungere una nota simpatica ed ironica alle mie creazioni.

Prediligo i colori dai toni naturali e amo il bianco.

Non si tratta di minimalismo ma di ciò che io vedo nel colore bianco, che non è mai bianco puro ma piuttosto regala diverse nuances del grigio, ombre e, dal punto di vista tattile, è il colore che riesce ad esprimere al meglio la luce ed i riflessi.

Un oggetto per me è normalmente bianco, con un dettaglio colorato, oppure abbinato ad un altro arredo di colore diverso. 

Quali materiali ami lavorare?

Preferisco il ferro ed il metallo in genere, perché la loro duttilità mi consente buone lavorazioni valorizzando una certa morbidezza dell’oggetto finito.

Amo anche il legno, il vetro e altri materiali che si abbinano volentieri.

Il massello, a livello tattile, è molto piacevole, non è rigido e consente di conferire una certa morbidezza.

A tal proposito, ho creato una scrivania che integra una tastiera, progettata in modo tale che si possa suonare quando non si utilizza la superficie come piano d’appoggio.



Come riesci a coinvolgere il cliente nel processo creativo e a rendere ogni progetto un’esperienza unica e personale?

I progetti sono cuciti su misura: il cliente mi esprime il suo bisogno che dà vita al mio processo creativo.

Innanzitutto, realizzo al massimo 3 progetti che amo concepire in modo assai semplice e comprensibile, in bianco e nero, che rappresentino unicamente la mia idea.

A seguire incontro il cliente, direttamente qui in studio e, credetemi, mi basta solo uno sguardo per capire quale progetto lo ha conquistato!

Successivamente scegliamo insieme il materiale, i colori e così ha inizio il vero processo creativo.

Capita spesso che il cliente venga qui a seguire il corso della creazione del suo progetto, un valore aggiunto, a parer mio, che crea un legame vero tra l’artigiano e il committente.

Qualcosa che è difficile trovare, per esempio, nell’ambito delle realizzazioni industriali.

La mia casa è anche il mio showroom e il mio laboratorio: un luogo dove ogni angolo racconta una storia, ogni pezzo svela un’idea e dove il cliente può toccare con mano la passione che metto in ogni creazione. 

È più di uno spazio espositivo: è un’esperienza, un punto d’incontro, un dialogo che si trasforma in un legame autentico. 

Nascono così spesso amicizie, tra caffè e spaghettate, qui da me, rapporti che poi sono destinati a durare nel tempo. 










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Giò Belviso: l’incontro tra design e artigianato, in un angolo di Milano
Redazione ItalianBees 7 febbraio 2025
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