Il talento è quell’energia creativa che, se assecondata, guida ogni individuo alla sua spontanea realizzazione.
Un’attitudine alla quale è possibile accedere in qualsiasi istante e che, in alcuni casi, è insita nel DNA familiare.
Come nel caso di Daniele, 27 anni, fondatore del brand italiano Amato Daniele, dedicato a borse e accessori di lusso, figlio della lunga tradizione artigianale della nota realtà milanese Leu Locati, attiva dal 1908.
Da sempre, Daniele respira un'eredità fatta di maestria, eleganza e passione per la pelletteria, che ha fatto da ponte generazionale.
Crescere tra le creazioni di famiglia gli ha permesso, infatti, di sviluppare e affinare la propria sensibilità plasmando progressivamente uno stile inconfondibile che si è concretizzato all’età di dodici anni, con la realizzazione della sua prima borsa, consacrando l’inizio della sua brillante carriera.
Mi ha accolta a Milano dove, con eleganza e gentilezza, mi ha guidata nel suo mondo tra colori, forme, visioni e ispirazioni.
Ciao Daniele, parlaci delle origini e dell’evoluzione di Leu Locati fino alla nascita del tuo brand di lusso, Amato Daniele.
La storia della nostra azienda inizia nel 1870 con un’attività dedicata alla decorazione di libri, fino al 1908, quando la sua naturale evoluzione la porta a diventare un laboratorio per la realizzazione di borse da sera.
Il nome Leu Locati deriva dall’acronimo Luigi, Emanuele e Umberto, ovvero le prime tre generazioni della famiglia, e dal suo cognome. Intorno al 1970 circa, l’azienda viene guidata da mio nonno, Gianni Fumagalli, che passerà il testimone ai miei genitori, nel corso degli anni ’90.
Il 2013 vede il mio ingresso, guidato dalla passione e dall’interesse per il mondo della pelletteria. Un percorso che mi ha visto, inizialmente, studiare le tecniche e le realizzazioni principali per poi, successivamente, dare il via al mio progetto, Amato Daniele by Leu Locati.
Ho cercato di dare un tono diverso rispetto a ciò che rappresentava la storicità dell’azienda, portando la mia personale impronta ed il mio gusto estetico.
Ogni giorno cerco di creare una collezione che sia funzionale e caratterizzata da uno stile distintivo dando spazio ad oggetti che non si realizzano più e tecniche in disuso.
Il risultato? Attraverso la fusione tra le tecniche tradizionali ed i più moderni tessuti e materiali, posso plasmare forme antiche, rivisitate in chiave moderna.
Amo infatti accostare materiali innovativi a quelli più classici, prediligendo quelli esotici.
A tal proposito, abbiamo un grande archivio aziendale che rappresenta il nostro impegno nell’evitare sprechi puntando ad una produzione sostenibile.
I materiali in esso presenti mi consentono di creare delle capsule collection, ovvero delle edizioni limitate.
È il caso della nostra borsa realizzata in galushat, una varietà esotica, originariamente ottenuta dalla pelle di razza, nota per la sua superficie caratteristica, ricoperta da piccole perle di calcio che le conferiscono un aspetto granuloso e luminoso.
Ciò mi ha permesso di sviluppare una collezione utilizzando e valorizzando il materiale custodito nell’archivio.
Penso che oggi sia fondamentale lavorare sui materiali cercando di introdurre qualcosa di innovativo ma anche di positivo. Ecco perché, abbiamo convertito il nostro canvas in una tela di cotone non trattata. Ogni piccolo passo è fondamentale per un brand del lusso che aspira a una vera sostenibilità, cercando alternative migliori per la salvaguardia del pianeta, riducendo gli sprechi e privilegiando scelte consapevoli.
Cosa rende speciale il vostro processo produttivo e quali sono gli elementi distintivi di Amato Daniele?
Il processo produttivo è interamente realizzato a mano, dal taglio al confezionamento, ogni passo viene seguito personalmente dai nostri artigiani specializzati. Ciascun pezzo ha una storia e racconta anche qualcosa di chi l’ha realizzato.
Per diventare un artigiano esperto occorre un percorso di almeno dieci anni fatto all’interno dell’azienda, durante il quale si apprende ogni singolo passaggio del processo di creazione.
Una volta raggiunta una certa consapevolezza è possibile realizzare in autonomia l’intero progetto, dalla testa alla coda del modello (sorride).
Le lavorazioni che ci contraddistinguono sono certamente quelle dedicate ai modelli da sera che vedono l’impiego di rasi di seta, velluti e di ricamo.
Ho una vera e propria passione per il ricamo, per questo ogni stagione, insieme alla nostra ricamatrice, mi dedico al disegno di una decina di nuovi sketch.
Anche in questo caso, ogni fase della lavorazione è eseguita a mano con l’ausilio del filato, di perline, oppure cristalli.
Il modello Queen è diventato un’icona del brand. Ci racconti la sua storia?

Sì, il modello Queen è la borsa più iconica, riconoscibile per la sua chiusura unica, divenuta un elemento rappresentativo del nostro brand e segno distintivo di ogni accessorio.
Lavorata con un tessuto intrecciato con fili d’oro e d’argento attraverso un antico telaio del 1800, è stata indossata ben 17 volte dalla regina Elisabetta II.
Qual è l’ispirazione dietro la collezione autunno-inverno 2025-26?
La collezione autunno inverno 2025-26 è interamente ispirata alle wunderkammer e cabinet of curiosities, ovvero collezioni di oggetti rari, straordinari e misteriosi che divennero popolari tra il XVI e il XVIII secolo.
Precursori dei moderni musei, riflettevano la curiosità per il mondo e il desiderio di catalogare la conoscenza attraverso elementi naturali, artistici, esotici e scientifici.
Il pezzo più rappresentativo della collezione è una clutch in raso di seta, completamente ricamata che propone il mondo dell’entomologia.
Ho passato un pomeriggio in compagnia di Daniele, un giovane di grande talento che, guidato ed ispirato dall’estro di famiglia, ha saputo incanalare la propria creatività attraverso una linea unica. Silenziosamente e con umiltà ha imparato, giorno per giorno, un mestiere che oggi, a 27 anni, padroneggia con grande maestria e passione.
Una serie di accessori che, ai miei occhi, disegnano un mondo fantastico dove la sensibilità estetica incontra l’eleganza ed il buon gusto, dando vita a qualcosa di davvero incredibile. Sono entrata nell’anima del suo brand visitando il laboratorio, tra il profumo dei materiali ed il tipico silenzio che caratterizza il flusso creativo.
Ho sbirciato tra antichi libri aziendali, archivi, filati e vecchi macchinari. Mi sono soffermata ad ammirare quelle mani che sapientemente creano veri oggetti d’arte.
Viaggiare lungo lo stivale ci dà il grande privilegio di conoscere artigiani come Daniele Amato che, sebbene molto giovani, incarnano il concetto più autentico dell’artigianalità italiana, che si evolve nel tempo restando sempre radicata alle sue origini.